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SABRINA, UN MESSAGGIO, TANTA RABBIA, TANTE SPERANZE …
Bel viso, trucco appena accennato, pettinatura alla moda, sobria ma molto elegante, sorriso tirato. Una volta i giornalisti dovevano essere preparati, oggi devono bucare il video.
Quasi non respira, sputa le notizie, se non gridi sei fuori. In sottofondo la musichetta della sigla, i nostri titoli: Quattro morti sulla Salerno " Reggio Calabria per un incidente provocato da un ubriaco che imbocca la corsia sbagliata. Stuprata un’anziana signora a Positano, speriamo sia stato un marocchino, questo non lo dice, ma lo si intuisce dall’espressione. Si allunga la lista dei morti a Scampia, una faida che dopo il primo omicidio, datato duemilaquattro, è continuata con cadenza quasi quotidiana, una ferocia sempre crescente, ad ogni ora del giorno e in luoghi affollati. Napoli è la città con il tasso di criminalità più alta … e via con le statistiche, borseggi, intimidazioni, omicidi. Naturalmente non manca il servizio sui rifiuti, riprese agghiaccianti, montagne di immondizia, gente che grida frasi incomprensibili, ma non c’è bisogno di traduzione, tanto l’importante è fare clamore, gridare allo scandalo (che in questo caso non richiede nemmeno molto sforzo), l’importante è il servizio, finito quello, chissenefrega …….
Meno male che hanno inventato il telecomando. Cambi canale, sta partendo un altro Tg, poco male, altro bottone, la replica dell’Isola dei Famosi, ultimo tentativo: Maria De Filippi è alle prese con una casalinga in lacrime; basta, tasto rosso e ti dedichi ad altro.
Non te ne accorgi, ma un po’ per volta, anche tu ti abitui, fiction e realtà si fondono, quando ti stanchi, spegni. Peccato che per la miseria non abbiano ancora inventato il telecomando. Peccato che i morti siano veri. Peccato che tanti, troppi facciano finta di niente. Perdi il sorriso, ma è solo un attimo, qualcuno ti chiama, qualcosa ti distoglie e passi oltre. Ti dispiace, ma che ci puoi fare, mafia, camorra, criminalità, politica, meglio stare alla larga.
Si. Ma dove?
Da chi?
Un bel muro dopo Firenze, ecco cosa ci vuole.
Sorridi, ma se leggi le dichiarazioni di Gentilini, il sorriso svanisce subito: Serve la pulizia etnica, qui a Treviso non c’è nessuna possibilità per culattoni e simili. Gay, terroni, arabi, non si possono sopprimere, purtroppo, ma gli si puo rendere la vita molto dura. Te la do io la sinagoga …
Per fortuna non vivo a Treviso (città stupenda …), per fortuna, a Bologna siamo diversi, più sofisticati, noi abbiamo imparato (noi siamo imparati, direbbe il mio amico Orazio, romano di nascita e beduino d’adozione), però anche mafia, camorra, ’ndragheta hanno imparato, guanti bianchi, attività legali, beneficenza. Avvocati, ingegneri, commercianti. Quando poi ci scappa il morto, puoi sempre cavartela dicendo che anche qui, ormai sono tutti extracomunitari e terroni.
Ok. Televisione spenta, il noir che sto leggendo peggiorerebbe la situazione; in quanto a morti, James Ellroy non ha rivali, finti per fortuna, ma alla lunga cadi in depressione comunque.
“Andiamo in spiaggia?” Bella prospettiva, non trovo scuse credibili, per fortuna mia moglie si è incamminata senza nemmeno aspettare la risposta. Trent’anni di matrimonio conteranno pure qualcosa.
Il portatile sonnecchia sulla cassapanca. Qualche titubanza … due passi in rete non fanno mai male, magari mi tuffo in una favola per bambini, ma non ho più l’età per giocare con elfi e folletti e scelgo il solito sito di racconti e poesie, un rifugio per migliaia di persone che ogni tanto decidono di staccare, una comunità virtuale, con le sue regole, le sue gerarchie, con tanto di voti e commenti a ciò che scrivi (ma questa è una libera scelta), ci sono gli utenti amici, le opere preferite, i messaggi diretti, ma rigorosamente anonimi, fai molte conoscenze, virtuali ma piacevoli, insomma ti senti al sicuro. Anche le opere non sono male, forse un po’ troppo personali, molti racconti sono in realtà pagine di un diario che si ha voglia di condividere, poesie tristi, malinconiche, amori impossibili, amori finiti, poca politica, molti credenti …. qualche bigotto, che trasgredendo l’insegnamento di Gesù non ha capito che voler imporre l’atto di fede è un’arroganza peggiore del dubbio.
