< È quasi mezzanotte, ma sì, dai, per l'ultima corsa prima di nanna vi accompagno io.>.
Discorsi mentali, telepatici, di comunicazione autentica tra me e i miei cani. Non sempre sono necessarie le parole: un'occhiata, un sorriso, un gesto ed è sintonia.
L'aria fresca cancella dalla memoria la calura estiva giornaliera; il cielo, cupo setoso velluto ricamato da strass, invita a meditabondi pensieri.
Mi siedo su una panchettina di legno frutto del casalingo armeggiare di mio papà, non ho fretta, domani lavoro di pomeriggio e mi posso svegliare più tardi.
Duska e Bottone iniziano a rincorrersi; Rubra, seduta, annusa interessata un ciuffo d'erba vicino a un vaso; Glove scava come sempre una buca.. prima o poi mi slogherò una caviglia in una delle sue buche.
"Oh, guarda qua, un intruso!". Il suo lento procedere mi incuriosisce. Flash back di ricordi risveglia una vecchia filastrocca infantile: "Lumachina, lumachina, tira fuori le tue cornina..".
Progressivamente avanza apparentemente spavaldo, lasciando dietro sè traccia rivelatrice. Le antenne vibrano curiose nell'aria, non sembra consapevole della mia presenza, così decido di sfidarlo, provocando l'incontro.
"Allarme, pericolo! Oggetto sconosciuto a dieci gradi nord!".
Mi sembra di sentire l'eco di queste parole rimbombare nel suo guscio, dopo aver sfiorato il dito, che, impunemente, gli avevo piazzato davanti.
Ma la curiosità è un demone tentatore ed è impossibile resistervi. Così piano piano inizia l'avanscoperta verso la mia mano, che immobile lo attende.
Che strana sensazione sentirlo scalare prima un dito, poi il dorso: è meticoloso, preciso nel procedere, quasi mi radiografasse...
"Navicella a comandante: l'ispezione e l'analisi rivelano un terreno di età variabile: trenta- trentacinque anni al massimo. <Azz.. me la porto bene l'età.>-penso- Nessun rilievo negativo.". Chissà, magari nella sua testolina a scandaglio sta avvenendo proprio ciò che immagino.
Prosegue, però, la mia sfida: sollevo la mano, piano, senza sbalzi per non intimorirlo.
Veloci le antenne si agitano sospese nell'aria, ma non sembrano cogliere la variazione di pendenza, anzi è tranquillo, quasi divertito.
Una lumaca allegra, bella questa, eppure non ci sono esche alla birra nel mio giardino, forse è solo di buon carattere.
Adesso è sulla punta del mio dito, mi sembra Messner sul K2: striscia, si allunga, nemmeno dovesse prendere il volo.
Con cautela e delicatezza inizio ad accarezzargli la pancia, mentre dondolo piano la mano che lo ospita.
"Mmm, che sogno: una poltrona automassaggiante!!".
"Ma come, non eravamo in una navicella- penso- va bhè, potere della fantasia.".
"Guarda come dondolo, guarda come dondoloooo...".
Adesso canta pure, roba da matti, mi sembra che ci abbia preso gusto.
Quasi mi dispiace doverla lasciare, ma Bottone mi guarda torvo: di sopra lo aspettano i suoi biscotti e lo stomaco reclama.
"Ciao amico, ci si rivede.. alla prossima!".
"Avanti truppa, tutti a nanna.. l'ultimo che entra paga pegno.".
E di solito sono sempre io.
Questo è il racconto di un episodio accadutomi quest'estate, quando una lumaca in vena di dolcezze mi ha fatto capire che l'amore è veramente un sentimento universale, che accomuna tutte le creature, anche le più elementari.
novembre 2007