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Matador

Anche oggi la missione è la stessa. Stanerò i nemici che si nascondono tra le montagne di questo impervio paese.
Il panorama è sempre lo stesso, terra, sassi e deserto. Questo è quello che vedo. Non sono belle immagini a colori, ma, anche se lo fossero, ci sarebbe poco colore da vedere in questa terra sempre grigia e uguale a se stessa.
La cuffia mi da noia, anche se rispetto al caldo del posto dove devo andare a colpire, non è noia di molto.
Due ore di missione a osservare il percorso stabilito, ben in alto, in modo da non essere colpito da questi guerriglieri che mi sparerebbero addosso anche con i mitra, o mi prenderebbero a sassate se solo li capitassi a tiro; ma non gli capito a tiro, sicuro!
Sono a un'altezza che non possono raggiungere con quello che hanno in dotazione. Arrivato all'obiettivo, inquadrerò e sparerò il mio missile.

Eccola, finalmente, quella deve essere la costruzione da colpire, da questa distanza non si vede neanche tanto bene, ma il target è sicuro. Bisogna inquadrarlo bene, mirare e... Partito!
Dalla telecamera sul missile vedo che si avvicina sempre più e... obiettivo colpito e distrutto. Missione compiuta.

C'è da tornare indietro. La parte forse ancora più noiosa di queste missioni coi droni è riportarli alla base.
Che delusione che è, sempre!
Volevo fare il pilota militare e mi trovo in un videogioco, davanti ad uno schermo a migliaia di chilometri di distanza dagli obiettivi!

Di avventuroso, mi è rimasto il nome in codice: Matador.

 

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1 recensioni:

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  • Don Pompeo Mongiello il 12/11/2014 07:47
    Piaciuto perché scritto chiaro e breve.

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