Tre storie da un verbale

Uno scarno verbale racconta le storie di tre italiani, tre emiliani, tre selezionati nella stessa sessione di leva.

Il primo era un chitarrista di origini argentine, arrivato in Italia con il percorso inverso di tanti italiani che erano andati a fare fortuna nel Sudamerica. Aveva avuto problemi con la dittatura e si era stabilito con la famiglia in Italia.
Ora era esonerato dal servizio militare perché aveva superato i trenta anni. Alcuni lo facevano intenzionalmente, avendone i mezzi, di trovarsi per motivi di studio, residenti all'estero e tornare, superata la soglia critica, a farsi arruolare e dispensare. Non era il suo caso.
Arruolato e dispensato, per sopraggiunti limiti d'età.

Il secondo, anche lui italo argentino, aveva fatto il percorso canonico degli emigranti. Figlio di Italiani, aveva conservato la doppia cittadinanza e il militare lo aveva fatto in Argentina.
E lui lo aveva fatto davvero il militare, tanto che era caduto in battaglia nell'inferno della guerra delle Malvine. Mandato al macello dai militari argentini, ventenne, il consolato aveva trasmesso la documentazione relativa, e la sua triste vicenda conclusa in modo così repentino nelle sperdute isole oggetto della sanguinosa contesa.
Arruolato e dispensato, perché morto.

Il terzo era solo italiano, non aveva residenze estere, né trattati che gli impedissero di essere abile e arruolato, ma si sa, le vie del signore sono infinite, come le conoscenze che può avere un padre imprenditore dell'alta pianura padana. Il latte fa bene.
Sic transit gloria mundi.
Non ebbe bisogno di dimostrazioni eccessive. Una certificazione, una presa d'atto, e neanche mandato in un ospedale militare per accertare la veridicità di quanto asserito.
Arruolato e dispensato, subito, perché non poteva proprio perderlo, un anno di tempo.

Lo scarno verbale era stato completato. Alle firme.

Domani se ne sarebbe aperto un altro.