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Berretto Giallo

Nuove cose aveva iniziato a vedere, Jennifer, dalla sera della festa; cose che comparivano ogni tanto al lato del suo campo visivo o che sentiva, con le orecchie o con il corpo; “cose” perché non sapeva bene come altro chiamarle: sagome umane, qualcosa che si muoveva nella stanza, per la strada, nel giardino; alle volte la coglievano brividi improvvisi e capelli dritti, un pizzicore alla base della nuca; le poteva capitare anche di sentire un mormorio indistinto, una voce lontana, l’eco di un pianto, ma erano episodi rari.
All’inizio questi avvenimenti l’avevano resa inquieta, l’avevano anche spaventata un bel po’; temette pure di stare perdendo il senno; poi, parlandone con Theodore, si era resa conto, effettivamente, che erano qualcosa di simile a segnali radio od ologrammi, cose, insomma, non poi così pericolose come temeva; Teddy le aveva chiamate “larve”; riteneva fossero energie impresse nella nostra realtà da parte di persone non più in vita, incapaci quindi di fare del male, sempre che chi le vedesse non si lasciasse cogliere dal panico e combinasse qualche disastro.
-    Fantasmi? gli aveva chiesto Jinny
-    Non proprio, le aveva risposto; o meglio: un tipo di fantasmi; senza una volontà propria, uno spirito sempre “attivo”; come l’immagine di un film proiettato da un’altra dimensione.
Theodore aveva anche sostenuto che le facoltà che Jennifer stava mostrando fossero caratteristiche di una medium; era riuscito quasi a convincerla che fossero un dono, anziché una disgrazia come la ragazza, in un primo momento, temeva.
  Aveva imparato, quindi, ad accettarne le presenze, Jinny, spingendosi finanche a toccarne una: aveva sentito come una sorta di formicolio alle dita, un brivido lungo la colonna vertebrale e l’apparizione si era dissolta nell’aria.
Probabilmente aveva ragione l’amico; il punto era come far divenire le sue doti un dono anziché una scocciatura. Questo accadeva l’Estate precedente.
Dopo un anno, il rapporto di Jennifer con le larve stava risolvendosi per il meglio, finché un giorno...

  Si era svegliata con una sensazione spiacevole; una sorta di ansia le attanagliava il petto, rendendole difficoltoso perfino respirare. Quando la cugina andò a chiamarla per andare al mare, le disse che l’avrebbe raggiunta; entrò quindi in bagno e si fece una bella doccia fredda. Francoise, dal canto suo, raggiunse gli amici ai bagni Regina.
  Erano tutti presso il molo, la “loro” Rocca delle Scimmie, prodighi nello sperimentare o nel perfezionare tuffi di ogni sorta. C’era anche Andrè, l’enorme fratello di Jerry, che si adoperava nel lanciare in aria chi se la sentisse di farsi catapultare come un sacchetto di sabbia. Dusty e Sharon erano fuori con la barca del ragazzo, intenti a navigare con il vento, e sarebbero tornati solo nel tardo pomeriggio.
Tom andò incontro a Francoise e le stampò un bel bacio sulla bocca ma subito si accorse che la ragazza aveva i pensieri altrove; interrogata da Simone e Christine disse loro che Jinny si sentiva poco bene: aveva iniziato a comportarsi in modo strano, come quando, l’anno prima, vedeva i fantasmi di quei marinai; le era apparsa vigile, quasi tesa quella mattina; si guardava intorno circospetta come aspettandosi qualcosa di tremendo da un momento all’altro.

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