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Il venditore d'energia

Cammina veloce con il suo solito passo.
Tra bambini chiassosi, intenti a giocare sul marciapiede.
Ai lati della strada, solo casermoni di edilizia popolare.
Sui muri, incomprensibili scritte spray sovrapposte tra di loro.
Manifesti strappati, skateboard impazziti.
Donne anziane intente a chiacchierare, arrancano con fatica.
Trascinano carrelli colmi di verdure, è giorno di mercato.
Volantini pubblicitari esondano da cassette postali.
È un pomeriggio d'inverno inoltrato di giorno qualunque.
È il suo ultimo tentativo, deve vendere qualcosa, le sue finanze lo impongono,
ma non è giornata.
Scazzato, inizia a salire le scale di un vecchio palazzo.
Le etnie che vi abitano fanno a gara per imporre i loro odori.
Minestre, paprica, ragù e spezie si mischiano, ma le cipolle come sempre prevalgono.
Entra in un buio corridoio vede una porta socchiusa, bussa due, tre volte senza risposta alcuna.
Si affaccia e dalla gola a fatica gli esce un roco "c'è qualcuno?" ... niente.
Qualcosa lo spinge a entrare, lo fa con molta circospezione, è un piccolo monolocale.

L'aria è viziata da essenze scadute, e copre l'odore di un posacenere sovraccarico.
Lenzuola nere, sgualcite, ma asciutte fanno pensare a qualcosa che non è stato.
Calici semivuoti colorati di labbra, carta di cioccolatini, biscotti da thè.
Biancheria calpestata in ordine sparso, gettata alla rinfusa, tipico di chi è in preda ad una pazza frenesia sessuale.
Un fastidioso rubinetto esausto gocciola su sporche pentole.
Su dei piatti ottagonali neri, gli avanzi di una cena bruscamente interrotta.
Due rosse candele consumate versano lacrime di cera.
La luce blu di un'insegna al neon illumina ad intermittenza, la tappezzeria in stoffa sulle pareti della stanza.
Sopra il comò, una parrucca bionda appoggiata sulla testa di un finto leopardo di gesso.
Accanto, un giovane corpo nudo giace freddo sul pavimento gelato.
Un brutto segno blu sul collo, copre in parte una piccola stella rossa tatuata.
Due occhi azzurri, incantati, stupiti fissano il soffitto in attesa di una risposta
che forse, non arriverà mai...
Sul tavolo, una mano assassina ancora tremante, su di un lurido pezzo di carta scriveva
"finalmente adesso sarai solo mia!"
Spaventato, il venditore arretra, impietrito, non tocca nulla.
Dopo un attimo di panico, torna su i suoi passi ed esce dallo stabile.
Nei suoi occhi sono impressi quelli di lei: giovani, azzurri, sorpresi.
Agitato, allunga il passo torna verso la metro, nella testa come in un film scorrono le immagini della tragedia.
Poi un pensiero a chi lo attende a casa come ogni sera.
Grande emozione, ma anche preoccupazione perchè "Anche oggi non si è venduto nulla..."

 

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