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Libertà
"Il tribunale del sacro impero delle isole mediterranee condanna l'uomo libero Richard Wagner, nel nome del Faraone Francesco I a dodici anni di deportazione a contatto con la natura.
Le accuse mosse contro l'uomo libero Richard Wagner sono molteplici: rifiuto sistematico dell'ora d'aria, attività mentale volta alla creazione di pensieri violenti (su sospetto del centurione Boris), pronuncia della parola proibita Jesù (Libro delle parole contro la libertà as/00702) e lettura di libri contenenti nozioni artistico-culturali."
Me ne stavo nella mi piccola cella, la città pullulava di vita e tutti gli abitanti, nelle loro celle, si preparavano all'ora di sonno. La nuova riforma oraria funzionava perfettamente. La giornata era composta da cinque ore: Un'ora di sonno, tre ore di lavoro, un'ora libera nelle nostre celle e un'ora all'aria aperta.
Nell'ora d'aria uscivamo tutti dal nostro blocco celle e tentavamo di distruggere le altre forme di vita che, come affermò l'ormai defunto faraone Alonso IV, erano pronte a sferrare un attacco contro la nostra libertà.
Mi avvicinai al mio computer delle libertà: una grossa macchina simile ad un bancomat dove si aveva la possibilità di ordinare direttamente nella nostra cella tutto ciò che potevamo desiderare.
<Cibo.> Dissi al piccolo microfono della macchina.
<Ordini.> Rispose una voce metallica e scricchiolante.
<Un panino delle libertà, sintetico.>
<Per che ora lo desidera?>
<Lo vorrei al termine dell'ora di sonno.>
<Desidera altro?>
<No, niente.>
<Si gusti la sua libertà Richard Wagner.> La macchina si spense in un cigolio sinistro.
Nascosi il mio libro sotto al materasso e accesi la radio che si sintonizzò automaticamente su Radiolibertà.
"Arrestato Conan Lear, ultimo scrittore rimasto nella nazione. Il letterato sarà giustiziato nel gruppo celle 193, chi volesse assistere può richiedere i biglietti tramite il proprio computer delle libertà entrando nella sezione spettacoli ed eventi." Spensi la radio e pensai che avrei potuto ordinare i biglietti. Il gruppo celle 193 era abbastanza vicino al mio e le guardie della libertà mi avrebbero scortato senza problemi.
Mi sdraiai sul letto mentre le luci cominciavano a spegnersi emettendo un suono metallico e mi addormentai, come tutti, dopo lo spegnersi dell'ultima luce.
Fui svegliato qualche minuto più tardi da una mano che mi scosse lentamente. Aprì gli occhi e trovai davanti a me tre persone con il volto coperto quasi invisibili nel buio della cella. Compresi subito, però, che dovevano essere tre guardie della libertà.
<Ben svegliato Richard Wagner.> Disse uno di loro. <Sai come mai siamo qui?> Mi misi a sedere sul letto e scossi la testa.
<Siamo qui perché tu sei un individuo pericoloso.> La voce piatta e priva di una qualsiasi sfumatura strisciava sulle pareti della stanza e sul mio corpo.
<Deve esserci stato uno sbaglio.> Balbettai.
<Nessuno sbaglio.> La voce si addolcì. <Ma non si preoccupi, collabori con noi e tutto andrà bene.> Ci fu un fruscio di carte e nel silenzio del gruppo celle risuonò il "click" di una penna. <Dunque, vuole collaborare?>
<Certo.> Dissi con un filo di voce. I tre uomini, probabilmente, cominciarono a sorridere.
<Lei riconosce il faraone Francesco I?>
<Certo, lo riconosco.>
<Bene.> Disse dolcemente. <Ha mai rifiutato l'ora d'aria?>
<Qualche volta, ma possi spi..>
<Stia tranquillo, va tutto bene.> Udì la penna scrivere qualcosa. <Conosce il centurione Boris?>
<Sicuro, amministra questo gruppo celle.>
<Fantastico. Lei si fida del giudizio del centurione?>
<Assolutamente sì.>
<Bene, il centurione sospetta che lei abbia dei pensieri violenti. È vero?>
<Non ho pensieri violenti.> Ero confuso.
