racconti » Racconti del mistero » Odor di color ciclamino
Odor di color ciclamino
Mi guardo allo specchio, mentre rivivo gli ultimi istanti che volgono alla fine, scendono le lacrime calde come lava incandescente lungo la folta barba, cresciuta in questi lunghissimi mesi che sembrano non passare mai, vecchie macchie ingiallite di lacrime su quelle pagine del libro di matematica. Una matita che giace a terra in un angolo, un foglio un po’ stropicciato fermo sulla scrivania, qualche data, qualche appunto, un disegno.
Il mio viso segnato dal tempo, la barba brizzolata, gli occhi che non sono quelli di quel ragazzo che sfrecciava a bordo di quella potente berlina blu.
Scesi in garage, dopo così tanti anni la ritrovai li, ferma impolverata, le ruote sgonfie (le mia gambe tremano di rabbia), il colore opacizzato (i miei occhi che non brillavano più), i cerchioni ingialliti, ( il mio viso stanco).
Sparsi qua e la, quei cd di quella musica degli anni ottanta, mi specchiai sul finestrino e rividi me, mentre sfrecciavo lungo il viale di quella città.
Mi siedo e immagino, rivivo un sogno, mentre si alza lo stesso vento di quella sera di tanti anni fa.
Apro gli occhi, qualcosa si materializza dentro il garage, sembra una sfera, si avvicina verso di me, scura al centro più chiara lungo il bordo, emette dei raggi luminosi rossi.
Si avvicina: è un fulmine globulare, mi alzai, lo vedo avvicinarsi verso la potente berlina.
All’improvviso una luce quasi accecante parte insistente dal centro di quella sfera, irradia il mio corpo, la mia barba brilla, i miei occhi si illuminano, vidi brillare i cerchioni di quella potente berlina. Chiusi gli occhi, sento un forte calore invadere il mio corpo, sento rombare improvvisamente quella potente berlina, il calore aumentare, all’improvviso la luce si attenuò, il fulmine globulare iniziò ad dividersi in tante altre piccole sfere, mentre rividi brillare quella potente berlina. Scappai impaurito, mentre le sfere mi seguivano lungo le scale. Mi chiusi in bagno, ma attraversarono la porta come se non c’era.
Mi accorsi che le gambe non mi tremavano più, le rughe del mio viso si erano attenuate, la mia barba iniziò a brillare come un tempo, i miei occhi emettere luce come quelle piccole sfere.
Indossasi il giubbetto di pelle, mi sistemai i capelli e riscesi di nuovo in garage.
Improvvisamente tutte quelle piccole sfere iniziarono a girare lungo il garage, e a lanciarsi con violenza dentro i vano motore di quella potente berlina. Aprì lo sportello, avviai il motore come se fosse stata sempre in regolare funzione. Accesi i fari e si aprì la porta, mentre le tenebre si aprivano.
Accesi l’autoradio, iniziò quel brano, sentì un brivido slungo la mia schiena, mentre accelero, e mi avvio lungo il traffico.
Apro il motore di terza, lungo il viale, scalo in seconda giro a bruciapelo il ciglio del marciapiede,
accelero ancora, mentre vedo inclinarsi la potente berlina di riflesso sulle vetrine dei negozi, e le luci dei lampioni color arancio riflettersi sul mio viso.
Erano passati sette anni, dall’ultima volta che la guidai, ma riprovai le stesse emozioni, gli stessi brividi, l’ebbrezza dell’alta velocità lungo il viale, quelle ragazzine ormai cresciute che mi rivedono dopo tanti anni. Velocemente mi avviai sulla collina a vedere la luna che da tanto tempo non ammiravo più. Scesi dalla potente berlina, e mi adagiai sul tronco di un albero tagliato.
La luna era piena, e mentre il fulmine globulare si avvicina verso di me, ripensai al mio passato, e capì che certe emozioni della vita non tramontano mai, perché i sogni le fanno rivivere.
Il fulmine globulare inizia a girarmi intorno, la sua luce scivola sulla mia pelle, i suoi raggi intermittenti, illuminano il mio viso, ma guardai dentro quella sfera, e vidi delle cose.
Un ragazzo con una penna in mano, che scriveva dei racconti, delle poesie, un cuore battere per amore, un viso sorridere di gioia, una realtà surreale.
Chiusi gli occhi mentre il fulmine globulare racchiude dentro di se il mio corpo, iniziai a volare, vidi dall’alto la potente berlina ferma li, mi spostavo a gran velocità, ero seduto come se fossi in macchina, percepivo solo lo il vento scivolare lungo le pareti delle sfera, chiudo gli occhi, e vedo cadere per terra e rompersi in pezzi delle barriere. Una porta aprirsi, penetrai dentro un altro mondo, vidi un sole come quello che conoscevo, l’aria che lasciava un alone azzurro sulle pareti delle sfera, rividi la potente berlina ferma li.
La sfera si aprì, e mi lasciò seduto li sul tronco. Il motore della berlina non rombava, emetteva un leggero sibilo. Aprì il vano motore, e dentro era pieno di raggi luminosi, lo richiusi e mi misi alla guida. Avviai la potente berlina, si spostava come su un cuscino d’aria, non dava la sensazione delle irregolarità delle strada, la musica era diversa, faceva odore di color ciclamino. Una logica che non è più quella che conoscevo ma il frutto della mia fantasia, un mondo che esiste e che non lo percepiamo perché non sogniamo. Vidi un castello a distanza, mi recai velocemente verso di esso.
Arrivai alle porte, mentre si aprivano, entrai lentamente. Vidi una principessa, che era bella! Portava i capelli castani, lunghi, due occhi come due olive, le labbra come dei lamponi, delle gambe snelle e lunghissime le calze chiare che raffiguravano delle farfalle. Le mani da pianista il viso fine, e dolce di delineamenti. La potente berlina si trasforma in una carrozza, i cavalli erano blu con gli zoccoli dorati, i cerchioni della carrozza d’argento, le tendine di velluto rosso. La principessa salì a bordo, portava delle scarpette di vetro rosa, il ferma capelli a forma di farfalla con le ali variopinte.
Portava un profumo, lo stesso che emetteva la musica sulla potente berlina, odore di color ciclamino.
Mi ritrovai all’improvviso in un vestito di velluto azzurrino con i bottoni color luce accesa.
Portavo degli stivaletti blu marino, con i bordi delle suole cromate.
La principessa all’improvviso mi abbraccia, e mi bacia e mentre chiudo gli occhi mi ritrovo in un campo fiorito stracolmo di farfalle di vario colore, che con le ali mi accarezzavano il viso. Facevano anche loro odore di color ciclamino.
Riaprì gli occhi, e mi ritrovai non più sulla carrozza, con la principessa, ma sulla potente berlina.
Li di fianco a me il fulmine globulare che emette luce, mi sembrava ancora di percepire l’odore delle farfalle, che era quello della principessa.
Il fulmine globulare attraversa il parabrezza e va via dalla potente berlina. Si avvia leggero e veloce lungo il cielo, che bello! Quel fenomeno che cammina di energia propria, emette luce e regala sogni odorosi.
Non avevo più la barba folta, non avevo più le rughe, non erano mai passati quei 7 anni. Ritornai a casa nel mio studio, il sogno finì, ma rimase scritto tra queste righe.
123
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
- senso circolare del tempo in contrapposizione a un'anarchica consecutio. opera d'un matematico o abuso di insostenibili teorie d'approfondire???
- ai confini della realta.