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Atterraggio sull'isola

Un leggero sudore le inumidiva le mani, un certo nervosismo accompagnato da un ansia appena accennata la irrigidiva, contraendole i muscoli e facendola incollare alla poltroncina dell'aereo che a 8000 metri di quota, sorvolava l'Oceano Indiano, in una soleggiata giornata, lasciandosi dietro una lunga scia bianca.
Non era la prima volta che volava, ma era la prima volta che lo faceva su una tratta cosi lunga e dopo 9 ore in quella gabbia d'acciaio sentiva l'impellente necessità di sfogare la tensione, ma non sapeva proprio in che modo farlo, o meglio, quello che aveva in mente non sarebbe stato gradito al resto della comitiva che riempiva quell'aerobus.
Di questo suo stato d'animo se ne accorse Lara, l'amica del cuore con la quale aveva intrapreso questo viaggio, a metà tra turismo e avventura, che non esitò a stringerle dolcemente la mano in modo da infondere tutta la sicurezza necessaria per ricacciare indietro questa ansia del vuoto.
Il cielo azzurro era infinito, mentre sotto di loro un tappeto di nuvole bianche impediva di scorgere il mare sottostante, ma Lara da esperta navigatrice e senza neppure leggere le informazioni, capì che erano prossimi alla discesa quindi con voce rassicurante e con un ampio sorriso sussurrò ad Erika che fra poco sarebbero finalmente atterrate.
L'aereo prese a scendere lentamente ma in modo percettibile, la coltre di nuvole bianche si rivelò poca cosa, difatti bastò un attimo per oltrepassarla ed Erika rimase sorpresa nel vedere il mare infinito stendersi sotto di loro, di un colore grigiastro, prese sempre più la tonalità azzurra mentre l'aereo scendeva di quota
<Bello vero? > le domandò Lara spostandosi leggermente dal piccolo finestrino
<.. si... si... molto bello... ma. . ma! ... non è che stiamo scendendo un po' troppo velocemente?..>
<ha ha, ma noo> .. aggiunse ridendo Lara
<dobbiamo scendere così se vogliamo... hem, che il comandante centri la pista sull'isola... tranquilla... pochi minuti e avremo le chiappe sulla terra>
Ora Erika vedeva il mare sempre più vicino al punto da distinguere nettamente la cresta spumeggiante delle onde, la sagoma colorata di un barcone da pesca e quasi le pareva di vedere ombre di enormi pesci sotto la superficie,
poi il blu dell'oceano venne sostituito dal verde intenso di prati e di vegetazione, vedeva in lontananza una fila di montagne e sotto, fronde di lussureggianti boschi e tetti di rare case sparse tra il verde, poi una strada asfaltata... erano bassi, molto bassi e veloci estremamente veloci, e non si accorgeva che da parecchi minuti stringeva
così forte la mano di Lara che quasi le unghie penetravano nella carne, aveva paura e pensava di non arrivare mai,
poi vide una banderuola a strisce bianco rosse, appena il tempo di notare sotto, l'asfalto grigio scuro, che l'aereo toccò la pista, tra leggeri sobbalzi amplificati dalla rugosità del nastro di cemento che costituiva l'unica pista di cui era attrezzato il moderno aeroporto di Port Louis.
<la mano... Erika! , la mia mano, la stai ancora triturando...>
si rivolse a Lara in tono scherzoso
<scusami... che scema che sono,,, ma, ho stretto così forte che.. che, accidenti ti ho procurato una piccola ferita...> timidamente rispose...
<dai, non è nulla... anzi, mi fa piacere averti fatto da scacciapensieri, ma adesso siamo arrivate... il bello deve ancora iniziare>.

 

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