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Incrocio

Viaggiava tranquillamente. Pioveva. Era molto tardi e le strade
buie e bagnate erano ormai deserte.
Il continuo e preciso rumore del tergicristallo, che gli sbarrava
la vista ad intervalli, conciliava il sonno.
Guidava molto e bene.
Era rimasto fuori e lontano da casa per tanti giorni, per lavoro.
Pensava alla sua famiglia: a sua moglie e a sua figlia che lo
aspettavano per fargli festa.
Accese la radio e ascoltò le ultime notizie, poi la spense perché non
trasmettevano più.
La strada era poco illuminata. La notte lo era ogni tanto, dai lampi.
Un fulmine colpì la linea elettrica.
Adesso la strada era illuminata solo dai fari della sua vettura che ora
andava più forte.
Il treno che avanzava non fece scattare il segnale di passaggio.
Una curva, abbaglianti: alcuni alberi.
Un'altra curva, abbaglianti: il passaggio a livello aperto.
Era sui binari..., un fischio, uno schianto pauroso, una frenata
stridente. Poi il rumore di un tuono lontano.
Il cielo sembrava piangere. Pioveva più forte.

 

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1 commenti:

  • pierluigi ambrosini il 22/10/2014 15:47
    Mi ricorda una straordinaria canzone di Guccini, lo strsso pathos emotivo e la stessa tristezza che compare come presagio già dalla prima parola.

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