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sera di pioggia

La pioggia batteva forte nel cortile di casa, tamburellando allegramente sul selciato.
Con il naso quasi incollato alla finestra guardavo le gocce di pioggia che, sul vetro, si rincorrevano allegramente.
Era quasi l’imbrunire, il giorno stava lentamente cedendo il posto di sera, le giornate si erano di molto accorciate e le ombre della sera si presentavano, ormai, sempre più presto all’appuntamento: l’inverno era di nuovo alle porte.
Un lampo all’improvviso squarciò il cielo, illuminando il paesaggio intorno e disegnando grossi rami luminosi nella lavagna scura del cielo: pioveva veramente tanto quella sera.
Pensavo a mio padre, chissà dov’era adesso e cosa stesse facendo in quel momento.
Io al riparo ed al caldo della casa, lui magari sotto la pioggia o in auto, guidando verso casa, in quel temporale che non dava tregua.
Sarebbe sicuramente tornato bagnato come un pulcino: odiava l’ombrello.
Avrebbe sicuramente appeso il suo impermeabile chiaro accanto al camino, ad asciugare, appongiando sopra il cappello a larghe falde.





Mi avrebbe poi sorriso, sorpreso come sempre dalla mia curiosità nel seguire i suoi gesti, sì, mi avrebbe sicuramente sorriso, per un breve istante, ma come solo lui sapeva fare: mio padre sorrideva poco.
Un uomo silenzioso, dallo sguardo triste ma intenso, quasi misterioso ed impenetrabile, ma spesso
Io intuivo i suoi pensieri e di solito uno sguardo mi bastava per capire e per capirlo.
Mio padre non parlava quasi mai.
Mi ero sempre chiesto perché di questo suo modo di essere, probabilmente parlava troppo
Durante il suo lavoro, faceva il rappresentante ed era sempre in giro per la provincia…
Forse per questo parlava così poco a casa… al contrario di mia madre.
Una donna tutta d’un pezzo la definivano chi la conosceva bene, un’ottima donna di casa e famiglia
per tutti, una santa donna, per il parroco, un’ottima mamma cui volevo bene secondo il mio giudizio, che parlava molto, forse tanto…
Mio padre, invece non parlava quasi mai.
Anche quando eravamo a tavola, egli mangiava quasi in silenzio, ascoltando doverosamente mia madre, con pazienza e senza controbattere.
C’era, per mia madre sempre qualcosa che non andasse per il verso giusto, ma lui non si lamentava quasi mai, annuiva e a volte rispondeva semplicemente: -Hai ragione, facciamo come vuoi tu-, con gli occhi tristi, ma solo chi lo conosceva bene poteva capirlo.

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4 commenti:

  • Donato Delfin8 il 30/11/2008 01:16
    Fantastica! Ti invidio sai? Grazie
  • andrea veneruso il 05/10/2007 09:28
    L'ho letta golosamente, bella ciao Stellina

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