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L'amore (Racconto)

Un insegnante, una classe e le fottute manie per quei viaggi in Europa. Era una storia già nota. In genere gli insegnanti amavano cose così, tipo lo yoga, i film, donne rosa profumate fin nelle unghie dei piedi, case spicciole, ben arredate e con ogni tipo di comodità, cibo salutare, lezioni di salsa e appunto quei fottuti e noiosi viaggi in Europa.
Ma Jack era un insegnante diverso. Lui amava la bottiglia.
Prima di ogni lezione si faceva sempre un cicchetto, qua e là, in giro per i parchi, e le sue lezioni avevano un brio e una classe che tutti gli altri professori dell'istituto gli invidiavano. Gli studenti lo amavano. Per loro era Jack il divoratore.
Quella mattina si alzò pressappoco alle 5. Andò in bagno e vomitò una pasta gialla nel fondo del gabinetto. Si sciacquò la faccia e digrignò i denti; i suoi denti avevano un aspetto orribile; davano sul grigio e le gengive sembravano voler esplodere da un momento all'altro. Colpa del fumo, pensava, delle 60 sigarette che fumava ogni giorno e del bere, che, a parte i tanti benefici psicologici che gli portava quotidianamente, lui sapeva l'avrebbe, un giorno o l'altro, distrutto.
Jack era un uomo cazzuto. Il bere gli dava quella energia psichica che solo le alterazioni di coscienza sapevano dare a un individuo.
"Oh capitano mio capitano. Tutte stronzate." Pensava "La poesia non è questa roba qua. La poesia deve far tribolare lo spirito. Ci vogliono parolacce, rutti, sputi, una buona dose di santa ironia. Ci vuole il nerbo, questo ci vuole."
La sera prima avevano dato alla tv L'attimo fuggente. L'aveva visto, con quel sano pregiudizio con cui si accostava a ogni genere di film che parlasse della scuola.
Alle 6 e 30 andò in un parco, poco distante da casa sua. Si stese nell'erba fresca del primo mattino ed estrasse da una busta per la spesa color amaranto una bottiglia di scotch. Bevve per un ora, guardandosi intorno, pensando alla fuga in Polinesia che Ada gli promise trent'anni prima.
Ada non ce l'aveva fatta. L'alcool l'aveva ammazzata e con lei tutti i sogni di eternità che conservava Jack. "Era una gran femmina italiana" pensava Jack " la vecchiaia è una faccenda noiosa e con lei, con Ada, forse, avrei raggiunto la stessa immortalità di Byron."
Così si diresse verso la scuola. Entro nell'aula, quella destinata alla terza c, la migliore classe dell'istituto. Vide quella sparuta comitiva di giovani promesse -il futuro del mondo- e pensò "Cristo, questa gente qui è la rivoluzione. Guarda quelle giovani meraviglie. Guarda i loro giovani capelli al vento e le loro mani così bianche. Loro scriveranno la storia"
Poi, con fare deciso ma gentile, disse" Salve gente. Oggi non parleremo di niente. Oggi parleremo d'amore. Ma non di quell'amore di cui parlano i poeti. Oggi parleremo dell'amore della strada. Dello sporco amore. Del vostro e del mio, di amore"
La classe sussultò in un vociare eccitato.
"Lee, dimmi, ti sei mai innamorata?"

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1 recensioni:

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  • Vincenzo Capitanucci il 14/07/2016 07:56
    Per me l'amore è una creatura flessuosa che s'aggira nella mia mente, che fa le montagne russe sulla mia mente e le sue gambe e il suo sedere e le sue labbra e le sue mani mi si sono impresse...(La Polinesia è stata invasa da predicatori di ogni tipo.. cattolici.. protestanti.. Geova... luterani.. mormoni.. e hanno spento quella spontaneità selvaggia... )

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