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Festa per anziani

Come l'anno scorso arrivo alla festa per anziani a Morubio, mi siedo in disparte e resto ad ascoltare la musica.
Una vecchia balla da sola col bicchiere in mano. Un'altra sta semisdraiata ed apre e chiude la bocca in continuazione. Un grassone ha un tremito al braccio e lo sguardo vuoto. Ma la maggior parte dei vecchietti e delle vecchiette ballano, bevono, ridono e si divertono.
Che effetto fa vedere la vita dall'altro lato? Quando le illusioni della vita sono tutte crollate, che cosa resta? Quando la bellezza è fuggita, la giovinezza è lontana, l'amore è finito. Forse rimane l'eco di questi tesori, rimane il ricordo e il desiderio di riviverli. O forse no. Forse i vecchi amano la pace che hanno raggiunto, disturbata solo dai problemi di salute.
Passa una vecchia col cappellino di paglia e lo scialle e mi dice:
"Buona sera. Si sta divertendo?"
Mi affretto a rispondere "sì", ma presto, prima che lei intraveda tutto il terrore della mia anima davanti alla condizione della vecchiaia.
La musica prosegue, i vecchi chiacchierano prigionieri nel loro mondo chiuso; i parenti conversano nel loro mondo e i nipotini giocano. Tre mondi separati; solo gli anziani possono vederli tutti e tre, perché li hanno abitati. Adesso li aspetta l'ultimo stadio, quello della morte. Molti vecchi lo immaginano come uno stato di incoscienza, come prima della nascita. Altri credono alle illusioni. Altri non pensano mai alla morte.
In momenti come questi io penso alla mia vita passata, mi rallegro per i momenti felici e mi rattristo per le sofferenze, gli errori, le occasioni perdute. Sono diventato uno scrittore. Un ragazzo un po' speciale è diventato un uomo un po' speciale. Diventerò un vecchietto altrettanto speciale? Ho tanta paura di non riuscire ad arrivarci.
I vecchietti cantano, l'uomo paralizzato alle gambe suona con l'armonica canzoni di 50 anni fa. Tutto è gioioso, ma è una gioia incrinata, una gioia voluta, una gioia artificiale. Dietro a questa breve gioia ci sono i muri bianchi della Casa di Riposo, ci sono i flebi, i letti, gli infermieri
E poiché siamo alla fine dell'estate li aspetta tutta la terribile noia dell'inverno, delle giornate tetre e monotone da trascorrere accanto al termosifone, guardando il gelo fuori dalla finestra. E in quelle stanze protette, soffici e riscaldate emergono le paure interiori, i terrori dell'anima; i rimorsi, i rimpianti, lo strazio di una vita consumata.
Passa una vecchietta con un bel vestito a fiori colorati. La sua pelle è grinzosa e pallida. In lei è tutto un contrasto: sembra la primavera e l'autunno insieme.
Arriva la sera. I raggi del sole al tramonto indorano le chiome dei tigli, penetrano fra i rami tessendo fili di luce.
Arrivano gli infermieri per trascinare le sedie a rotelle, per sorreggere chi fa fatica a camminare.
I camerieri sparecchiano unendo i rimasugli dei cibi per i numerosi gatti del cortile. Arriva uno zingaro, entra e stando in piedi mangia pasticcini rimasti e beve dalle bottiglie semivuote. È vecchio anche lui, ha i capelli grigi ma si vede che conserva una dignità che lo rende estraneo, per ora, a quel mondo di larve.
La festa è finita. Quasi tutti si sono ritirati. Un vecchietto è rimasto seduto su una panca. Un altro passeggia da solo in fondo al parco. Due vecchiette chiacchierano fra di loro.

Agosto 2001

 

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