<Dunque non ha la completa fiducia nel centurione.> La penna annotò qualcosa. <Ci pensi bene, la prego.>
<Forse potrei averne avuti da bambino.> La penna scrisse ancora.
<Lei è proprio un uomo libero modello, un esempio di onestà. Le dispiace se continuo con le domande?>
<Continui pure.>
<Bene, mi dica, lei è religioso?>
<Certo.>
<Crede, quindi, in dio?> Vidi sollevare la penna nell'ombra.
<No, questo no, io credo nel faraone.>
<Questo le fa onore. Ora mi dica, ha mai pronunciato una parola proibita?>
<Una volta, venti anni fa. Mi odiai per degli anni dopo averla detta.>
<La posso capire. La parola pronunciata fu la AS/00702?>
<Sì, anche se al tempo era la AA/00053 se non erro.> La penna scrisse ancora.
<Ottima memoria, complimenti.>
<Grazie.> Sorrisi, non avevo più paura.
<Un'ultima domanda, lei legge libri?> La domanda mi fulminò. <Non si preoccupi, andrà tutto bene.> Una mano gelida mi diede una pacca sulle spalle. Non risposi.
<Dalla sua reazione mi pare di capire che lei legga libri. Me ne mostri uno.> Disse dopo qualche secondo di silenzio. Afferrai rapidamente il libro da sotto il materasso e lo consegnai ai tre uomini.
<È l'unico che possiedo.> Balbettai.
<"La privazione della libertà nei regimi di sinistra" di Arthur Steiner.> La penna scrisse nuovamente. <Le piace essere informato, è una buona cosa, ma se non le dispiace dovrebbe lasciarci il libro.>
<Certo, lo capisco.>
<Bene, è stato molto gentile e collaborativo. Mi dica ancora un'ultima cosa, le ne è consapevole?> La voce assunse un tono preoccupato.
<Di cosa?>
<Come supponevo, lei è una vittima.>
<Una vittima?> Un brivido graffiò la mia schiena.
<Ci pensi, lei è un uomo libero modello ma ha pensieri violenti, rifiuta l'ora d'aria, pronuncia parole proibite e legge libri. Signor Wagner, lei è una vittima della troppa libertà. Ci pensi, la prego, la libertà è il principio su cui si fonda il nostro sacro impero ma non tutti possono essere liberi. La libertà, Richard> Pronunciò il mio nome avvicinando il suo volto al mio. <è un mostro affamato e se non siamo in grado di domarla rischiamo di esserne sommersi, posseduti e distrutti diventando..> La sua voce divenne un sussurro. <.. un pericolo per la società e per la libertà degli altri uomini liberi. Richard, lo ripeto, lei è un uomo libero modello ma al momento è anche un pericolo per il nostro impero.> Il silenzio cadde con il suono di un piatto che si rompe. Per una frazione di secondo ogni parola udita rimbombò nella mia testa, poi tutto fu calmo. I guardiani della libertà hanno il compio di proteggere la libertà di ogni uomo ed è necessario avere la più completa fiducia nei loro giudizi.
Ero una vittima e un pericolo.
<Signor Wagner, concorda con me?> La voce tornò piatta e priva di emozioni.
<Sì, concordo.>
<Bene.> Una delle guardie aprì la porta della cella. <Allora dovrebbe seguirci.> Mi alzai in piedi e seguii le tre guardie lungo il corridoio del gruppo celle. I miei passi rimbombavano nel buio penetrando le sbarre delle celle dove tutti dormivano ancora. Entrammo nella sala dei ritrovi: uno stanzone rettangolare con quattro panche attaccate alle pareti. Sul fondo della stanza c'era la porta della libertà, che fu spalancata in una sinfonia di cigolii.
A noi uomini liberi non era permesso l'ingresso in quella stanza. Esitai per qualche istante, poi, trattenendo il fiato, entrai.
Mi ritrovai in una piccola stanza quadrata con una porta posta al centro di ogni pareste. Due guardie della libertà si misero davanti alla porta dalla quale ero entrato, la terza guardia mi attese al centro della stanza.
