Mamma e papà, giovane coppia, si erano appena trasferiti nella casa che sarebbe diventata la "loro" per sempre. Costruzione modesta di casa popolare ma reggia per noi. Ci andammo d'estate ma arrivò l'inverno e con esso sua maestà la regina "stufa economica".
Di smalto, bianca come la neve, la stessa di quell'anno 1956. Era un concentrato di servizi e le voglio ancora bene come fosse stata una persona!
La parte superiore, dalla quale si riempiva la sua pancia di legna da ardere, era composta da cerchi concentrici di ghisa, tra loro assemblati, che venivano all'occorrenza rimossi con uno speciale spiedo uncinato a sua volta avente anche il compito di stuzzicare i tizzoni ardenti.
La cenere se ne andava in un cassetto posto sul davanti e poi finiva come concime fra la terra del nostro giardino.
Che caldo confortevole in quell'angolo di casa! Si aveva sempre l'acqua calda a disposizione in un contenitore invisibile posto a destra, incorporato e col coperchio. Lo scaldabagno a quei tempi, nel mio paesino, era un perfetto sconosciuto e quell'acqua serviva anche per il bagnetto mio e di mia sorella e si, proprio nell'ambiente cucina, perché il più protetto dal freddo: il nostro sapone era lo stesso del bucato e si profumava solo di pulito.
Il bagno vero c'era ma al piano di sopra ed era gelido, solo una sua parete le mie manine avevano scoperto tiepida; ho tenuto per tanto tempo la cosa per me, come fosse magia. Più grande ho capito che la canna fumaria della preziosa stufa economica attraversava nel suo cammino verso il tetto proprio quella parte del bagno.
E poi... a raggiera, fili rigidi ad una certa altezza di quel tubo-canna fumaria, spuntavano come da un abbraccio e vi si mettevano ad asciugare i nostri piccoli indumenti.
Quando il mio pensiero torna a quel periodo incantato rivedo la mia sorellina mettere sulla piastra infuocata "le codine" della sfoglia fresca che mamma aveva appena impastata e tagliata a fettuccine: in un attimo si cuoceva gonfiandosi e croccante la mangiavamo sotto i suoi occhi divertiti e attenti.
Di questa stufa fantastica ho ancora il calore nelle ossa, quello che non è solo di combustione ma di commistione alla tenerezza della mia giovane famiglia che nell'amore cresceva pur avendo poco.