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Lacrime allo specchio

Sara piangeva disperata. Le avevano sempre detto che il pianto è liberatorio, che affievolisce il dolore, anche se solo temporaneamente. Proprio come quando la vescica è piena e hai urgenza di fare pipì. Appena trovi un bagno ti liberi volentieri del liquido di rifiuto. Guai a non espletare questa funzione fisiologica: si rischia grosso. Per dirla breve, si rischia di scoppiare. Applicando questa funzione alla sofferenza emotiva, è plausibile che le lacrime fungano da valvola di sfogo; evitano che l'anima esploda. Peccato però che con una sola "seduta di pianto" non si riesca ad espellere tutto il veleno che si è accumulato nel corso degli anni. Si, perché il veleno che entra nel corpo attraverso una collezione di delusioni sempre più scottanti, subisce una trasformazione chimica. Ciò che ci turba l'esistenza diventa materia: un liquido che poi fuoriesce, quando c'è saturazione, attraverso il canale lacrimale. Perché proprio attraverso gli occhi e non un altro organo qualsiasi? Sarà perché ci hanno sempre ripetuto, con una frase scontata, che gli occhi sono lo specchio dell'anima. O sarà perché gli occhi sono situati vicino al cervello, sede e fonte di tutte le nostre emozioni? Si, dev'essere proprio così: il cervello, rendendosi conto che il povero disgraziato, titolare del corpo in cui ha sede, soffre in maniera imbarazzante, apre il rubinetto e permette la fuoriuscita del liquido lacrimale. Sara, nel corso degli anni, aveva fatto incetta di delusioni. Ma perché nonostante il pianto sentiva aumentare la sofferenza? Istintivamente si recò in bagno, aprì l'acqua del lavandino e si portò sul viso tutta quella che le mani riuscivano a contenere, nel gesto di lavar via quel dolore. Alzando la testa, fu inevitabile l'incontro con la sua immagine riflessa nello specchio. Era la prima volta che le capitava di guardarsi mentre piangeva. Che spettacolo miserevole e deprimente. Vide ciò che non si sarebbe mai aspettato di vedere. Sara aveva pianto decine e decine di volte nel corso delle sue crisi di cuore, ma mai si era guardata mentre lo faceva. L'effetto era completamente diverso. Era come guardare lo spettacolo del proprio dolore, era come osservare da spettatore in che modo quella Cretina si era ridotta. Nello stesso istante in cui i suoi occhi incontravano quelli della Sara riflessa nello specchio, si verificava un inatteso e curioso sdoppiamento. Quella forte, razionale, lucida, osservava, senza parole, con pena mista a pietà, la Sara debole, vittima sacrificale di un amore che chiedeva senza dare e che esigeva come sacrificio estremo la svendita dell'ultima briciola di dignità rimasta. La prima era giustamente indignata e cercava una maniera per consolare la seconda. Non riuscendoci, o quantomeno, non trovando parole adatte alla situazione irreale che si materializzava al di là e al di qua della superficie speculare, le venne istintivo mandarla a quel paese, maltrattarla, apostrofarla con epiteti forti, purché si risvegliasse in lei un briciolo di dignità. L'impresa si presentava ardua, quasi impossibile. D'un tratto la Sara 2, la debole, per intenderci, razionalizzò la portata dell'indegno spettacolo che stava dando di sé a sé stessa. Guardarsi mentre si piange. Perché non l'aveva fatto prima? Perché limitarsi, nei numerosi sfoghi precedenti a vivere in solitudine il proprio dolore? Perché non condividere con la propria immagine riflessa la sua disperazione? Non ci aveva mai pensato perché con o senza lo specchio di fronte, comunque, ci si immagina soli. Invece la sorpresa sconcertante: l'immagine riflessa sullo specchio permetteva all'io razionale di Sara di prendere atto del baratro in cui era precipitata. E chi meglio di lei poteva intervenire nel risolvere il dramma interiore che stava vivendo? In passato, i suoi amici si erano alternati nel sostenerla, stanchi di vederla rincorrere l'uomo sbagliato, stanchi di vederla precipitare, un po' per volta, in un baratro senza uscita. Lei si sfogava, piangeva, tantissimo, e le davano sempre il solito e sensato consiglio: " Lascia stare! Mollalo subito! Non continuare a farti del male!" Ma Sara si guardava bene dall'ascoltare questi consigli! Evidentemente l'idea che aveva di sé, del suo problema, non era in linea con la realtà squallida dell'oggetto del suo desiderio. Si sentiva, nonostante tutto, orgogliosa del suo folle, irrazionale innamoramento. Più era illogico, più aveva la convinzione che fosse grande, immenso. Aveva la certezza che la sofferenza fosse parte integrante dell'amore. Era convinta che la serenità poco avesse a che fare con la forza del grande amore. La risposta alle sue anomale convinzioni le venne data dall'immagine riflessa di quella donna, un tempo piena di vita e di allegria, tramutata in una maschera di dolore, opaca, rigida, scura, asfissiante. Solo Sara poteva, da sola, togliersi quell'impedimento che le proibiva di respirare. Cosa che non esitò a fare subito, perché nessuno l'avrebbe mai amata come era in grado lei di amare se stessa.

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5 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • Anonimo il 10/10/2012 08:41
    non è facile amare se stessi, io ad esempio fatico molto... mi sono rivisto in sara, a piangere davanti allo specchio... hai descritto in modo davvero straordinario l'incontro fra le due personalita' riflesse, mi è piaciuto molto... bravissima

5 commenti:

  • anna il 11/10/2012 05:50
    grazie Marco!
  • Marco Uberti il 10/10/2012 22:36
    Introspezione interessante ma... a volte la razionalità uccide i sentimenti, altre i sentimenti ci spingono sull'orlo di un baratro... che fare? Quale emisfero ascoltare visto che sono spesso in antitesi? Lasciarsi vivere che altro? Accettando i potenziali errori dai quali forse ogni tanto si impara qualcosa. Bel racconto brava!
  • anna il 10/10/2012 09:53
    Quando l'amore per sè stessi sarà spontaneo e non comporterà sforzi particolari, allora sì che saremo pronti per amare veramente. E ci accorgeremo che quelli vissuti precedentemente erano solo "abbagli", "equivoci" perchè scaturiti da un'errata concezione del sentimento chiamato "amore". Ti auguro, Antoine, di dare più voce alla parte razionale di te. Solo essa può insegnarci l'amore per noi stessi...
  • anna il 10/10/2012 09:42
    Grazie Antonio.
  • Antonio Garganese il 10/10/2012 07:11
    Complessa e circostanziata analisi, spiccatamente femminile. Complimenti.

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