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Jimi

Jimi non era un ragazzo come gli altri e odiava quando gli altri s'impegnavano a farlo sembrare come loro.
Da quando era nato non aveva fatto altro che osservare in disparte le altre persone agire, ora secondo la concezione di quelle persone che agiscono, loro vivevano e lui no.
Secondo Jimi quelle persone che "vivevano" e che avevano così tanto bisogno di darlo a vedere, erano semplicemente persone tristi, incapaci di dialogare con la loro mente, costrette a dover fare qualcosa per poterlo ricordare, costrette a lasciare segni indelebili ovunque, su ogni cosa.
Per lui non era così, a vivere la vita come gli altri si sentiva un attore, perchè anche con tutta la volonta della sua mente non riusciva a cogliere in quell'attività nulla che potesse riempirlo e soddisfarlo, preferiva leggere, pensare, e sopratutto sognare, perchè durante i sogni poteva realizzare i suoi pensieri.
Quando le persone muoiono di loro non rimane nulla, le loro anime scompaiono, diventano niente, smettono di esistere.
Quando morì Jimi la sua entità non scomparve, la sua mente rimase intatta, avvolta su sè stessa com'era, costretta a vagare all'infinito per lo spazio, non poteva agire, non poteva fare nulla, solo pensare, solo sognare.

Jimi ora vaga in eterno per l'universo, unico superstite alla vita, aggrappato alla sicurezza di poter pensare, la sua più grande sofferenza.

 

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5 commenti:

  • Umberto Briacco il 19/06/2007 13:13
    Scritto onestamente, senza infamia e senza lode. Se intuisco una morale non la condivido, non pienamente. 7
  • francesco gallina il 18/06/2007 12:46
    Breve, ma efficace. Bravo.

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