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Un caso irrisolto

Sono le 5 e 53 quando squilla il telefono. Mi dico che dovrei spegnerlo di notte, ma è un luogo comune. Anche Marta si sveglia e con aria intorpidita mi guarda come al solito. È John Smith che con la voce di chi non ha chiuso occhio, con un tono concitato dall'emozione senza aspettare che proferisca verbo mi dice "L'abbiamo preso! Vieni subito".
Non credo alle mie orecchie ma era nell'aria, avevamo fatto il vuoto intorno a quell'essere spregevole e finalmente è nelle nostre mani.
Devo far in fretta ma senza rumore, non voglio svegliare tutti. Mi alzo e mi dirigo verso la cucina, preparo la caffettiera e vado in bagno.
Se c'è una cosa che Marta adora è la luminosità del bagno quindi con una terapia da shock accendo le luci dello specchio e mi proietto istantaneamente nel nuovo giorno. Mi lavo la faccia e cado nel gioco dello specchio. Mi osservo nei dettagli ma non trovo niente di particolare, osservo un dettaglio dell'iride e improvvisamente mi rendo conto che non si tratta di quello che realmente sto cercando. Allora in fretta e furia mi asciugo il viso, torno in camera e prendo i vestiti. Marta mi sente, apre gl'occhi, mi guarda attraverso e si riaddormenta. Fuori due.
Nell'ordine: mi spoglio, sale il caffè, mi rivesto, prendo il caffè, mi rispoglio, entro in doccia, ci metto un casino, mi asciugo, deodorante, mi rivesto e vado a salutare Marta. Ancora dorme. Mi avvicino, vorrei dirle che finalmente abbiamo la soluzione del caso che ha turbato la nostra esistenza degli ultimi mesi, che è arrivato il momento di programmare una vacanza che ci permetta di uscire dalla routine a cui siamo stati nostro malgrado, vincolati. Ma Marta dorme così bene che non voglio disturbarla; allora mi avvicino, le do un bacio e dico "Buongiorno Amore Mio, io devo andare, il caffè è pronto, ci sentiamo più tardi".
"Lavati i denti prima di uscire!"
"Merda, sono in ritardo."
"C'hai messo un'ora in doccia e non hai il tempo di lavarti i denti?"
Non le rispondo ma amareggiato dal fatto che sicuramente prima di uscire di casa avrei lavato i denti, cerco di procedere naturalmente nelle mie attività propedeutiche al momento in cui mi troverò di fronte quel mostro di un assassino. Finalmente potrò guardarlo negli occhi e cercare di carpire nei meandri più oscuri della natura umana le reali motivazioni che lo hanno portato a compiere atti così efferati.
Per cui torno in cucina m'affaccio alla finestra e accendo una sigaretta. Cerco di sporgermi il più possibile verso l'esterno che, visto che non ci sono balconi, e il modo più efficace per far uscire il fumo. Fa freddo in questo inverno Piemontese la gente comincia a svegliarsi, i bar aprono i battenti ed in particolare quello sotto casa attacca l'aspiratore della canna fumaria. Tutto il condominio sa che il bar è aperto. Le persone continuano a condurre la propria normale esistenza, inseguono i loro progetti incuranti dei pericoli che li circondano. Io, insieme alla mia squadra veglio affinchè possano continuare a farlo.

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