<Signor Wagner, questa è la stanza della libertà, sa cosa succede qui?> Scossi la testa.
<Meglio così. Ora dovrebbe firmare questo.> La guardia estrasse dalla tasca un foglio di carta e me lo porse
"Il tribunale del sacro impero delle isole mediterranee condanna l'uomo libero Richard Wagner, nel nome del Faraone Francesco I a dodici anni di deportazione a contatto con la natura.
Le accuse mosse contro l'uomo libero Richard Wagner sono molteplici: rifiuto sistematico dell'ora d'aria, attività mentale volta alla creazione di pensieri violenti (su sospetto del centurione Boris), pronuncia della parola proibita Jesù (Libro delle parole contro la libertà AS/00702) e lettura di libri contenenti nozioni artistico-culturali."
Firmai immediatamente e notai che il documento era stato redatto tre giorni prima. "Sono sempre avanti a tutti, siamo fortunati ad essere protetti da loro." Pensai con un sorriso.
<Ora.> Disse la guardia afferrando il foglio. <Sarà preparato per la deportazione, è pronto?>
<Sì, sono pronto.>
<Lei vivrà all'aria aperta per i prossimi dodici anni, si spogli.> Mi spogliai completamente e aspettai.
<Richard Wagner, rinuncia completamente al suo ruolo di cittadino libero del sacro impero delle isole mediterranee?> Annuii con la testa.
<Richard.> Disse addolcendo la voce. <Deve dirlo chiaramente.>
<Rinuncio.>
<Bene, di conseguenza..> Sollevò le mani in un gesto teatrale e forzato. <Per ordine del Faraone Francesco I io privo Richard Wagner della condizione di uomo libero.> Prese un profondo respiro. <Mentre dormiva le abbiamo iniettato del sonnifero che farà effetto a breve. Si sveglierà fra tre giorni.> Subito dopo la fine della frase la mia vista cominciò ad annebbiarsi. Una guardia mise una mano alla mia nuca e mi accompagnò verso terra.
Mi risvegliai, probabilmente tre giorni dopo, come la guardia aveva detto. Ero completamente solo, nudo e bruciato dal sole. Impiegai qualche minuto ad alzarmi e mi guardai intorno. La natura avrebbe dilaniato le mie carni, lo sapevo bene, la natura detestava il sacro impero ed era invidiosa della libertà che godevano i suoi uomini.
La sabbia sotto i miei piedi s'insinuava tra le mie dita in un placido tentativo d'intrappolarmi e di estirpare la vita dal mio corpo. Il mare era limpido e immobile, una trappola perfetta per ingannare l'uomo ignorante e ignaro. Vidi dei gabbiani volare a pelo d'acqua e corsi subito a nascondermi sotto un pino. I gabbiani, come ci aveva insegnato il Faraone, erano animali pericolosissimi: si cibavano di carne umana e il loro becco conteneva un veleno potentissimo che paralizzava le vittime.
Un soffio di vento fece oscillare i rami del mio riparo e alcuni aghi di pino, staccandosi, punsero la mia schiena. Emisi un urlo acutissimo e cominciai a correre con tutte le forze che avevo in corpo lungo quella spiaggia che pareva infinita.
"Sono vivo per miracolo". Pensai guardandomi indietro. Gli aghi di pino, come ci ha insegnato il Faraone, esplodono a contatto con la pelle umana. Gli aghi che avevano colpito me avevano un colorito marroncino e non verde, come quelli presenti sull'albero. Evidentemente ero stato colpito da armi difettose. Corsi per moltissimo tempo, qualche ora probabilmente, fino a quando il sole non tramontò lasciandomi alla luce della luna. Mi fermai e tentai di riprendere fiato. La temperatura si era notevolmente abbassata e cominciai ad avere freddo.
"Questa deve essere l'ora di sonno". Pensai osservando il cielo stellato. Mi sdraiai sulla sabbia fredda e dimenticai tutto, addormentandomi.
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- SERENA PASQUA ANDREA... LO LEGGERO' PIU' TARDI...