Succede spesso, arrivati ad una certa età, di andare a dormire e di non poter prendere sonno. Allora si pensa ai fatti nostri, alla nostra famiglia, ai nostri morti.
Sovente la memoria va ai tempi passati, ai primi anni della nostra vita,
proprio quando eravamo bambini.
Come in un sogno ecco cosa mi è venuto in mente.
Da bambino, al mio paese ci saranno state non più di mille persone.
Tre file di case, una dietro l’altra, quasi tutte uguali: tutto li.
A mezzogiorno tutti a casa; alla sera, d’inverno, tutti nella stalla. Quasi tutti avevano del bestiame: il bue, la mucca, vitellino, la capretta: i più ricchi, due buoi e un cavallo. Per il trasporto dell’uva e del fieno, il carretto e il carro.
I cortili erano tutti uguali, e non mancavano conigli e galline.
Tutti avevano una o più vigne e lavoravano fino a quando riuscivano a trascinare le gambe.
Tutte le famiglie si facevano il vino. Quando tutta l’uva era in cantina, nei tini, gli uomini più robusti si mettevano scalzi, danzando sui grappoli, pigiavano fino a mezzanotte. I ragazzi e le ragazze, scherzando e cantando pigiavano nelle tinozze, alla fine, una pentola di acqua calda per lavarsi le gambe rosse come il sangue e togliersi le bucce che rimanevano tra le dita dei piedi.
Si conoscevano tutti: i giovani si davano del tu; ai vecchi, del voi. Al parroco e alle maestre”Riverisco”.
Quando ci si incontrava si salutava: buondì, buonasera. Vieni, vai, andiamo? Se c’era una festa, una ricorrenza, una sepoltura: tutti presenti.
Per la riparazione delle strade si stabiliva il giorno e vi partecipava un rappresentante per famiglia.
Tutti nel loro pezzo di terra, vigna o campo, seminavano grano, mais, fagioli, patate: un po’ di tutto.
A seconda delle stagioni, al venerdì, si vedevano le donne che facevano la fila, con cesta in testa e bambino per mano, sette chilometri per andare al mercato a Nizza monferrato
a vendere una coppia di polli, una dozzina di uova, una cesta di moscato per comprare l’occorrente per la settimana.
Nel paese c’era un negozietto che vendeva di tutto; sempre aperto, anche di domenica.
Era bello conoscersi tutti, aiutarsi, volersi bene. Che tranquillità, che pace, una cordialità che ora, purtroppo, non è più di moda.
Ora anche al mio paese ci sono tutte le comodità. Molti sono diventati ricchi: telefono, televisione, radio, auto di lusso, eleganti villette.
Più case, poche vigne, molto vino, due banche, parecchi negozi. Dove c’erano le stalle ora ci sono garages. Il progresso ha cambiato la fisionomia del paese e della gente. I suoi abitanti non sono più vicini, ognuno si fa gli affari suoi…È meglio adesso o allora? Mah! Però; ogni tanto ripensare alla gente che tanto ha tribolato e lavorato fa salire un groppo e stringe il cuore.