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Ana- prima parte

Era notte.. la mia prima notte di lavoro. Dovevo farmi coraggio, da sola in un bosco. . ma perché coraggio?... non sono certo una paurosa, io non temo nessuno! mi sono corazzata nel breve arco della mia vita. Una corazza dura che avvolge il mio giovane corpo, dove nessun fendente può penetrare e se dovesse superare questo strato di carne, che riveste le mie ossa, non riuscirebbe a superare la mia anima.. ormai dura rivestita di diamante. "Ti pagherò bene.!." mi aveva detto il vecchio boscaiolo Andrei, al bar del paese. Il mio paese svettava su una grande montagna circondata da boschi fitti, nevicava per mesi, ma le case erano sempre calde, scaldate da capienti camini accesi tutto il giorno, perché la legna era l'unico bene che possedevamo. Andrei, boscaiolo da sempre, aveva una piccola baita nei suoi possedimenti, immersa in un fitto bosco di faggi , dove viveva, ormai da molti anni, tagliando legna e trattando con i compratori che venivano dai paesi vicini e anche dall'estero. Da mesi cercava qualcuno che lo sostituisse la notte, che vigilasse sul suo bene, perché voleva stare in città, a valle, vicino a sua moglie Adina, colpita da una malattia degenerativa. Andrei mi chiese di prendere il suo posto. Un lavoro adatto più ad un boscaiolo che ad una donna giovane ed inesperta. Ma. . da quando si era sparsa in paese la voce su ciò che mi era capitato un mese prima, tutti mi temevano. . Ero diventata una leggenda!. Come mai? dovete sapere che dopo l'ennesima lite con mio marito Auriel, ho avuto il coraggio di prenderlo per il colletto e dargliele di santa ragione, lasciandolo ferito e piangente nella piazza del paese, tra le risate dei presenti.. Una scena da saloon! Grazie a Dio sono una donna alta e robusta e mi sono potuta difendere! Eravamo sposati da solo un mese. . lui mi piaceva, anche se non era uno stinco di santo. . beveva, rubacchiava, piccoli furti.. niente di grave! "cosa sarà mai!-pensavo - meglio vivere con lui che stare in campagna con mia madre e il suo compagno, a sfacchinare senza sentire un grazie, ma solo bestemmie e parolacce". La convivenza divenne un inferno.. Auriel rientrava ubriaco la sera e diventava violento.. Una notte sono fuggita e mi sono rifugiata dalla vicina ma... lui decise di farmela pagare. Stavo aspettando l'autobus nella piazza del paese, per tornare dai miei, quando lo vidi arrivare livido in volto.. non ho avuto neppure il tempo di ragionare, ho solo pensato d'istinto : "ora o mai più! mi devo difendere..!" il resto lo sapete. . lo ridussi a polpette.. Mi sentii subito forte, inattaccabile.. Decisi cosi di accettare di fare il guardiano notturno in montagna, sola con due grossi cani. Ah! . la mia prima notte! dovevo tendere l'orecchio ad ogni piccolo rumore, aguzzare la vista e riconoscere ombre e fruscii. . i cani erano i miei occhi, il mio udito, il mio olfatto.. s'accorgevano di tutto. . Mi bastarono pochi giorni per imparare a vivere nel silenzio totale del bosco. Aspettavo di sorseggiare il caffè alle prime luci del giorno, per poi riposarmi. Il caffè del mattino aveva sapore di vita, di rugiada.. nevicava e la neve dolcemente si adagiava spianando soffice ogni asperità e rivestendo, aiutata dal gelo della notte, gli spogli rami dei faggi con mille cristalli di ghiaccio trasparente. Che meraviglia! Provavo una sensazione di incontrollabile vitalità che mi faceva scoppiare il cuore. Anche il turbinio dei raggi rifratti al sole della prima mattina erano magici.. un contrasto di portentosa bellezza con certi turchesi dei cieli freddi d'inverno.. Bisognava essere lì dentro, "affogati" dalla neve e dalla fatica per capire, per comprendere un'emozione che non è solo ottica ma anche esaltante per lo spirito, seppure venata di malinconica