Nemmeno un'aula grande, capiente solo per pochi spettatori ed essa stessa palcoscenico. Solo un tavolo con sopra una bottiglia di vino e un bicchiere.
Non c'è sipario, né luci che si spengono, né musica, ma uno stuolo di ragazzi e non, seduti nemmeno a tre metri di distanza dall'Attore quasi ad avvolgerlo.
A fine spettacolo egli parlerà della sua paura di recitare guardando i visi degli spettatori così da vicino, paura svanita per incanto non appena ha misurato col silenzio e l'attenzione che il suo lavoro stava arrivando dove e come aveva desiderato.
Il regista Giuseppe Bertolucci ha cominciato dicendo che quello che ci si apprestava a vivere non era uno spettacolo teatrale ma "questa cosa", che si andava sperimentando in anteprima assoluta.
Tratta dal libro "Casa d'altri" di Silvio D'Arzo, la storia si snoda attraverso il racconto che ne fa un anziano sacerdote, l'unico protagonista della pièce, insieme ad una donna anch'essa in età avanzata, che con maestria l'unico attore fa vivere attraverso pochi tratti e il dialetto scarno ma incisivo delle sue poche frasi.
Lei da sempre nella sua solitudine di stenti, ormai sa che perfino la sua capra ha una vita migliore e azzarda a dire al prete che forse propro lei può essere un'eccezione a certe regole canoniche, che insomma può anche togliersi la vita.
Non avrà commento o risposta, il sacerdote è ormai in solitudine esistenziale, si autodefinisce "prete di sagre", solo quanto la povera donna e si accorge di non aver parole per lei ma solo silenzio.
Antonio Piovanelli è un artista che ama recitare quasi sempre da solo con un rigore lavorativo intenso ed in questa prova la sua maggior forza è stata l'aver saputo donare traparenza e semplicità.
Con parole pacate si sono delineate le due figure di una struggente umanità, a porgerci domande sempre attuali, oggi più che mai.
Non è stata quindi la trasposizione solo di un bellissimo racconto, dove anche la natura è foriera di fatica, miseria e solitudine, né tragedia teologica ma pura metafisica. Nessun fragore, soltanto parole passate attraverso movenze naturali del corpo, la voce come strumento principe e la sensibilità dell'attore che hanno fatto riflettere ognuno e per le quali ciascuno ha sentito la propria risposta o il proprio silenzio.