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La sala

(interpretazione introspettiva della realtà)

La sala ti riempie la testa di pagine, tutte a portata di mano. Sembra che l'accesso alle informazioni sia un punto di forza, ma quando inizi a credere che sei al centro della sala e pensi che tutto è sotto il tuo controllo, ti accorgi che quelle pagine contengono parole che non servono a te né ad altri, le notizie che pensavi di trovare sono una chimera e tu non sei altro che un barchetta di legno in pieno oceano, senza remi o vela.
Tenti di riavvolgere il nastro, sperando di rivivere un'altra realtà, vuoi credere che il ricordo del vissuto sia solo un inganno della mente. Col tempo comprendi che quel mondo di connessioni e fili che inizialmente pareva darti una protezione, non è altro che una terribile gabbia, da dove non puoi fuggire, né gridare, e la fantasia è l'unica via di evasione e appagamento.
Nella sala tu sei il tuo nome, ma nessuno ha idea di chi sei. Nessuno ti dà punti di riferimento. Devi essere tu a non dimenticare chi sei, tu devi sapere dove e cosa cercare. Piano, piano, la sala ti getta addosso i suoi silenzi, le sue insicurezze, il suo veleno.
Se nelle tue molecole c'è traccia di superficialità, irascibilità e sporcizia, la sala amplifica i tuoi difetti, stravolge la tua umanità, ti anestetizza, ti mente e ti educa a mentire. La sala mi decostruisce in mille inutili pezzi che andrebbero irrimediabilmente perduti, se non li ricostruissi altrove con la caparbietà e l'Amore che devo a me stesso.
La sala non può più mentirmi. Non sono più quello che si specchiava nella sala, riconoscendosi. Ora disconosco la sala, non mi rappresenta più. Sono libero e finalmente respiro aria pulita. Consapevolmente la sala era l'ombra di me stesso, il mio lato peggiore, il vuoto che mi assoggettava. La sala resterà nel tempo sempre uguale a sé stessa, mentre io posso (e devo) cambiare.

 

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1 recensioni:

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  • Rocco Michele LETTINI il 05/03/2016 18:44
    Un esplicito riflettere nel tuo autobiografico costrutto. Lieta Domenica.

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