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Silenzi che uccidono

"La fine della scuola chiude un capitolo della vostra vita e ne segna l'inizio di uno nuovo. La consegna del diploma rappresenta un passaggio. Fino ad oggi siete stati protetti, guidati, coccolati in un comodo e caldo nido chiamato 'famiglia'".
Aveva appena iniziato a parlare e già nell'aula risuonavano sbuffi e sospiri d'impazienza.
"Nei primi diciotto anni dalla vostra vita la famiglia, innanzitutto, e poi la scuola, vi hanno forgiato e preparato ad aprire le vostre giovani e inesperte ali per spiccare il volo oltre i confini di quel nido sicuro. Vi è stata affidata la chiave della conoscenza che vi renderà possibile esplorare e scoprire nuovi mondi."
Numerosi sguardi rotearono verso il soffitto e si udì qualcuno mormorare "Oh Dio!".
"Ragazzi! È arrivato il momento di entrare in campo e dimostrare di che pasta siete fatti. Tenete presente che il mondo del lavoro non è tanto diverso da una partita di football, è pieno di concorrenza, anche spietata. Dovrete correre forte e qualche volta dare spallate robuste per farvi strada fino alla meta. Ma io sono convinto che voi avete la stoffa! Ognuno di voi farà il suo 'touch down'.
Infervorato dal suo stesso discorsetto, al prof. si erano scompigliati i pochi capelli che aveva sistemato a riporto per camuffare la pelata. Indossava un pantalone di tuta tirato su fin sotto le ascelle che esaltava un pancione da gestante all'ottavo mese. La T-Shirt rigorosamente decorata con l'emblema della squadra di football della scuola, ovvero un castoro, era talmente attillata che i denti del castoro erano tridimensionali. Le maniche strette evidenziavano muscoli ormai appassiti e cadenti. Per completare l'ensemble, portava appeso al collo con una cordicella troppo lunga l'immancabile fischietto, adagiato sulla pancia.
Il professore di storia, che era anche supplente di educazione fisica raccattato all'ultimo minuto in virtù del suo passato (molto passato) agonistico, aveva presentato le sue pillole di salomonica saggezza. Pronunciò un discorso di commiato agli studenti incitandoli come faceva con i giocatori negli spogliatoi prima di una partita. Era stato arduo mantenere un contegno serio e rispettoso. La classe aveva davanti a se un uomo sulla soglia dei settant'anni che aveva superato l'età pensionistica ma nè preside nè vice-preside trovavano il coraggio di mandare a casa. Quel giorno si era piantato di fronte ai suoi studenti in una posa che richiamava alla mente Benito Mussolini nei documentari sulla guerra, tanto che, i due pagliacci della classe gli fecero il saluto fascista.
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"Tu hai deciso cosa farai?" chiese Debbie mentre allungava una mano avida per arraffare una manciata di pop-corn.
Era un sabato sera e le quattro amiche, Annie, Josie, Becky e la sorella di lei Debbie, si erano concesse una pausa dai libri di scuola. Sparpagliate tra poltrone, divano e tappeto nel salotto di casa delle due sorelle si erano ritrovate per prepararsi insieme in vista degli esami di maturità.
"Io seguirò il consiglio della professoressa Livingston. Gli stenografi di tribunale sono richiesti e pagati bene e in più è una professione che mi permetterà di dedicare tempo alla mia vera ambizione," Annie tacque un momento poi aggiunse, "pensate ai processi interessanti a cui assisterei e a quanti spunti mi darebbero per scrivere romanzi gialli."

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3 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • Rocco Michele LETTINI il 08/11/2013 00:52
    Un piacevole e riflessivo racconto. IL MIO ELOGIO.

3 commenti:

  • Stanislao Mounlisky il 30/03/2015 17:56
    un racconto ben scritto, con personaggi ben delineati... complimenti
  • Lucia54 il 08/11/2013 01:33
    Commento anonimo di Lucia54. Ripetuti saluti
  • Anonimo il 08/11/2013 01:30
    Un racconto parecchio americano. Lo stile lo è sicuramente, e pure il contesto descritto.
    Forse una maggiore concisione avrebbe giovato, tenendo conto del fatto della pubblicazione sul web. Forse, del resto i personaggi sono diversi ed era necessario descriverli, e poi era necessario creare il clima per il 'fatto drammatico' , quindi descrizioni più lunghe. Bene, comunque a mio parere, date le premesse, il racconto è ottimo. Saluti.

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