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Commento critico La commedia nera, Monsieur Verdoux di Charlie Chaplin e l'attualità

Tanti sono i traguardi raggiunti dalla tecnologia che ha il compito di facilitarci la vita, di renderla meno faticosa e più semplice, cercando, con successo e rapidità, di accorciare le distanze e farci pervenire "il mondo in casa". La notizia in sé si apprende immediatamente, si appura e si conosce con la massima velocità da qualunque parte del mondo provenga risulta alla portata di tutti ed ognuno la soppesa e la valuta come meglio crede. Canali televisivi per ogni esigenza e gusto, internet, social network, notiziari di tutto il mondo ci fanno giungere in tempo reale una serie di fatti ed avvenimenti in pochi secondi e senza alcun filtro. Ecco che mi sono chiesto se e quale potrebbe essere il limite di tale flusso di notizie ed informazioni, non tutti ne fanno il giusto uso dal momento che i toni del linguaggio e la crudezza delle immagini possono facilmente portare i fruitori che siamo tutti noi ad un interpretazione distorta del messaggio verbale o visivo che ci arriva. Si parla di alta definizione, di "esperienza 3D", si usano appositi occhialini per la visione di film con particolari effetti speciali che dovrebbero farti sentire "dentro" la storia ma è rara l'attenzione al contenuto proposto e si stimola assai poco, a mio giudizio, la fantasia di chi guarda, dove per fantasia intendo la capacità dello spettatore di crearsi una storia sua per immedesimarsi, oppure un contenuto adatto e vicino a quel che vede nel suo ambiente circostante. Si cerca, al contrario, un sensazionalismo nelle figure e nei fatti che possa fungere da cassa di risonanza senza porsi il problema di stabilire percorsi leciti ed anche divieto. Si crea un disorientamento forse ad arte in cui tutto si può e giusto o sbagliato diventano parole inutili dal dubbio confine.
Già alla fine degli anni 40, al termine del conflitto mondiale che aveva avuto il disastroso epilogo di vite umane ed un vero e proprio sterminio di massa, i mezzi di diffusione dell'epoca giornali, le prime televisioni in America e il cinema si posero il problema di questa trasformazione sociale negativa: la risposta più rappresentativa arrivò nel campo dell'editoria con i libri di Agatha Christie, il cinema inglese propose "le commedie nere" un genere giallo che riportava in maniera approfondita ma sempre garbata germi precedentemente sparsi dall'opera di sir Conan Doyle e il suo Sherlock Holmes, grandissimo successo ebbe "Arsenico e vecchi merletti" in cui vecchiette apparentemente inoffensive facevano cose incredibili, Eduardo De Filippo in Italia scrisse "Le voci di dentro" con espliciti riferimenti a fatti di cronaca di quel tempo realmente accaduti raccontando la storia di un delitto mai commesso ma solo sognato che, assurdamente, da tutti era stato creduto possibile come evento che poteva accadere fra i normali fatti del giorno, Chaplin il migliore attore della sua epoca e forse di tutti i tempi ne diede una sua lettura. L'attore inglese nella sua vita reale fu al centro di scandali che lo videro processato ed ingiustamente calunniato ma irrimediabilmente esposto alle forche mediatiche dell'epoca. Ne uscì innocente e scagionato ma il suo "Monsieur Verdoux", libera trasposizione di uno dei primi serial killer di cui abbiamo memoria resta, a mio giudizio, un capolavoro di genere che acquista valore ed attualità sempre maggiore. La storia, in breve, tratta l'esistenza di un onesto bancario che trovatosi in difficoltà economiche sposa ed uccide le sue mogli, tutte ricche, per vivere bene, lui e la sua famiglia, viene scoperto e condannato ma la vera condanna è per la società dell'epoca, colpevole di un efferato sterminio di massa, "io sono un dilettante, il numero santifica" detto a sua difesa è un monito che risuona ancora oggi verso chi regge Stati e commercia in armi, ma quello che più impressiona è la maestria in cui riesce a porgere le immagini senza indulgere in scene di particolare raccapriccio, prima di lui solo Hitchcock aveva proposto "spy story" nel cinema inglese ma la sua notorietà arriverà in seguito con una serie di capolavori di genere "giallo" che lo renderanno "maestro del brivido".

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l'autore Antonio Garganese ha riportato queste note sull'opera

Un mio pensiero scritto giorni fa, ho esitato a pubblicare, spero di rendere bene l'idea. Grazie.


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4 commenti:

  • Chira il 10/02/2014 11:48
    La famiglia deve essere il primo filtro per ingerenze negative di ogni genere... non sempre ce la facciamo ma proviamoci. Conosco diverse coppie di ultimissima generazione che per scelta addirittura non hanno televisore in casa... buon inizio per i piccoli, no?! Riflessioni valide, ben proposte, riferimenti cinematografici molto validi, il tutto varrebbe un dibattito vero e proprio. Grazie Antonio, come sempre!
    Chiara
  • Anonimo il 09/02/2014 19:52
    bravissimo anto.. potresti fare il critico... a parte la descrizione del film, dei personaggi ... quello che mi é piaciuto é il voler proteggere un certo tipo di pubblico fragile ad eventuali scene forti... complimenti per il saggio molto apprezzato
  • Anonimo il 09/02/2014 06:55
    Pur non conoscendo tutte le opere che segnali, non essendo un grande appassionato di gialli e thriller, concordo pienamente con il pensiero espresso in questo commento critico. Certe scene di violenza gratuita sono proprio quelle che mi allontanano da ceri film... Hitchcock docet. Anch'io come Oissela non so in quale modo si potrebbero proteggere gli spettatori più fragili, in particolare i bambini... forse ormai non c'è più niente da fare se non cambiando drasticamente usi e costumi, e non solo nello spettacolo. Tutto ciò appare improbabile... un brano il tuo che fa riflettere e che troverà i lettori in accordo con il tuo pensiero. ciaociao
  • oissela il 09/02/2014 05:10
    L'articolo è interessante ed abbraccia una tematica di vasta portata. Dico che nonostante l'apparenza, non vi è libertà espressiva, visto che la comunicazione è stata monopolizzata
    vuoi dagli interessi commerciali, vuoi dal potere politico,
    che tende ad ottundere le capacità di analisi dei singoli.
    Come fare per proteggere i fruitori più fragili, bambini e giovani che sono il nostro futuro?
    Bella domanda ma risposta difficile.
    Come famiglia cerchiamo di fare da filtro contro gli eccessi, ma
    siamo dei vasi di vetro contro il bombardamento globale.
    Ho apprezzato il saggio che hai postato e che è un contributo
    alla riflessione.
    Un saluto.
    Oissela

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