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Esopo Oggi

C’era una volta un asinello. Non pensate che avesse chissà quali ambizioni, era un asinello che ogni giorno trasportava i pacchi che il suo padrone gli caricava sulla groppa dalla baita in montagna al mercato, giù, a valle.
Era un asinello ammaestrato e molto intelligente e ormai il padrone gli lasciava fare il tragitto da solo, per poi passare a prendere il denaro dai mercanti a fine settimana.
Accadde un giorno che mentre era soprappensiero l’asinello sentì sotto al suo zoccolo qualcosa di tagliente. Era un pezzo di vetro.
“Dannazione!” " Esclamò " “Chi ha lasciato qui questo coccio? Deve essere stato sicuramente un ubriacone! Da oggi lo porterò sempre con me, per ricordarmi di non bere se mai avessi voglia di farlo.”
E con un gesto abile del muso, afferrò il pezzo di vetro e lo infilò in una delle sue sacche che aveva sulla groppa.
In un allegro periodo della sua vita condivise tutti i giorni la strada che portava al mercato con il cavallo del fattore vicino del suo padrone e con lui il tempo volava. Parlavano del più e del meno, dei loro sogni, dei loro amori.
Ma un giorno il fattore arricchitosi comprò un altro cavallo per raddoppiare la merce trasportabile e da quel dì il cavallo suo amico non aveva occhi che per il suo simile.
L’asinello si sentiva profondamente triste e anche rabbioso. Vide sul sentiero un vecchio ferro di cavallo. Lo afferrò e lo mise nella sua sacca.
“Sono contento dopotutto. Ho imparato che non bisogna mai fidarsi di nessuno. Pensavo fossimo amici, ma solo perché facevamo lo stesso sentiero. Non dimenticherò facilmente”.
Il tempo passava e l’asinello continuava a raccogliere oggetti che gli ricordavano episodi della sua vita, continuando ad accumularli nella sua sacca, sicuro che un giorno gli sarebbero serviti.
Ormai aveva con sé un frammento di bastone di quel giorno che il padrone lo aveva picchiato ingiustamente, perché pensava fosse stato inefficiente ed invece era il mercante che aveva preso più del dovuto. Aveva un vaso che era caduto dalla sacca dell’asinella più bella che avesse mai visto, ma che non lo aveva degnato di uno sguardo.
Aveva una spugna che ogni giorno riempiva d’acqua per ricordare i giorni di pioggia sotto i quali aveva marciato incessantemente, mentre tutti gli altri muli e cavalli erano rimasti al sicuro nelle loro stalle.
Lui sì che era efficiente. E c’erano i suoi svariati oggetti a ricordarglielo.
Arrivò un giorno in cui una frana bloccò il suo sentiero abituale.
Un evento inaspettato, che lo sconvolse. Ormai era in grado di camminare quasi ad occhi chiusi.
Decise dunque di prendere una nuova strada, che lambiva il fiume, portando lo stesso a valle.
Cominciò ad esplorare il sentiero timoroso ed insicuro. Ma pianopiano prese confidenza dell’ambiente e cominciava a pensare che avrebbe preso un sasso di quel giorno speciale.
Costeggiando il fiume vide dalla parte opposta in linea retta, il villaggio in lontananza. Era ahimè costretto a guadarlo, poichè non c’erano ponti. Decise il punto migliore per l’attraversamento e si fece coraggio notando che l’acqua non era alta.
Ma man mano che andava avanti sentiva di essere sempre più affaticato. Il peso sulla sua groppa diventava progressivamente più insostenibile. Pensò se ci fosse qualche oggetto tra i suoi che fosse in grado di aiutarlo, magari una corda, ma non capiva che erano proprio quegli oggetti a mandarlo a fondo.
Si guardò un’ultima volta intorno priam di sentire di affogare, per vedere se qualcuno era venuto a salvarlo. Ma c’erano solo lui, e la sua sacca.

 

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4 commenti:

  • Graziano Ciocca il 14/08/2007 20:05
    Non so se questa sia la sezione adatta.. In realtà non è una favola semplicistica, sebbene riprenda le metafore tipiche dell'autore citato nel titolo.
    Commento solamente dicendo:

    Se Esopo avesse scritto favole oggi, non avrebbe scritto la morale alla fine. A voi trovarla.