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Il Natale di una volta

Nei tempi passati si aspettava il Natale sin dal mese di ottobre.
Era una gioia che allietava i cuori sentir parlare di questa festa che doveva arrivare e ci sentivamo felici nell'assaporare l'idea di qualche regalo o di quelle frittelle di pasta e zucchero fritte in padella.
La nonna, a sera, seduta vicino al focolare, tra un riverbero e l'altro della fiamma del camino, ci raccontava storie antiche che ci tenevano svegli tutta la notte e alimentavano la nostra fantasia d'immagini meravigliose.
Dal mese di settembre in poi si cominciavano a mettere da parte tutte quelle cose che avrebbero arricchito la mensa della vigilia di Natale: si usava mangiare tredici cose diverse e allora si ponevano le pere invernali in alcune ceste sopra alla paglia e si lasciavano maturare.
Il 23 giugno, quando i fichi d'india sono in fiore, si usava toglierli e così anche le foglie nuove perché in quel modo la pianta metteva nuovi frutti che maturavano verso la fine di novembre e arrivavano anche a Natale. Si andava a controllare la pianta e si cingeva il fusto con rami di pungitopo in modo che i topi non potessero salire e mangiarsi il frutto.
L'uva tardiva era avvolta in sacchetti di carta e poi in quelli di stoffa e così qualche grappolo giungeva fino alla vigilia.
Certo che oltre a trovare accorgimenti per i topi bisognava tenere sempre d'occhio noi ragazzi che appena potevamo, facevamo sparire sempre qualcosa.
E poi c'erano quei melograni di un bel colore vermiglio e di un sapore squisito che ci facevano venire l'acquolina in bocca a guardarli appesi al soffitto tra i grappoli dei pomodorini che noi mangiavamo come le ciliegie. In una cassapanca c'erano i fichi secchi che si mangiavano come le caramelle e ci facevano sentire sazi.
Era però necessario non toccare quelli messi da parte per preparare i dolci di Natale: un impasto di fichi tagliati sottili, noci, uva passa, mandorle, cannella e vino cotto. Il tutto era avvolto in una sfoglia di pasta decorata e cotta al forno.
Quando si pelavano le mandorle, mi ricordo che allungavo sempre la mano per prenderne qualcuna e subito mi arrivava uno sguardo accigliato di mia madre che mi faceva desistere dall'idea.
E così mentre si facevano i preparativi per preparare i dolci di Natale noi aspettavamo la sera della vigilia quando si friggevano le zeppole, le alaci e le frittelle con lo zucchero che ci piacevano tanto.
Mi ricordo che bisognava preparare della legna di ulivo per questa sera perché era la pianta benedetta e poi si usava conservare un tizzo di quella sera per tutto l'anno perché si diceva portasse fortuna e proteggesse la casa dagli spiriti maligni.
Era un magico momento quest'attesa che alimentava i nostri sentimenti e la nostra fantasia di ricordi e di promesse che i nostri genitori ci facevano e che a volte non si potevano realizzare perché i bisogni primari venivano prima di quelli considerati superflui.
Noi ci contentavamo lo stesso di quelle piccole sorprese che la mattina di Natale trovavamo sotto il cuscino: sacchetti di caramelle, libri di favole e dei quaderni.
E poi il giorno di Natale si andava in chiesa ad ascoltare la messa, a vedere il presepe e poi si faceva il giro dei parenti per dare gli auguri e si ritornava a casa e si ricominciava già a pensare al Natale del nuovo anno.

 

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2 recensioni:

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  • Rocco Michele LETTINI il 05/12/2013 14:29
    Una sequela che ci riporta alla nostra infanzia, allo stare uniti nel gioioso evento che mai si scorderà...
  • Anonimo il 05/12/2013 13:02
    Ricordi indimenticabili, come l'infanzia, che tutti portiamo appresso ognuno con le proprie usanze del luogo, ma con l'unico comune denominatore del natale, come momento di comunione e di gioia.

2 commenti:

  • Anonimo il 15/12/2013 09:00
    La tua personale "pubblicità", quanto diversa è da quella televisiva attuale... davvero insopportabile! Così dolce la tua, così violenta quella, sempre, anche quando vorrebbe ammaliarci. Buon Natale, Vincenzo. Che il suo vero spirito sempre ti accompagni. Vera
  • Anonimo il 05/12/2013 17:53
    Il tuo racconto fa riandare indietro nel tempo quando da bambini sentivamo la gioia dell'attesa del Natale con le usanze della tradizione che adesso sono in buona parte andate perdute, si sentiva il calore della famiglia e la dolcezza dello stare uniti. Il tuo scritto è molto bello e si legge tutto d'un fiato.

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