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Nahtaivel
Il vento di ponente aveva soffiato per tutta la settimana, rinforzando quella notte. Incuneandosi tra le colline trovava sbocco sui crinali divergenti che confluivano a valle, piegando le cime degli alti cipressi e spazzando i tetti delle case, penetrando nei comignoli fino a giungere sotto forma di flebile soffio dentro le abitazioni. Una leggenda ricordata malvolentieri dalla gente del posto collegava il Garbino, vento sud-occidentale che più volte in passato aveva disseccato il raccolto, con le piaghe bibliche.
Mary si svegliò all'alba come suo solito, e rimase sotto le coperte indugiando un poco prima di alzarsi dal letto. La gamba che stava pian piano spostando alla sua destra avanzava senza trovare ostacoli, segnalandole che l'altra metà del letto era vuota. "Strano" pensò, conoscendo la refrattarietà del marito alle levatacce. Una variazione dell'intensità della luce attirò il suo sguardo verso la finestra. Vide Sandro muoversi dietro la tenda.
- Buongiorno, amore! Che fai? -
Sandro continuava a scrutare il panorama in silenzio.
- C'è qualcuno? -
- S'è alzato il vento. -
Mary scostò la tenda con una mano e gli mise una coperta sulle spalle, abbracciandolo. Guardò anche lei fuori. L'inverno si era impossessato dei colori, lasciando solo il grigio che univa il cielo alla terra. Raffiche di vento percorrevano veloci l'orizzonte, trasportando con sé foglie, fili d'erba e rami spezzati che andavano ad impigliarsi sulla rete del recinto. Sentì che rabbrividiva.
- Senti ancora freddo? -
Sandro continuava a guardare fuori, senza rispondere. Lei lo guardò fisso negli occhi, cercando quel blu profondo in cui amava perdersi. Trovò solo il grigio della cenere di un fuoco ormai spento.
- Vieni, andiamo di sotto. Accendiamo il caminetto.-
- Guarda. -
- Lascia perdere ti dico. Fuori non c'è niente da vedere. Su, andiamo.-
- Guarda, ti dico! -
Capì che era inutile insistere e rivolse lo sguardo nella direzione indicata dal marito.
- Non vedo niente. Sandro, per favore... -
Le si avvicinò con il viso fino ad appoggiarlo di fianco al suo, poi tendendo la mano puntò il dito verso il cielo.
- Là. -
Mary avvertì il ruvido contatto con la sua guancia non rasata e la forte stretta del braccio con cui le aveva cinto la vita. Inalò il suo profumo mentre ne ascoltava la voce tornata forte e sicura.
Fu allora che vide quella cosa. Un punto nero si muoveva nel cielo sopra le colline, dirigendosi dapprima verso l'alto procedendo poi con lunghe picchiate verso terra. Pensò fosse un rapace.
- Un'aquila? -
- No. -
- E allora cosa? -
Sandro restò in silenzio. Lei provò a scostarlo dalla finestra senza riuscirci. Lo conosceva bene e non lo aveva mai visto comportarsi così.
- Dimmi qualcosa, per favore. -
Lo vide appoggiarsi al davanzale, chinare la testa e restare fermo in quella posizione, senza emettere una parola. Dopo una porzione di tempo che le parve interminabile, notò dei sussulti scuotere le sue spalle. Si avvicinò impaurita per capire che cosa stesse succedendo al suo uomo. Stava piangendo. Poggiò la sua mano sulla testa, e cominciò ad accarezzarlo.
- Sandro, io... -
- Mary, devo parlarti.-
- Eccomi.-
- Io so che cos'è quella... cosa là fuori. -
- È per questo che stai piangendo? -
- Sì. -
Mary sentì improvvisamente freddo. Lui le prese la mano.
- Avevo quindici anni quando la vidi per la prima volta. Anche allora soffiava il vento di ponente, che aveva fatto dei danni sulla copertura del magazzino. Papà volle andare a controllare e io lo seguii. Lui era salito sul tetto, anche se il vento tirava ancora forte; io restai a terra. La luce d'improvviso s'abbassò e vidi mio padre che fissava impietrito il cielo dietro di me. Il suo volto era contratto, gli occhi spalancati, le mani protese in avanti come per proteggersi da qualcuno o da qualcosa. D'un tratto gli fu sopra e lo portò via con sé. Ero paralizzato dal terrore. Quella fu l'ultima volta che vidi mio padre. -
Mary aveva ascoltato in silenzio e quando ebbe termine il racconto restò immobile a guardare in faccia il suo uomo. Poi si scosse, e con un filo di voce gli chiese.
- È quella cosa che vola là fuori che si portò via tuo padre? -
- Sì. -
- Che cosa è, per l'amor di Dio? -
Sandro si avvicinò alla finestra indicando fuori con un dito.
- Nahtaivel! L'inferno errante. -
La scena che si mostrò ai suoi occhi ebbe il potere di farla vacillare, obbligandola a cercare un appiglio per restare in piedi.
Immobile in mezzo al cielo, a poca distanza dalla casa, vi era un essere infernale. Mary si rese conto che non esistevano aggettivi per rendere appieno il terrore e il disgusto che stava provando mentre lo guardava.
Due ali gigantesche sostenevano nell'aria la bestia chiamata Nahtaivel, il cui corpo era composto da quelli putrefatti di innumerevoli esseri umani. Un infernale, abominevole puzzle formato da centinaia di braccia, gambe e teste che si agitavano senza sosta. Quel brulicare interminabile, unito al coro di lamenti strazianti che proveniva dalle gole di quei poveri disgraziati, era più di quanto una persona potesse sopportare senza sfociare nell'irrazionalità. La visione si completò quando l'essere volante abbassò la testa per guardare verso di lei con occhi di una ferocia inaudita.
La misura si colmò, le forze vennero meno e riuscendo a fatica a raggiungere il letto si adagiò perdendo i sensi.
Mary aprì gli occhi cercando di capire dove si trovasse, poi improvviso il ricordo la costrinse a emettere un grido. Sandro si svegliò di soprassalto, e vedendo la moglie spaventata a morte le afferrò le mani tirandola a sé stringendola in un lungo abbraccio. Non volle parlare dell'incubo per non dover ripensare a quella bestia. Poco dopo si alzò dal letto per andare di sotto. Voleva accendere il caminetto. Non era ancora giunta di sotto che Sandro la chiamò. Poco dopo apparve in cima alle scale.
- Meglio di no. S'è alzato il vento di ponente. -
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- Ottimo veramente Nunzio...
- Waw.. Per un istante ho pensato che Nahtaivel si portasse via Sandro o addirittura Mary.. Per fortuna un incubo... Che comunque fa pensare... Nella paura di perdere chi si ama... Bel racconto complimenti
- Bene! Ogni tanto scrivo questo genere di racconti a seguito di incubi notturni, che mi abbandonano completamente solo dopo averne scritto un resoconto. In effetti li pubblico per trasferire sui lettori un po' della paura provata.
Chira il 13/09/2013 11:49
Mi hai messo paura!! solo un incubo per fortuna... tanto descritto bene ed emotivamente coinvolgente che se lo avessi svelato più tardi non avrei proseguito nella lettura( sono fifona... ).
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