Le sette e trentatré del mattino. Sento caldo alle tempie. Percepisco l'incommensurabilità irreversibile del tempo, piena e ostile, su tutto il perimetro del mio corpo. Chi mi ha messo in questi panni disgraziati? Chi ha scelto che io dovevo essere quello che sono? Se fossi nato libero avrei scelto da me i miei connotati, le mie facoltà, persino i miei difetti. E invece no. Sono schiavo del destino. Sono schiavo della mia storia.
Ho conosciuto un numero imprecisato di persone. Ognuno mi ha lasciato qualcosa. Mi hanno mutato. La gente, il mondo mi ha mutato. Non sono più lo stesso. Non sono mai stato me stesso. Nessuno è mai veramente se stesso. Faccio il bilancio del presente: tutto è andato a puttane. La vita è un parco giochi amaro, montagne russe che salgono e scendono sulle rotaie dell'imprevedibilità. Ho gli occhi puntati sulla vertigine delle cose. Questo vuoto così incolmabile, questa muta angoscia che le sovrasta. Provare questo vago mal di mare vuol dire essere coscienti. Me ne faccio un cazzo della mia coscienza. Vorrei perdermi nell'insensatezza del mondo come una pianta, essere una cosa tra le cose, non capire nulla. L'età della ragione ti porta a guardarti all'interno e a non aggredire quel di fuori che aspetta. Una bestia. Vorrei essere una bestia guidata dal suo istinto alla ricerca dell'appagamento momentaneo.
Voglio intorpidirmi. Mi carico di birra e di Lexotan solo per sprofondare in un atarassia salvifica. Non me ne fotte niente del mondo. Lo dico. Il mondo non merita le mie attenzioni. Sono ostile e indifferente al sociale, son un misantropo innamorato dell'amore. Solo l'amore può dare un senso a questo calvario.
Ma non vedo amore attorno a me. Quanta ingiustizia, quanto egoismo, quanto disinteresse. Dovremmo amarci per il puro fatto di essere tutti nella stessa condizione. E invece l'odio dilaga, la diffidenza, la morale comune per cui bisogna salvaguardare per primo il proprio orto. È un mondo corrotto, la gente è corrotta, la gente mi deprime.
Ieri ho dormito tutto il giorno. Mi sono alzato questa mattina alle cinque matido di sudore. Per fortuna c'è la poesia. Per fortuna si possono concentrare i propri pensieri in una pagina bianca. Sarebbe un mondo peggiore senza questo, poteti giurarci.