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COME IN UN SOGNO

Sally aprì gli occhi. Era un po’ stordita, ma non aveva più freddo, si sentiva al caldo ed al sicuro. Si guardò intorno e non credette ai suoi occhi, osservò bene l’ambiente circostante e pensò di stare in un sogno, in un magnifico sogno. Sì, molto probabilmente stava ancora sognando!
Era sdraiata su uno splendido letto a baldacchino, le coperte erano fatte di seta morbida e liscia, tutt’intorno aveva lo splendore più completo. C’erano due divani enormi e rossi posti al centro della stanza, un lungo tappeto in mezzo, il pavimento in parquet, in fondo il camino era acceso, dalle finestre enormi penetrava una luce tenue che le accarezzava il viso. E poi grandi specchi, almeno tre o quattro e quadri, tanti quadri, come in un appartamento reale ed un enorme lampadario al centro.
Sally guardò la sua immagine riflessa in uno degli specchi, sembrava più bella che mai, raggiante, e pure non riusciva ancora a capire.
Si alzò dal letto e si avvicinò allo specchio, guardò nuovamente la sua immagine riflessa, non riusciva a crederci: gli occhi azzurri sembravano il riflesso dell’acqua limpida dei Carabi; i capelli biondi e riccioluti brillavano come i raggi del Sole. Era tutto splendido e lei lo sembrava ancor di più.
- È permesso?-
La porta si aprì e sbucò un uomo, non lo conosceva, non lo aveva mai visto, ma le sembrava così buono, così “pulito”, non ebbe paura di vederlo avvicinarsi. Sembrava vicino alla sessantina, teneva una barbetta incolta grigiastra come i suoi capelli stempiati, vestiva in giacca e cravatta e teneva un grosso sorriso stampato sulla fronte.
- Mi scusi se la disturbo miss Sally, volevo solo accertarmi che stesse bene-
La ragazza sobbalzò dopo quelle parole.
- Come fa a sapere il mio nome? -
- Bè, diciamo che la conosciamo bene?"
Imperterrito continuò il suo discorso, sembrava non si fosse accorto della paura che si era stampata sul suo volto.
- La voglio informare che nell’armadio troverà roba di suo gradimento e che la cena è servita sul tavolo -
Sally fu per un attimo abbandonata dalla paura e sopraffatta dalla curiosità, si precipitò subito all’armadio e trovò un po’ di belle sorprese. Vestiti, vestiti a bizzeffe e scarpe splendide, tutto ciò che la sua vita non le aveva permesso di avere sembrava fosse arrivato in pochi minuti. E poi la cena. Vide su un tavolino diversi vassoi coperti, ne scoperchiò un paio e trovò delle meravigliose prelibatezze: pollo, aragosta, pasta ed una bottiglia di champagne messa in un secchio pieno di ghiaccio.
Ricordava gli anni duri dell’infanzia, l’orfanotrofio e poi quando aveva raggiunto i diciott’anni “l’abbandono”. Non le era rimasto nulla neanche un tetto, era rimasta sola, senza nessuno. Quelle odiose persone non avevano accettato neanche l’affidamento a quella famiglia italiana, quella splendida famiglia italiana. Quelle odiose persone l’avevano tenuta nel loro inferno e dopo l’avevano abbandonata portandola in un inferno ancora peggiore: quello della strada. Lì in Ucraina faceva freddo, tanto freddo, quel freddo che entrava nelle ossa. Si era addormentata su una panchina, aveva una coperta addosso oltre che degli stracci che usava per vestirsi. Ora invece sembrava di stare in una reggia, quell’uomo le aveva offerto cibo, caldo, vestiti, bellezza e splendore, tanto splendore, quello che non aveva mai visto.

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3 commenti:

  • Samuele Pastorino il 11/03/2011 05:21
    Bellissimo racconto, ma ad essere sincero avrei visto meglio una conclusione più strana... tipo che il signore sulla settantina fosse un proprietario di un locale a luci rosse e che l'avesse trascinata in un nuovo terribile inferno, come a dire che al peggio non c'è mai fine... comunque complimenti è un'ottima opera!!!

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