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Ultimo Secondo

Secondo i miei calcoli sarei dovuto morire a 43 anni, non è necessario conoscere che tipi di calcoli feci all'epoca per determinare la data della mia morte. Quello che conta sapere, è che ho sbagliato il conteggio di 4 anni. Se ti stai chiedendo in più o in meno, non ti rispondo. Già lo sai, se stai leggendo queste ultime righe. Per la verità sono ancora le prime.
Come sai sto in campagna, e giovedì sono stato a letto tutto il giorno. L'ho condiviso, il letto, con la febbre. Spero che non sei gelosa. Stavamo stretti stretti, e lei era molto calda e non mi ha lasciato nemmeno un angolino di lenzuolo fresco ed è stata anche premurosa ché non voleva lasciarmi solo. In campagna fa freddo, però quel giorno era lei a riscaldare la stanza.
Dicevo quindi, che non voleva lasciarmi solo, ma io non sono abituato alla compagnia altrui, preferisco la mia, scusa la presunzione, e quindi la ho ignorata e mi sono concentrato sul debole tic tac dell'unico orologio presente in casa. Tic tac tic tac tic tac tic tac tic tac. Sempre e solo tic tac. E quindi ho pensato: vuoi vedere che il tempo si è incantato? Le lancette segnavano le nove e quaranta. Dopo dieci minuti erano le nove e quaranta e un'ora dopo le lancette segnavano le dieci meno venti. C'è qualcosa che non va! Sono morto? Se è così il tempo non passa più! Si è fermato! Ma se il tempo si è fermato e quindi non esiste più, scusa la domanda ingenua, ma: come si fa ad andare avanti? Ho iniziato a pensare. Ma se il tempo non esiste non c'è neanche un inizio. Mi sono ricordato che in un cassetto c'erano delle pile nuove. Le ho chiesto il permesso se potevo alzarmi per prenderle, non ricordo la sua risposta. Tic tac tic tac tic tac. Le ho sostituite e l'orologio ha smesso di fare tic tac tic tac tic tac. Bene! Ora l'orologio si è anche ammutolito. Controllo le lancette e con mio stupore vedo che segnano le otto e quarantacinque. Mi sento, per usare un eufemismo, un pochino confuso. Allora sono morto. Cavolo! E così che funziona? Senza un preavviso? Ma io ancora non ho finito la casa, manca poco. Ma ieri non sarei andato allora a lavoro! Ma neanche l'altro ieri e l'altro ieri ancora. Avrei evitato tutta la solita routine quotidiana. E vabbè, e cosa avrei fatto allora? Se avessi saputo che oggi sarei morto, come l'avrei passata la giornata di ieri? Perché passata? No no, non l'avrei fatta passare la giornata. Allora sarei morto ieri!!?? Sto andato in corto circuito, la temperatura in questi casi sale e se non si interviene per staccare tutto, il sistema va a fuoco.

Ricapitoliamo: se oggi sono morto, l'avrei voluto sapere con un po' di anticipo così avrei fatto altro. Altro cosa? Ci devo riflettere, quanto tempo ho per pensarci? Tempo scaduto. Ah, grazie!

Forse non funziona in questo modo. E forse avrei dovuto vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo. Per evitare poi di arrivare all'ultimo secondo dell'ultima ora dell'ultimo giorno e accorgermi di aver sbagliato il conteggio di quattro anni e aver sprecato tutte le risorse disponibili che avevo, per aver fatto cose che non mi hanno reso minimamente felice. Sono stato una goccia di acqua di un fiume che scorre sotto i ponti. E ne ho visti di ponti passare sopra di me!

Per la cronaca, anche la febbre si è resa conto che non sono di buona compagnia e mi ha lasciato. Non sono morto, e oggi sono tornato a lavoro.

 

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1 commenti:

  • Ellebi il 11/02/2013 01:27
    Racconto che si aggroviglia su se stesso ma piacevole a leggersi, quindi buono. Saluti

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