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Pensieri di una sera di mezza estate

C'era ancora luce fuori dalla finestra, pochi libri sparsi sul tavolo, da sotto si udiva la voce di alcuni ragazzini che giocavano in cortile, Thomas stava sdraiato sul divano in cucina, nella penombra si godeva il fresco della sera, finalmente, dopo quella giornata così dannatamente afosa.
Teneva una mano sopra la fronte, gli faceva un po' male la testa, aveva passato tutto il giorno a fare un mucchio di cose che ora non ricordava nemmeno più, adesso poteva tirare il fiato finalmente.
Il suo telefono non suonava più da giorni, era deluso e triste per questo, l'ultimo appuntamento andato a buca con quella ragazza che tanto gli piaceva lo aveva del tutto disorientato, gli sembrava di essere un naufrago appoggiato a qualche detrito di una nave nel bel mezzo del mare, non aveva idea di che cosa poteva serbargli l'indomani, poteva soltanto seguire la corrente cercando di restare a galla.
Quella casa affittata da poco gli piaceva, c'era un forte odore di chiuso e di mobilia vecchia, ma ora tenendo tutt' e due le finestre aperte circolava l'aria, si sentiva anche il profumo del fieno appena tagliato ed un fresco piacevolissimo, dovuto a quei vecchi muri fatti di pietre e calce.
Era un bene che almeno lì si trovasse a proprio agio, con quella soluzione aveva posto fine a tutte le sue insofferenze verso il nuovo compagno di sua madre, se ne stava per conto suo ed il poco affitto lo saldava con il lavoro saltuario o se non bastava sua madre gli passava un po' di denaro. Lo aveva fatto anche la settimana scorsa, da quindici giorni il suo contratto di lavoro al supermercato era scaduto e non gli era stato più rinnovato, poco importa, domani in ogni caso sarebbe andato a fare un giro all'agenzia, conosceva molto bene il ragazzo che lavorava lì ed era quasi sicuro che qualcosa lo avrebbero rimediato, d'estate un lavoretto si trova sempre e poi per l'inverno c'era la manna dal cielo del lavoro agli impianti di sci, tre mesi di stipendio assicurati, frutto delle conoscenze di suo zio.
Tuttavia sentiva dentro a se un disagio da un po' di tempo a questa parte, come se ci fosse la voce di qualcuno da qualche parte nella sua testa che all'improvviso saltava fuori senza essere interpellato chiedendogli "Ma è tutto qui?", finendo sempre per scompigliare tutti i suoi progetti.
Si alzò per fare qualche passo nella stanza, dopo un po' anche lo stare fermo gli veniva a noia, aveva come degli spasmi lungo il corpo, sentiva il bisogno di mettersi a camminare. Prese uno dei libri sul tavolo, non sapeva spiegarsi perchè avesse tirato fuori proprio quelli, erano vecchi libri del classico, se li era portati appresso da casa dentro un cartone, ma a che cosa gli potessero servire in quel momento non sapeva dirselo, aveva lasciato il liceo al secondo anno per un professionale,"roba da ragazzine viziate" si disse,"con la nuova scuola sarà più facile trovare un lavoro", e adesso?
Li teneva sparpagliati sul tavolo ed ogni tanto ne sfogliava uno, leggeva poche righe e poi lo richiudeva, gli piaceva sentirne il peso e la consistenza tra le mani, però tutte quelle nozioni e quegli indici interminabili di opere e autori finivano per confonderlo ancora di più.

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1 commenti:

  • Anonimo il 08/08/2013 12:39
    Interessante il contenuto di questo brano, non fosse che le gravi lacune con le quali la narrazione è stata svolta, mi riferisco alla forma, hanno contribuito a sminuire il significato di questi pensieri. Alcuni refusi, non certo gravi, ma la punteggiatura sì che è scadente. Le regole basilari della prosa scorrevole e delle pause necessarie ad una buona lettura sono state stravolte. Non me ne voglia, non c'è acrimonia alcuna nel mio commento... sono difetti facilmente correggibili, pur che li si riconosca. Un saluto.

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