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Ultime luci della parola

L'ultimo cupo segno del cadere
sempre più fondo nella cieca gora
del nulla, che circonda di sua nera
ombra l'impaurita anima sola,

è lo spegnersi dentro la parola
della luce dei sogni; le riviere
che contemplammo assorti nelle sere
tra foreste di oro e di viola,

più non risorgeranno dalla notte
della memoria che i colori perde,
e il vermiglio e l'azzurro, il giallo e il verde

sono già chiusi dietro le sue porte.

Ultime luci della parola tratta dalla raccolta Canto del Destino del 1959 di Giorgio Vigolo

Perché ho scelto questa poesia di Giorgio Vigolo, un poeta nato nel 1894 a Vigevano e morto a Roma nel 1983? Perché parla della perdita di luce nella " parola ".
Il potere del " verbo " è di biblica memoria e la letteratura è una PAROLA che si espande e rientra in se stessa: capriolando avanti ed indietro nel tempo dissolvendolo.
Sono rimasta molto colpita da questa lirica: vibrante, intensa ma terribilmente triste.
Ho immaginato come avrebbe potuto reagire una me stessa giovane di fronte ad uno scritto di questo genere.
Probabilmente avrebbe chiuso il libro, sbuffando leggermente per non essere scortese.
Da questo chiudere il libro che voglio cominciare a ragionare.
Come possiamo dare aria alla poesia italiana? Come possiamo rimuovere la polvere che ha muffito l'inchiostro e ridare spessore e colore, integrando il verso nel nostro quotidiano?
La poetica di Vigolo è rivolta ad un'analisi introspettiva, da cui emerge quella che sarà la sua chiusura verso le faccende degli uomini. Unica consolazione per il vecchio poeta è l'estasi della natura, che non è più matrigna come in Leopardi, ma madre silenziosa e protettiva; lungi pertanto dall'avere risvolti sociali e men che meno politici..
Vista così di questa poesia possiamo apprezzare la musicalità, la profondità, il tragico disincanto proprio della tarda maturità: Vigolo aveva circa sessant'anni quando l'ha scritta.
Ma chi può soffermarsi davanti a tanta tragica profondità? Chi può trovare utile perdere minuti della sua frenetica vita per lasciarsi incantare da un verso, il cui significato sembra distante dal rumore del quotidiano?
Io, che sono una presuntuosa, opero una trasformazione delle parole di questa lirica. Voglio catapultarle ai giorni nostri; voglio portare Vigolo lì dove forse non voleva stare.

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3 commenti     2 recensioni    

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2 recensioni:

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  • Anonimo il 12/08/2014 13:30
    Caspita, che lavoro... un grosso impegno pure quello di quasi ribaltare il punto di vista del poeta guardando e leggendo la poesia con angolazione diversa da quella pessimistica del poeta.
    Coraggioso, ma anche se vogliamo positivo, voler catapultare il significato adattandolo ai nostri giorni... quasi un tentativo riuscito di dare dinamicità ad un concetto statico... anch'io non conoscevo questo poeta e tuttavia devo dire che mi sono piaciuti sia la poesia che il saggio innovativo, personalissimo di Silvia Leuzzi... attenta Silvia, non dirò mai che è un saggio scorrevole... quello è un requisito minimo per uno scrittore che si rispetti... c'è molto di più... eheheheheh... holahola.
  • Rocco Michele LETTINI il 11/08/2014 07:18
    Saggezza da un riflessivo quanto onnipresente verseggio... Straordinari...
    SERENA SETTIMANA

3 commenti:

  • silvia leuzzi il 12/08/2014 21:54
    WOWOWOOOO Giacomino mi prendo i complimenti e filo alla svelta prima che ci ripensi ahahhahhahhh scherzo hola
  • silvia leuzzi il 11/08/2014 17:17
    grazie Ellebi per aver soffermato la tua attenzione sul mio scritto. Hai ragione la mia è un'idea audace. Vigolo non è un'autore che mi piace particolarmente ma proprio perché io stessa ho avuto tante difficoltà con la poesia italiana, proprio per la sua complessità espressiva e semantica, deliberatamente scrivo questi miei pensieri per offrire al pubblico uno strumento nuovo con cui leggere le poesie. tutti si nascondono dietro alla complessità della poesia in genere anche e soprattutto perché ci si ostina a voler capire ciò che intende il poeta. Tutto ciò appartiene al mondo della scuola; noi, che da quegli anni siamo lontani, possiamo ben permetterci il lusso di vestirci di versi dando uno spessore più profondo alla nostra esistenza.
    Rocco per te ho solo parole di affetto e gratitudine. Un abbraccio a tutti e due che vi siete lasciati corrompere da queste cialtronerie mie
  • Ellebi il 10/08/2014 23:54
    Hai scritto un ottimo saggio su una poesia di questo poeta che non conoscevo, che evidentemente ti ispira, tanto che ti permetti di trasformare i suoi versi pessimistici, donando loro "vita nuova" come affermi tu. Operazione davvero ambiziosa, che non so se possa davvero riuscire. Si possono forse reinterpretare le parole del poeta, alla luce di nuove conoscenze su lui stesso o sulla sua vita, ma probabilmente non trasformare.
    Ho comunque apprezzato questo tuo saggio critico sopratutto perchè interessato alle sorti delle giovani generazioni. Un saluto.

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