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La scelta di Stefania

Stefania non si era mai completamente ripresa dal grande incendio che aveva devastato i Laboratori di Biologia Stellare dell'Università di Bologna, un rogo spettacolare a cui era sopravvissuta per un soffio, ma poi era stata afflitta da una tosse tremenda, qualche lieve miglioramento, non una reale guarigione, anzi le sue forze si erano a poco a poco affievolite fino a cessare del tutto... Dall'inizio dell'estate all'inizio dell'inverno erano passati circa 6 mesi e Alberico che assisteva commosso ai funerali alla Certosa calcolò che lei era la terza vittima tra i sopravvissuti al fuoco, i primi due erano stati seriamente ustionati ed erano più morti che vivi. Per Stefania la cosa era diversa, era come se fosse tornata alla vita in un corpo non suo, ne aveva sentito tutte le nuove ramificazioni e con stupore aveva scoperto di vedere colori strani che non aveva mai visto prima, difficili davvero da descrivere, ma caparbiamente aveva dato loro un nome, posidonia, uno strano miscuglio tra blue, marrone e giallo che si presentava con un profumo di alghe lievemente marce, scintilia, una via di mezzo tra il rosso e il verde purissimo di uno stagno, le cose belle, i sorrisi erano fatti di scintilia e ancora mimolia, un incrocio tra il giallo e il nero... gli istanti della vita e della morte erano fatti di mimolia...
Se avesse avuto più tempo ne avrebbe descritti tanti di più, ma le sembrò che già così fosse sufficiente.
Da quando dopo l'incendio era molto cambiata la società ed era andato al governo del paese il partito mistico del Carmelo, queste sue visioni o fantasie erano guardate con ammirazione, incoraggiate come un percorso iniziatico di cui dare ogni giorno preziosa testimonianza e questo proprio non le andava. Era andata a trovarla il leader del partito con il suo entusiasmo giovanile voleva ascoltare vecchie storie, sentire vecchie zie... era un po' noioso davvero aveva un'aria molto molto posidonia. Finché un giorno si paragonò al sindaco santo La Pira e Stefania proprio non ne poté più e disse che tra lui e La Pira c'era la stessa differenza che c'è tra il mangiare e lo stare a vedere... Ecco tra i doni avuti c'era anche lo humor e il capire che tra i vegetali quelli femmine erano molto meglio... questa cosa interessava molto poco al pubblico, ma a lei sì...
E poi sempre con questa storia che lei doveva testimoniare i suoi cambiamenti... Già perché? E così scelse di non parlarne più e di portare per sempre quella esperienza dentro di sé. Egoista come i profumi più esclusivi della pubblicità, ma lei sapeva che chi torna a vivere come Lazzaro, poi non desidera altro che morire...
E Alberico capì che l'affetto è fatto di un grande ascolto, nonostante tutto..

 

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1 recensioni:

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  • Rocco Michele LETTINI il 18/12/2013 20:31
    MI HA PRESO NELLA SUA SCORREVOLEZZA COME SE FOSSE VERO... UNA PIACEVOLE RIFLESSIVA SEQUELA...

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