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Gabbia di cristallo 3

Era ormai calato il buio quando io lasciai il rassicurante focolare domestico della nonna con una bruciante confusione nel cuore. Avevo un forte desiderio di stare con Tommaso, ma nello stesso tempo mi sentivo in colpa nei confronti di mio padre, mi sembrava che lo stessi tradendo.

Nell'oscurità nascente di quel cielo di campagna iniziavano, proprio all'ora della mia uscita, a fare la loro apparizione le prime stelle. Mai stelle mi apparvero così belle. Così luminose. Una luminosità che diventava calore e mi scaldava tutto dentro. Come se quelle "lampadine stellari" dovessero illuminarmi la via, la giusta via.

Arrivai alla casa dei nonni di Tommaso sudato dall'eccitazione febbrile che sentivo piovermi addosso. Bussai forte alla porta e venne ad aprirmi la nonna del mio amico. Mi accolse con un sorriso che mi fece capire che era contenta di vedermi, che mi rese felice. Mi fece entrare; salutai il nonno. L'anziana signora mi chiese se avessi mangiato, se mi andava ancora qualcosa, magari una fetta di torta. Io le risposi gentilmente di no che ero già a posto.
E allora fui libero di correre a perdifiato su dal mio nuovo amichetto. Salii al piano superiore, e andai dritto e filato verso la stanza che mi era stata indicata. Spalancai sguaiatamente la porta della cameretta di Tommaso. Nelle mie fantasie mi immaginavo di ritrovarmelo sul suo letto in mutande intento a toccarsi la possente verga. Invece me lo ritrovai tutto rannicchiato e mezzo addormentato sul suo letto sfatto, con indosso una t-shirt e dei lunghi jeans scuri.

Appena si accorse della mia presenza mi regalò un immenso sorriso pieno di luce. Credo di essere sempre stato omosessuale, anche prima, e nonostante mio padre. Lui mi fece sedere sul suo letto, accanto a lui che stava sdraiato. Ci mettemmo a parlare e a ridere proprio come due ragazzini normali che hanno un sacco di cose da raccontarsi. Poi mi accorsi che il corpo, il calore che esso sprigionava, la sua faccia, il suo respiro erano sempre più vicini a me. Mi baciò, con tanta lingua, con tanta voglia. Mi frugò tutto il corpo con quelle suo grandi mani così inesperte ma nello stesso tempo così eccitanti. E con quella sua voce un po' nasale mi disse: "Sei il ragazzo più bello che abbia mai visto!".

Non dico, e soprattutto non potevo di certo in quel periodo, che l'amore fatto con Tommaso fosse più "naturale" di quello fatto con papi. Una cosa era però certa: erano due cose completamente diverse! L'amore con papà era la "vita", che continuavo in un bacio che diventava travolgente orgasmo. Quello fatto con Tommaso, un giovanissimo ometto come me, era gioco, scoperta, complicità sensuale innocenza.

Anche se la differenza che a me pareva più evidente è che dopo, con papà ne volevo subito ancora, mentre ora che tra me e Tommaso la passione si era spenta, io provavo solo vergogna e una voglia marcia di non rifarlo mai più.

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l'autore frivolous b. ha riportato queste note sull'opera

Questa è la "fine";)


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4 commenti:

  • frivolous b. il 22/06/2015 08:52
    Massì caro Stan... si fa quel che si può!
  • Stanislao Mounlisky il 22/06/2015 08:25
    Tutt'e due le cose, caro Friv. Stan
  • frivolous b. il 20/06/2015 01:44
    Ma x l'happy ending o in generale?
  • Stanislao Mounlisky il 19/06/2015 20:42
    E vissero tutti felici e contenti... mah... ho delle perplessità...
    Ciao Stan

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