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Tombe maledette

Dopo una vita passata a Quarto Oggiaro, incrocio di sottoculture migliori della cultura nazionale, oggi abito in montagna, luogo di leghisti, fascisti e berlusconiani, i quali farebbero impallidire di incompetenza i mafiosi che credono di detenere la palma d'oro della cattiveria gratuita. Sono costretto ad ammettere di aver avuto torto a sperare, come speravano quelli della mia generazione di stravoltoni, nell'amore universale sceso dal cielo come regalo purificante. Mi resta solo da sperare che i giovani delle ultime generazioni non siano così coglioni come siamo stati noi, e che alla pace e all'amore universale ci credano davvero, e non solo col desiderio di ricevere un dono incartato nel simbolo "peace and love". Noi siamo una vecchia gioventù mai cresciuta, abitanti di un ghetto che ha meritato il nome di "barbon city", ma che era meglio degli ospedali cattolici dove ti tolgono un polmone sano per scroccare soldi allo stato, quello stesso stato in mano alle lobbie cristiane come comunione e liberazione, la compagnia delle opere e l'opus dei, congreghe mafiose di pedofili che alzano l'ostia al cielo per fare ombra ai propri crimini contro l'umanità, che sottraggono il futuro ai giovani, che costringono al suicidio i padri che così facendo sperano di far sopravvivere quello che resta delle loro famiglie in lacrime, abbandonate da uno stato che scende a patti con assassini che nasconde sotto alle toghe di ermellino impegnate a giustificare il Presidente di aver occultato le prove dello scellerato confabulare con gli stragisti. Come boy scout deliranti i politici applaudono sul palco davanti al quale sfilano poderosi armamenti già vecchi, che prima di spargere altro sangue scivolano leggeri su quello già versato dai poveri che hanno dovuto svenarsi per pagare un esercito che si compiace di essere portatore di pace, ed esportatore di una democrazia che dà ragione al più forte chiamandolo "il rappresentante del popolo". Un popolo rimbecillito dalla pubblicità che lavora meccanicamente aiutando a trascinare il futuro del pianeta nella speranza che, un giorno, tutta la storia dell'umanità sparisca persino dalla memoria degli alberi che stritoleranno, con le loro radici radioattive, le nostre tombe maledette.

 

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1 recensioni:

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  • Anonimo il 27/05/2014 10:23
    Un'analisi reale, attenta, spietata, che trova quasi tutti d'accorso, ma che poi c'inchioda di fronte alle responsabilità mai assunte, alla mancanza di coerenza, spesso solo per paura di perdere quel modo di vivere, ch'è solo un sopravvivere, campando angosciati e male.

3 commenti:

  • Vincenzo Capitanucci il 27/05/2014 17:54
    Forza Massimo... la nostra generazione.. di stravoltoni.. anche se stravolta... non è ancora defunta... vedi siamo ancora a 60 anni e passa.. a scrivere sul più scalcagnato sito del pianeta internet...
  • loretta margherita citarei il 27/05/2014 08:43
    pensiero condiviso
  • Chira il 27/05/2014 08:10
    Siamo però cresciuti abbastanza da saperci guardare intorno e fare in parte le tue stesse riflessioni. Ti assicuro che tante cose che hai così ben urlate, sono sentite da tanti, magari più pacatamente ma fatte della stessa sostanza. Scritto che scivola alla grande nella lettura, rosso sangue di un'anima che si apre.
    Chiara

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