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Diario 27/04/2016

Ventisette anni e sentirsi già vecchio. È proprio vero, l'abuso è sempre stato nemico dell'uomo. Così io mi diletto con le mie sigarette e le mie birre, gli psicofarmaci, da cui ormai sono diventato dipendente, e tanto basta. Non sono quello che si potrebbe definire un uomo virtuoso. Non colleziono riconoscimenti per il mio impegno umanitario, non sono un tipo impegnato nel sociale. L'Umanità mi scarica.
Eppure non è stato mica sempre così. Una volta credevo nella forza dell'Amore. Ero pronto a difendere chiunque si trovasse in difficoltà per una pura gratificazione spirituale. Mi arrabattavo in cerca di valori nuovi: l'amicizia, la prodigalità, il bene comune. È che ancora credevo negli uomini.
I miei istanti migliori li ho senz'altro vissuti nell'illusione che qualcosa potesse cambiare, che le persone potessero cambiare, che i cuori si potessero aprire, che la vita avesse nascosto da qualche parte un significato sacrale. Ecco un tempo ero figlio di una visione cristiana della vita.
Ma gli avvenimenti, le delusioni, la mia crescita spirituale prima ancora che mentale mi hanno portato ad un distacco quasi alieno. Non vedo più alcun significato in niente. Tutto scorre via, così, impunito ed ingiustificato, scivola giù lungo il gambo dell'insensatezza come rugiada marrone. Non rimpiango ciò che è stato, né tantomeno desidero una vita diversa. Semplicemente mi sopravvivo.
La gente ha un gran daffare con i progetti a lungo termine; progettano e progettano, architettano, trovano scappatoie ed escamotage per sentirsi in qualche modo realizzati. Lottano ciecamente contro la morte che li possiede. La gente è figlia di quelle illusioni che all'apparenza rendono questo sputo di rocce il migliore dei mondi possibili.
Ho perso già tanto di quel tempo dietro a stronzate simili. La dignità del lavoro. Il crescere professionalmente e umanamente secondo i diktat del buon padre di famiglia. Diventare qualcuno con la forza dei propri sacrifici. Il lavoro è mero schiavismo. È la vita che ci inchioda alle sue condizioni.
Così la mia misantropia è divenuta inguaribile. Se avessi più coraggio prenderei passo passo ad esempio la filosofia di Mainlander. È quella l'unica scappatoia: l'atarassia del non-essere.
Comunque le giornate si susseguono stantie come sempre. Oggi farò una passeggiata intorno al lago e poi prenderò una birra alla solita bottega. Contemplerò la luce dorata che si riversa sul lago e penserò: " Anche oggi sta passando e non è successo niente".

 

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4 recensioni:

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  • frivolous b. il 30/04/2016 13:23
    Che meraviglia! Sembra scritto da me... solo che tu scrivi molto meglio!
  • vincent corbo il 28/04/2016 05:52
    Queste considerazioni mi fanno pensare ai mille cambiamenti che facciamo durante l'arco della nostra vita: le malattie, i successi e le sconfitte, la fede e il crollo dei valori, le dipendenze, il chiudersi in noi stessi, il pensiero della fine.
    Il mistero della vita al quale non ci rassegniamo di appartenere. L'apatia.
  • silvia leuzzi il 27/04/2016 19:39
    Ferdinando ti scriverò un distico di una poesia come seguito di questo pensiero, tanto reale quanto nero. Scritto in forma scorrevolissima, ho rivisto alcuni momenti della mia vita passata, quando trascorsi gli anni delle grandi utopie, non religiose quelle sono svanite a quindici anni con il liceo e la lotta, delusa dai rapporti umani mi sono spesso attaccata alla bottiglia e a qualcos'altro per superare il vuoto intenso. Eppure sapessi ora a riguardare quei giorni morti, ridotti in cenere, così come il faccino di bimba, sapessi come brucia il non averli ben spesi, e allora dico: sono fortunati i nostri amici animali che coltivano bisogni semplici e godono di più e soffrono di meno. Non credi? Forse è solo una chiacchierata noiosa la mia, ma sono abituata a ficcarmi dentro i testi e a cucirmeli addosso, quando mi prendono.
    questo è il distico che ti dicevo:
    " Peccato che il tempo insegua la vita
    e quando è finito s'impara a contarlo."
  • Rocco Michele LETTINI il 27/04/2016 12:48
    UNA SEQUELA CHE TI ONORA PER QUANTO DI OCULATO TRASPONE.
    LIETO MERIGGIO FERDINANDO.

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