Un’opera a caso ….
Non ho mai pianto per aver perso qualcosa ….
Ma per non averla ottenuta …
Allo stesso modo mi sono disperata per una storia mai iniziata, piuttosto che per una già finita …
Belli questi versi, tempo fa, ho scritto qualcosa di simile. Curioso, leggi, rileggi, inquietudine, tristezza, malinconia, ma anche una feroce voglia di farcela, di non rassegnarsi. Sbirci la scheda dell’autore, scopri che è un’autrice: una giovane donna di Napoli. Almeno così riporta la scheda. Napoli, oggi sembra esserci un filo invisibile che mi lega alla città partenopea. Magari gioco al lotto … ma le mie conoscenze in fatto di cabala, si fermano al 47, morto che parla, i morti di Napoli però non parlano. Lasci un commento. Non è solo abitudine, ma il desiderio di lasciare un segno. Spegni il PC. Per oggi basta, non mi sono fatto mancare niente. Forse sarebbe stato meglio un bagno, un po’ di sole, forse i due passi sarebbe stato meglio farli in pineta. Forse … ma così l’avrei data vinta a mia moglie.
Comunque, domani è un altro giorno e …..
…. invece trovi un messaggio di risposta, Sabrina ti ringrazia per il commento, ma va oltre, racconta i suoi sogni, di quanto ama la vita, scrive di Napoli, di quanto sia problematico immaginare un futuro in questa città, racconta di ali, di libertà, di Firenze, di Parigi. Un pezzetto della sua vita, un pezzetto della vita di tanti, se ci pensi, anche della tua.
Quante volte sono stato a Napoli? Qualche sguardo frettoloso …. Ti rivedi a Santa Lucia, nel ristorante alla moda, ripensi alla superficialità di quelle serate, il caffé dal Professore, a mezzanotte. Il fastidio per il baccano di un gruppo di disoccupati che alzano cartelli e gridano. Ti torna in mente l’espressione del tassista, quando gli chiedi se può passare per Secondigliano, ti guarda come si guarda un deficiente. Guarda un deficiente.
Rivedi quell’espressione sulla faccia di tua moglie, perché non ti decidi a raggiungerla a tavola “neanche in ferie riusciamo a mangiare insieme, possibile che tu non sappia fare altro che star seduto davanti al computer?”
* * *
Stesso telegiornale, stessa giornalista, stesse notizie: disgrazie, incidenti, morti.
Oggi la prima pagina spetta a Brescia, hanno ammazzato una ragazzina, Brescia, Napoli, Palermo, non c’è differenza, guardi il telecomando, ma non spingi nessun bottone, ripensi a quel messaggio, presti più attenzione, forse è proprio l’attenzione la chiave di tutto, forse il rumore, le luci, gli effetti speciali servono a questo, a impedire di riflettere, a impedirti di capire.
Vorresti parlane con qualcuno, ma sei solo. La tastiera c’é, puoi sempre scrivere, le dita battono sui tasti velocemente, quasi senza consultarti, i pensieri combattono una loro personalissima battaglia, un rivolo di sudore ti scende dalla fronte, sembra voler a tutti i costi interrompere il ticchettio, impedirti di continuare, ti senti come quegli stronzi che mandano l’obolo al programma PIAGNISTEI&MISERIE, che raccoglie fondi per permettere ad un bambino di essere operato a New York (un bambino malato lo trovi sempre e ….), ma taglierebbero la mano al ragazzino slavo che gli chiede la carità. Loro tacitano la loro coscienza con cento euro, tu con un racconto pieno di buoni proponimenti. Il solito buonismo.
No, cazzo. Allora dovrei anche rinunciare alla mia adozione a distanza perché non risolve i problemi dell’infanzia nel mondo? Non rinuncerei mai al sorriso di Ingra, ho perfino comprato il corso di spagnolo, prima di scoprire che le lettere sono scritte in portoghese … Ma cosa c’entra, perché ti perdi, rientra in tema, soprattutto rientra in te.
Scrivi. Non aver paura dei commenti, non temere la sufficienza, l’indifferenza. Non pretendere che tutti capiscano, condividano …. Chi pianta datteri, non mangia datteri. Ci mancava solamente il detto cretino ….
Scrivi. Scrivi.
Una volta dicevano: ne uccide più la penna della spada, chissà, forse oggi la tastiera può salvarne altrettanti, solo che molti di noi non lo sanno.
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