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Un mistero di campagna

Una notte d'autunno sono nella mia cameretta nella casa di campagna dello zio ma non riesco a dormire.
Sento il vento autunnale che sibila. Sento il lontano frusciare dei pioppi.
Ma a volte sento anche un altro rumore, più acuto e preoccupante. É una specie di fischio o grido e non riesco a capire da dove provenga.
Devo essermi addormentato. Mi sveglio all'improvviso nel cuore della notte sentendo dei tonfi giù in cucina. Aspetto un altro poco. Ancora i rumori inspiegabili; stridii acuti, tramestìo.
Questa volta non posso sbagliarmi. C'è qualcuno giù, forse un ladro. Negli ultimi tempi sono scomparsi dei vitelli nelle fattorie vicine.
Mi alzo piano, prendo il lumino e senza far rumore esco nel corridoio. Socchiudo la porta della camera dello zio e lo vedo disteso sul letto con gli occhi aperti. Mi fa cenno di entrare. Anche lui ha sentito i rumori perciò si alza, indossa gli stivali e mi precede in camicia da notte.
Entro nella stanza del nonno: poiché soffre di insonnia sta seduto vestito sul letto a fumare la pipa. Pure lui ha sentito i rumori così prende il suo bastone e mi segue.
Spengo il lumino e tutti insieme scendiamo la scala passo dopo passo sforzandoci di non fare rumore.
Arrivati giù ci fermiamo sulla soglia a guardare. La cucina è immersa nel buio. Strisce di luce lunare entrano dalle fessure alle imposte.
Allora avanziamo piano fino a raggiungere la saletta. Anche qui buio e la luce lunare che entra dalle fessure della porta. Mio zio accende un fiammifero, poi accende la lucerna.
La visita alle due stanzette inferiori è presto fatta. Le porte sono sbarrate con i catenacci, le finestre sono chiuse e munite di inferriate. Io guardo nel secchiaio e nel sottoscala.
Per scaricare la tensione ci mettiamo a chiacchierare prima di ritornare a letto. Il rumore, una specie di grido aspro e acuto, si fa sentire vicinissimo questa volta mettendoci in allarme. Nel silenzio che segue ci voltiamo tutti verso la porta chiusa che immette nella legnaia. É piccola e robusta, sbarrata con due ganci e due catenacci. Mio zio la indica parlando sottovoce:
"Qualcuno è entrato nella legnaia."
Ci avviciniamo piano alla porta che abbiamo varcato tante volte, ma che adesso appare inaccessibile e pericolosa. Lentamente sfiliamo i catenacci. Mio zio dopo aver atteso un poco sferra un poderoso calcio con gli stivali mandandola a sbattere contro il muro. Poi mette il braccio in avanti illuminando con la candela la stanzetta piccola e squallida, riempita di cataste di legna per l'inverno.
Scendiamo i due gradini. Non c'è nessuno nemmeno qui. Ci fermiamo nel centro della stanzetta sotto le travi basse guardando tutto intorno.
Un sibilo sottile e rabbioso ci fa sobbalzare. In cima a una pila di legna c'è il nostro gatto che soffia con il pelo ritto e la schiena inarcata. Sembra irriconoscibile. Con un salto corre giù, infila la porta della cucina e scompare.

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2 commenti:

  • cesare massaini il 14/04/2013 22:03
    molto bello e interessante!
  • sara rota il 22/09/2007 10:24
    Racconto carico di emozioni. Bravo. 8

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