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Al museo delle voci dei verbi

Passo la soglia; mi affaccio oltre la cornice del tempo Adesso e chi ti vedo?! La voce del verbo Bere. Che m'invita a farmi un goccetto con lei! "A volte sono astemia" replico. "Versati del plasma allora... O del verdello. Ottima annata!".
È seduta davanti ad un enorme tavolo stracolmo di bottiglie. La voce del verbo Versare le versa da bere. La voce del verbo Bere beve. La stanza è vuota, vi sono solo le due voci dei verbi Bere e Versare al tavolo, la cornice dalla quale mi sporgo io, un orinatoio e ovviamente la voce del verbo Orinare. Quando la voce del verbo Bere è satura (anche lei infatti ha una vescica, sebbene più ampia di quella umana, che ogni tanto deve svuotare), si dirige barcollando mezza sbronza verso l'orinatoio. La voce del verbo Orinare le regge l'uccello.
Ritiro la testa dopo un paio di bicchieri di verdello del '46. Questo genere di roba non migliora con gli anni. Immergo la testa in un'altra cornice.
Una camera illuminata dalla luce che filtra dalle finestre in stile vittoriano, oltre le quali posso facilmente scorgere un vasto giardino inglese.
La camera è arredata da salotto e la carta da parati è piena di fiori e putti musici color pastello. Con aria riflessiva la voce del verbo Sedersi è seduta su un sofà. Accanto a lei la voce del verbo Ricamare ricama delle auree spighe su una lunga gonna bianca di fresco cotone. Di fronte a lei la voce del verbo Fumare, abbandonata su un divanetto identico, fuma svogliatamente da un grosso sigaro e tutt'intorno giacciono mozziconi e sigarette ancora integre. Il posacenere accanto al bracciolo è oberato da un'immensa montagna di cenere che scivola sul pavimento mano a mano che la voce del verbo Spegnere schiaccia i mozziconi uno sull'altro.
Poco più in là, al pianoforte a coda, suona una delle voci del verbo Suonare accompagnata dal canto strepitoso d'una delle voci del verbo Cantare. Che gran caldo fa nella piccola stanza! La voce del verbo Accendere accende il caminetto ogniqualvolta alla voce del verbo Spegnere venga voglia di spegnerlo e dopo cammina nervosa su e giù per la camera, attendendo che la voce del verbo Fumare finisca il suo sigaro per potergliene accendere uno nuovo.
La cornice accanto è correlata da una targhetta che dice: "La stanza di Percezione".
La guida mi spiega subito che la voce del verbo Percepire è solo la proprietaria della stanza, ma non si fa mai vedere lì. Mi affaccio con cautela. La voce del verbo Vedere salta all'indietro con un balzo e mi fissa impaurita. Non ha bocca, orecchie, arti o naso, ma improvvisamente capisco che deve aver avvertito le altre voci perché la voce del verbo Udire ha drizzato le orecchie. La voce del verbo Annusare, dal fondo della stanza si avvicina e comincia a sniffarmi il collo con perizia, mentre la voce del verbo Toccare mi poggia un dito sulla fronte e lo tira giù facendolo scivolare sulla punta del mio naso. Poi avvolge la mano sulla mia faccia e comincia a tastarla delicatamente.
"Perdonale, sono sempre diffidenti con gli sconosciuti, vogliono solo fare amicizia come possono" urla la guida dal corridoio della galleria per rassicurarmi.
Io però ritiro improvvisamente la testa: la voce del verbo Gustare, naturalmente cieca, sorda e muta, ha preso la rincorsa e sta per ficcarmi la lingua in un orecchio ignara.
"Ah-ah" ride la guida "Loro e le loro manie percettive! Hanno fatto fuggire centinaia di turisti d'indole riservata."
Ad un tratto mi viene in mente una cosa curiosa. "In che stanza posso osservare la voce del verbo Avere e quella del verbo Essere?" chiedo.
"Non puoi." mi risponde la guida, "Perché la voce del verbo Avere possiede questo museo ed è sempre molto occupata; non riceve quasi nessuno da anni, ordina solo oggetti online e se ne sta sempre chiusa a chiave nella sua cornice. Mentre la voce del verbo Essere è questo museo. Ma è anche te e me e allo stesso modo è quel flaccido turista italiano appena passato di là".

 

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