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È questo il mio uomo

Mi guardo allo specchio, e non mi vedo. O meglio: vedo la mia corazza, solo quella.
Ma io non sono quel bel corpo sodo che arpeggia fra seni e natiche e si fa avvolgere da corti capelli biondi come la cenere. Io sono altro. Di più, anzi oltre. La barriera della decenza l'ho superata che ero bambina, quando ho sognato di incontrare "l'uomo". Sapete amiche mie cosa vuol dire incontare
"un uomo"?
Lui non è gli uomini, quelli che puoi trovare dentro uno squallido bar di Cuneo, o anche davanti all'università del mio sacro cuore del cazzo... cosa ci fai lì, vuoi dare lezioni di stile e poi piangi in mezzo alle gambe della prima che ti assangua, professore?
No, lui è quello che mi fa sentire vestita come una principessa anche con due straccetti e mi fa girare nuda in mezzo alla gente: così mi sento quando appoggia la sua calda mano sul mio fianco nervoso, mentre passeggiamo in centro.
La cortina di ferro della negazione sessuale l'ho saltata a piè pari, insieme al mio uomo, mentre ci amavamo in piedi al cinema del dopolavoro ferroviario, dove andavo a trovarlo. Mi faceva prendere fuoco con quelle dita affusolate, e con la lingua umida di voglia mi spediva direttamente nella voragine del piacere. Io entravo in quel grande vuoto blu e sentivo di esserne assorbita, proprio come un inchiostro viene asciugato dalla carta assorbente.
Ecco, quello era un uomo. Con quegli occhi riusciva a dirmi: sei la mia vergine, l'angelo illibato senza sesso. Poi mi toccava le corde giuste e sapeva farmi sentire porca; con le ali, però.
Volavo sul suo fiore e lui sul mio, il suo odore di tabacco e vino si fondeva con il mio piacere e i miei umori. Era come salire sul treno dei desideri, diretto in cielo su binari curvi come le montagne russe.
Sapeva violare la mia intimità con una delicatezza e una decisione che solo chi alla maniera del samurai destraggia bene una spada, può fare; e il nostro duello era talmente dolce e perverso da farmi toccare, come massima vetta del piacere, il dolore del peccato, il brivido del proibito.

Lo aspettavo come un dono, questo mio uomo, per sentirmi scossa, nelle ossa, da quel tuono, dal suo suono, rimbombo di parole piene d'amore. Un amore non detto, ma fatto, e rifatto, fin che al tramonto del sole seguiva l'alba. E nel suono di quel rombo di tuono c'era la certezza del dono, portato a mani aperte come un perdono... e non mi sentivo puttana, ma giovane vergine sacrificata al lutto del lascivo: strada obbligata, appassionata, nel mio corpo abbandonata, ogni volte rinata, sbocciata.
Se c'era lui non m'imporatva di niente, e mi sentivo: impertinente, intelligente nel calore del mio abbarccio, usato per l'amore come un laccio.
Camminavo tra la gente e mi sentivo nuda, ero vestita di primavera e cadevano fiori dietro i miei passi, uno dopo l'altro, scoprendomi e coprendomi di gloria; mi portava tra la gente ed io che ero niente sapevo che per lui ero un diamante, nata nella purezza di un pensiero, nella lucentezza di quel sapore di sangue sulle labbra frementi.

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l'autore laila ha riportato queste note sull'opera

È un brano di fantasia scritto come esercizio in un corso di scrittura creativa.


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8 commenti     2 recensioni    

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2 recensioni:

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  • Aedo il 16/06/2013 23:02
    Il tuo bel racconto sembra proprio la narrazione di un'esperienza vissuta. Sei riuscita, invece, a creare con abilità un'opera di fantasia, che ha la parvenza della realtà. Brava!
  • Vincenzo Capitanucci il 04/06/2013 03:15
    Ottimo Laila... Vita in poesia...

8 commenti:

  • laila il 08/08/2013 21:52
    Grazie Charles ho gradito moltissimo il tuo commento e' prezioso ma... all'uomo preferirei preferissi me.
  • Anonimo il 08/08/2013 18:57
    Sono rimasto abbagliato, esterrefatto da questo componimento. Come lettore mi sono sentito preso in un turbine di parole, rime, pensieri, azioni, sentimenti, profumi... c'è vita, forza, sogno, realtà e convinzione in queste parole. Bravo quel maestro di scrittura creativa che ti ha tirato fuori le viscere, con questo brano...è come se tu ti fossi messa nuda su un tavolo operatorio ed avessi estratto i tuoi organi per offrirli al pubblico. Stupore... ecco la mia prima sensazione. Quasi quasi piace anche a me, quest'uomo... un saluto.
  • Don Pompeo Mongiello il 15/06/2013 18:43
    Non so che dire, solo splendido e mi vedo.
  • Anonimo il 05/06/2013 10:36
    una qualificata poesia... questa è la mia interpretazione che non pretende di essere di più...
  • Anonimo il 04/06/2013 11:10
    un'introspezione... forse tra realtà e fantasia... molto brava laila complimenti
  • Ellebi il 01/06/2013 01:23
    Notevole composizione, complimenti e saluti.
  • cadoni angelo il 30/05/2013 23:56
    Descrizione, di una fantastica realta' o un'occasione mancata. Solo tu puoi saperlo... Comunque sia, mi e' piaciuto.
  • Anonimo il 30/05/2013 19:44
    Mi hai lasciata senza fiato! splendente di emozioni vivissime. Spesso è anche e solo poesia.

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