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Il sentimento dell'attesa

Il sentimento dell’attesa è una emozione prolungata ed intensa che sta sempre più scomparendo.
L’attesa è strettamente legata al tempo oggettivo, cronologico. La velocità e la facilità dei mezzi di comunicazione, aerei, cellulari, video telefoni, e-mail. hanno fatto diminuire la percezione spazio-temporale e questo continuerà a verificarsi sempre più. Con le nuove tecnologie tutto è oggettivamente più comodo. Il mondo materiale si è arricchito anche economicamente con la velocità. È diventato molto più facile fare affari, incontrarsi, vedersi anche a distanza, parlare. Ma il nostro mondo emozionale si è ugualmente arricchito come quello materiale?
La comunicazione tra gli uomini ne ha acquistato anche in qualità?
La velocità e di conseguenza la mancanza d'attesa non ci stanno togliendo qualcosa in cambio, non stanno impoverendo l’animo umano?
Soffermiamoci a considerare una storia di amore, magari la storia di un amore lontano o semplicemente di un affetto lontano, un’ amicizia.
Prima si comunicava prevalentemente per lettera.
Non ci rendiamo conto quanto tutto ciò sviluppasse, dilatasse lo spazio affettivo dentro di noi, ci arricchisse.
Dedicavo molto più tempo, senza rendermene conto, ai sentimenti.
L'attesa era godibile quanto l’oggetto d’amore stesso, contribuendo a creare quel rituale dell'evento che faceva emozionare.

Uscivo, andavo alla ricerca di una cartoleria per acquistare foglietto e busta. Mi soffermavo nella scelta del colore e dei disegni più piacevoli che mi suggerivano il mio buon gusto, immedesimandomi nelle reazioni di chi avrebbe ricevuto la lettera. Tornata a casa cercavo un momento di calma da dedicare alla stesura del testo. Dopo aver radunato i pensieri scrivevo lentamente, pensando e ripensando, scegliendo le parole più adatte a rappresentare meglio i miei sentimenti. Questa ricerca era anche un modo per ricordare le emozioni, le sensazioni ed i momenti vissuti insieme alla persona cara. Era un coccolarsi l’anima nel ricordo.
Incollavo poi la busta, consapevole di lasciare su quel foglio una traccia di me stesso.
Uscivo nuovamente. Acquistavo un francobollo. Lo attaccavo. Infilavo l'involucro nella buca delle lettere più vicina. L’atto di spingere la busta nella buca era magico. Prima di lasciar scivolare dalle dita quella carta attendevo qualche istante. Sembrava che parte di me, delle mie emozioni, scivolassero in quella fessura scura, per essere estratte
di lì a breve e trasportate, rivedendo la luce, nell’ altra parte del mondo dove risiedeva la persona cara.
In un certo senso il mio Io viaggiava con quella lettera. Già tutto questo prendeva tempo ed era attesa!

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3 commenti:

  • Ivan Benassi il 16/09/2007 17:34
    Costruito con maestria, scorrevole. Bella lettura.
  • MD L. il 30/04/2007 23:48
    Grazie Bruna.. In quel sito mi si è tutto cancellato. Pazienza ripubblicherò... Un caro saluto

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