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L'alluvione

È sera... Piove da diversi giorni, una pioggia fitta che penetra in profondità, ma il cielo è scuro e i tuoni rimbombano nella valle. Le case sono serrate, avvolte da un vapore lattiginoso e tutt'intorno siepi d'alloro e mirto sembrano inginocchiarsi a pregare. Anche i gatti si sono nascosti in qualche buio angolo di casa e non si sente neppure l'abbaiare d'un cane. I miei parlano in cucina, sottovoce, forse non vogliono che sentiamo i loro discorsi.. ma si capisce che qualcosa li preoccupa. Piove incessantemente e s'odono gli scrosci violenti dell'acqua sul tetto e sui davanzali. Improvvisamente bussano,, nove, dieci colpi fitti alla porta, uno dietro l'altro, mentre una voce alterata dall'affanno dice: " Esca! è terribile!". Mio padre si precipita fuori e dalla strada arrivano voci concitate. Pare che il paese sia circondato da frane e che in periferia, verso il cimitero, un fiume di fango abbia trascinato verso valle intere abitazioni, anche i cumuli di sabbia e pietre della nostra casa in costruzione. Pazienza! i risparmi d'una vita... Meno male che le persone sono indenni... non bisogna perdere tempo perché l'alluvione è un terribile mostro, capace di divorare interi paesi in brevissimo tempo. L'acqua scende inarrestabile, rivoli gonfi solcano muretti a secco e invadono le case, la paura s'impossessa dell'anima e costringe tutti ad uscire di casa, a portarsi in un luogo più riparato. Pare che tutt'intorno alla chiesa il terreno sia più solido e cosi tutti vi si dirigono in massa.. massa che si muove al buio, una comunità che cerca riparo in un luogo sacro... sembra d'assistere ad una scena dei primi cristiani, quando segretamente si recavano in riunione ad ascoltare Pietro. Ma oggi la massa si sposta non con gioia ma con disperazione e con il cuore spezzato. Tutti riescono a ripararsi in chiesa e negli alloggi della canonica. Gli uomini sono assiepati davanti alla porta d'ingresso quasi a voler fare da scudo all'invadenza dell'onda acquosa; le donne tengono stretti i più piccoli e abbracciano con lo sguardo i più grandicelli che zitti stanno al loro fianco quasi consci della gravità della situazione. Mia madre è con noi, ci stringe forte al petto, mio padre lo sentiamo vicino.. La luce delle candele è fioca e s'unisce al gemito delle preghiere. In fondo alla navata improvvisamente s'ode un tumulto.. qualcuno manifesta l'intenzione di recarsi nella propria casa per vedere se è ancora in piedi, altri lo bloccano sull'uscio. Bisogna aspettare che faccia un po' di luce, tutt'intorno è buio e fango, non si può rischiare inutilmente. È appena giorno quando la pioggia cessa, il disastro è visibile in tutta la sua prepotenza e maggiormente lo si vede negli sguardi spenti e nei pensieri vuoti della gente. Lo spettacolo delle zone colpite è sconvolgente. Alcune case ed un negozio d'alimentari sono rimasti in piedi ed arrivano le prime coperte ed i primi viveri. In un angolo della chiesa i piccoli vengono rifocillati. Circola la voce che molti hanno perso casa, orto e animali, ci sono alcune persone che mancano all'appello-Mancano circa dieci cani. Anche il muro del cimitero non ha retto, la furia del fango ha trascinato tombe e il fiume Pardu, enormemente ingrossato, accoglie alcune bare che galleggiano come zattere abbandonate al destino. Sui costoni s'aprono enormi canaloni, fenditure a precipizio verso la valle.. tutto distrutto, strade campi, vigneti, boschi radi di castagni.. le strade interrotte impediscono gli aiuti.. dal cielo piovono i viveri tramite un elicottero. Poi, nel cielo riappare il sole... ecco l'arcobaleno.. penso che farà bel tempo..

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5 commenti     3 recensioni    

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3 recensioni:

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  • Don Pompeo Mongiello il 22/07/2015 19:49
    Devo dire che c'è una originalità assoluta, che spazia dal racconto alla poesia con disinvoltura sorprendente. I miei complimenti!
  • frivolous b. il 20/07/2015 08:43
    I tuoi scritti sono sempre molto interessanti, anche perché tu spazzi molto, e affronti sempre tempi molto importanti... Ah, la pioggia, o non scende, come in sti giorni che si crepa letteralmente dal caldo, o fa danni. Ma così è la vita ( qui da me c'è stata una terribile alluvione proprio durante l'anno della mia nascita!), e tu fai bene a ricordare e a "celebrare"... brava!
  • vincent corbo il 20/07/2015 06:13
    La tua scrittura trasmette perfettamente il senso di disagio, la paura, i sentimenti contrastanti. Non è comune possedere questo dono.

5 commenti:

  • antonina il 26/07/2015 18:51
    Grazie a tutti, per la pazienza manifestata nel leggere i miei scritti e per le belle parole.. a presto. Antonina.
  • Anonimo il 26/07/2015 10:40
    Ciao Nina,
    bel racconto, scritto molto bene come fai di solito. Alluvioni, terremoti, crolli di dighe, fiumi che straripano, sembra un film ma purtroppo è diventato il quotidiano. Ciao.
  • Anonimo il 24/07/2015 19:16
    Bellissimo questo brano, e la poesia non è da meno. Sono d'accordo copn tutti i commenti, di Stan e di Corbo, del quale condivido la parte che riguarda il tuo modo di scrivere. Descrizioni secche della tragedia, un minimalismo essenziale che ha il pregio di non "sporcare" il contenuto dei fatti con inutili orpelli. Bravissima... kalispera.
    P. S. Gairo lo ricordo come un paesino vicino a Lanusei, Tortolì... Arbatax. Quando ero militare a Cagliari passai da quelle parti.
  • antonina il 21/07/2015 10:35
    CIAO Stan, si proprio quella, io ero appena nata, avevamo la casa in costruzione, il fiume di fango trascinò via tutto. Abbiamo abbandonato il paese e ci siamo trasferiti in un'altra località. Ora il paesetto è diventato un'attrazione, hanno girato anche dei film. Un paese fantasma, le case sono tutte basse e senza infissi, viste da lontano le finestre sembrano occhi che scrutano i passanti..è suggestivo..
  • Stanislao Mounlisky il 21/07/2015 08:23
    Il Pardu lo conoscevo come un vino e dell'Ogliastra conoscevo solo il mare estivo ma, come al solito, i tuoi racconti sorprendono.
    Per questo ho fatto una piccola ricerca: hai voluto ricordare la tremenda alluvione del 1951?
    Ciao, carissima, e complimenti per la splendida poesia che, come una targa commemorativa, chiude la narrazione.

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