solitudine. Avevo imparato ad amare quell'incanto, non l'ho mai dimenticato. Le giornate scorrevano veloci, dormivo fino a tardi; al risveglio accendevo la radio e mi preparavo per la notte. Non era semplice ; quasi ogni ora, con una grossa torcia, ispezionavo il cortile dove era accatastata la legna, il silenzio era cosi penetrante che anche il più piccolo rumore pareva un boato. Andrei mi aveva lasciato un fucile da caccia e mi aveva insegnato ad usarlo."Tienilo sempre vicino, potrebbe servirti..! "La sera che arrivarono, a notte fonda, avevo appena finito il mio giro d'ispezione, non mi resi conto che un grosso camioncino s 'era fermato nella strada antistante la baita. I cani non avevano abbaiato. Uscii per vedere.. mi ritrovai, all'improvviso, stretta in una morsa che mi impediva di respirare. Il buio era fitto, due uomini che non conoscevo mi dissero: " Non urlare se vuoi rimanere in vita!", il terzo che mi aveva immobilizzato, mi colpi con una gomitata alla schiena. Che dolore! avevo quasi la nausea. Mi legarono le braccia dietro la schiena e mi chiusero la bocca con un fazzoletto stretto sulla nuca facendolo passare tra i denti. Avevo il cuore a mille, ma non riuscivo a pensare, speravo soltanto che tutto finisse presto. I tre caricarono il camioncino facendo rotolare i tronchi dalla catasta sul cassone, tanti.. ma cosi velocemente da farmi pensare che fossero molto esperti. A lavoro finito, mi vennero vicino: "Bevi un sorsetto -mi dissero -te lo sei meritata!" Avevano in mano una bottiglia, e dopo aver sorseggiato tutti quanti, mi costrinsero a bere. . era repellente e bruciava in bocca. Poi iniziarono ridacchiando a palparmi, a fare apprezzamenti volgari, contemporaneamente mi strapparono i vestiti di dosso; avevo dei pantaloni e un grosso maglione di lana, ricordo il rumore dei pantaloni squarciati mentre cercavo di trattenerli sul mio corpo... le mani erano tante ed era tutto inutile. . mi sono trovata con i pantaloni alle ginocchia, il maglione sollevato fino al collo. Ero completamente nuda, mentre il mio corpo veniva profanato. Svenni! nuda sulla neve. . non so per quanto tempo, presumo molto, perché mi ritrovai slegata, intirizzita dal freddo e dallo schock. Erano andati via, dopo aver trafugato un carico di legna e aver avvelenato i cani. Bastardi! non riuscivo ad alzarmi, mi sentivo sporca, di quella sporcizia impossibile da lavare, non riuscivo neppure a piangere. Mi chiedevo il perché di tutto questo.. Andrei, quando seppe dell'accaduto, s'infuriò, ma non per me, s'infuriò per la perdita subita. "Ti avevo lasciato il fucile, dovevi usarlo, sparare! sparare!, invece come un'allocca ti sei fatta derubare.. è chiaro che poi hanno anche abusato di te!" Gli mollai un ceffone con tutta la rabbia che avevo in corpo e mi allontanai piangendo, veloce sulla neve.

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2 recensioni:

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  • Anonimo il 30/05/2015 14:19
    Caspita che storia, mi piacerebbe sapere se ha delle basi di vita vissuta oppure è solo fantasia... un piccolo refuso... Bevi un sorseto, a meno che fossero veneti i ladri...
    Una storia diversa dalle altre tue, chissà come va a finire ma certo che se l'hai taggato Drammatico, questo racconto avrà un epigolo non lieto. kalimera.
  • frivolous b. il 30/05/2015 09:58
    non vedo l'ora di leggere la seconda parte... sei tanto tanto brava!

2 commenti:

  • Anonimo il 03/06/2015 22:33
    Eccola, l'ho trovata, perbacco che forza! Farò un commento solo alla fine, al momento mi limiterò a dirti che sono in uno stato di spasmodica ansia. Un abbraccio.
  • Ellebi il 29/05/2015 12:57
    Più che convincente, ineccepilmente scritto bene. Complimenti e saluti, aspettando il seguito.

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