La prima volta che la vidi mi trovavo nel reparto casalinghi di quel centro commerciale.
Ancora oggi, nonostante tutto, resto convinto non fu altro che amore a prima vista; un vero e proprio colpo di fulmine, come si suol dire.
S’avvicinò pacatamente, senza preoccuparsi affatto delle persone alle quali impediva il cammino. Ci guardammo a lungo, e l’insistenza del suo sguardo m’imbarazzò a tal punto che frenò ogni mia intenzione di volerle parlare.
Eravamo oramai a pochi centimetri l’uno dall’altra, mi sfiorò delicatamente con la sua mano quando, in quella, qualcuno richiamò la sua attenzione, tanto che indietreggiò di diversi passi.
Tale sua mossa la fece immediatamente sembrar lontana anni luce dalla mia anima; avrei voluto fermarla ma, oramai, pareva del tutto rapita da parole e movenze di quell’estraneo.
Eppure, quella sera, salii in auto con lei e, dopo poco più di un’ora, eravamo a casa sua.
La mia nuova presenza non pareva affatto imbarazzarla: sedeva sul divano vestita solo d’una maglietta rosa e pantaloncini verde mela. Quanto erano belle le sue gambe: lunghe e snelle, ed i suoi seni, ed i suoi lunghi capelli biondi che sembravano voler velare ad occhi indiscreti la turgidezza dei suoi capezzoli.
Si chiamava MariaSilvia, per me sinonimo d’amore e di passione.
“Vedrai che sorpresa!”, mi disse sorridendo quando sentì il campanello suonare.
S’avviò ad accogliere l’attendente e quel suo ipnotico sorriso sereno con il quale mi congedò, cancellò ogni mia paura per una qualunque possibile conseguenza negativa ed inaspettata.
Dopo pochi istanti si presentò nuovamente a me in compagnia d’un ragazzo. Egli non mi guardò con aria di sfida, di gelosia, o d’invidia, al contrario, sorrise similmente a lei, la quale, stringendogli forte la mano, esclamò indicandomi: “Ti piace il nuovo armadio?”.
Quella sera fecero l’amore per due volte sul divano, davanti ai miei occhi, mentre nessuno, purtroppo o per fortuna, poteva percepire il mio dolore.
Ringraziai per non essere nato quel divano e pregai affinché non fosse anche lui innamorato di MariaSilvia, poiché, al suo posto, avrei preferito morire piuttosto che sentire ogniqualvolta il suo corpo nudo, caldo ed eccitato per una possessione fisica altrui.
Ma questi miei sentimenti erano, sono e per sempre rimarranno vane ceneri al vento, poiché mai e poi mai vi sarà modo di poterle parlare…
Voi umani! Vi ritenete così tanto superiori, eppur non sapete nemmeno cogliere le passioni d’un semplice armadio; di quattro misere assi di legno tenute assieme, mia eterna tortura, da una manciata di viti.
Dunque resto qui, isolato in questo mondo materialmente impercettibile, a contemplare e ricordare il mio amore per MariaSilvia, ogni lacrima versata per MariaSilvia, ogni movenza ed ogni abitudine di MariaSilvia, ogni volta in cui, con l’ausilio di quel suo simpatico straccetto bianco a fiori, mi toglie con cura la polvere di dosso, alimentando in me l’illusione d’esser parte integrante della sua vita, dei suoi pensieri, del suo cuore.