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La Talpa di Babelel

Praticamente verso le 3 di notte molliamo le ragazze al locale e andiamo a casa mia. Io, Sandro e Federica. Conosci la mia camera; è un tugurio. A turno io e Sandro, all'insaputa di Fede andiamo in bagno a fare un paio di pippotti e poi beviamo alcune birre insieme a lei. Sandro ci fa una disquisizione sui vini e i vigneti siciliani.
"... sono secoli che da queste parti fanno il vino, ma il nero d'avola, o il bianco d'alcamo, o peggio, il corvo glicine, sono tutti vini che non baratterei col peggior vino friulano. Da quelle parti si che sanno come si fa il vino".
La Fede non sembra d'accordo:
"Magari è anche vero, poi a me il nero d'avola non piace, però la qualità del vino è subordinata al piacere che mi da berlo, più che alla provenienza geografica".
Io di vino non ne capisco molto, anzi secondo me il nero d'avola è un ottimo vino e vorrei battermi per far valere la mia opinione, ma non mi lasciano spazio per esprimermi, sembra abbiano questa conversazione in atto chissà da quanto e nonostante ci troviamo a casa mia, mi sento un pesce fuor d'acqua, quasi di troppo. Sandro ch'è un addetto ai lavori, cerca di far valere le sue opinioni argomentando con cognizione di causa.
"D'accordo Fede, sono d'accordo anch'io, però ti faccio un esempio che magari apparentemente non è molto attinente: metti che hai due piatti da cui poter mangiare, uno contiene caviale e l'altro contiene merda, magari per il tuo gusto la merda ti piace più del caviale, ma non puoi venirmi a dire che la merda è migliore del caviale solo per questo".
Questo ci trova un po' tutti d'accordo.
"Se poi usi lo stesso criterio nella valutazione del vino capirai che per me il miglior nero d'avola non può neanche lontanamente essere paragonato ad un buon barolo o un Chianti."
Il ragionamento di Sandro non faceva una grinza, tanto che preso atto di questo criterio valutativo, anche la benché minima mia intenzione di interagire nella discussione si avviluppa su se stessa lasciandomi... senza parole. Sandro si rende conto della mia empasse e mi invita a prendere un paio di birre in frigo, giusto per allentare la tensione atmosferica.
Quindi vado in cucina a prendere le 3 birre messina e penso che a me sta birra non piace e vorrei comunicarlo a miei amici, ma temo di innescare una nuova discussione da cui non potrei che venir fuori argomentando in base ai miei gusti e quindi dovrei cercare di convincere tutti dell'oggettività degli stessi. Una battaglia persa in partenza dato che ognuno ha i suoi e "de gustibus non disputandum". Mi avvilisce l'idea di dover riprendere la questione del nero d'avola, quando noto che Sandro mi ha lasciato sul ripiano di marmo un biglietto con su scritto solo: "per Max". penso: "e chi è sto max?", lo sollevo e trovo due piste di coca. Immediatamente ne attacco una e dimentico la sterilità dei nostri discorsi. Quindi ritorno in camera dove do' il cambio a Sandro. Lo vedo sparire dietro la porta e rimango da solo con Fede. Quasi sottovoce mi chiede:
"Ma Sandro ti parla mai di me?"
"No!"
"Dai non essere stupido, ho bisogno di sapere se gli piaccio!"
"Ti ho detto di no e anche se fosse diverso da così, per te non cambierebbe nulla. Al limite sono io a parlargli di te!"
"Dai Massimo, per favore dimmi solo se gli piaccio, se ti dice cose positive o no. Non voglio sapere di cosa parliate, solo vorrei sapere se lo fate".

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5 commenti:

  • Alfa Alfa il 03/03/2008 18:31
    Ugo. grazie per l'attenzione che (come sempre) presti alla lettura degli scritti. non che voglia difendere o promuovere l'uso di certe sostanze, anzi. il racconto non è autobiografico, anche se i personaggi cercano di fare di tutto per fare in modo che lo sembri (si ostinano a chiamare il narratore col mio nome e lui cerca di fargli capire che non si chiami così, nè credo che possa verificarsi un tentativo di emulazione per un personaggio che non riesce neanche a far valere le proprie opinioni neanche in casa sua. Comunque, per i giovani lettori: NON AVVICINATEVI ALL'USO DI CERTE SOSTANZE. per quanto riguarda la talpa, devo ammettere che sia assurdo che quest animaletto si trovi in un habitat così diverso dal proprio naturale. letterariamente, come ambisce in questo caso, si tratta di un simbolo paradossale, un pretesto per oltrepassare la cronaca e direzionare la comunicazione, verso un ambito surreale (per quello che significa), che metta il contenuto del discorso in secondo piano a favore di qualcosa più profondo (anche se indefinito), che poi è la ragione (il motivo) dello scrittore. noterai nei riferimenti relazioni alla "commedia dell'equivoco" (forse un po' per giustificare il tutto). Apprezzo i tuoi consigli ed avrò cura di tenerne attenzione nelle prossime prose.
  • Ugo Mastrogiovanni il 03/03/2008 14:44
    Piuttosto spinto l’inizio, lo faccio rilevare perché in questo sito scrivono anche alcuni ragazzi di 12 e 14 anni. Trovo gradevole la disquisizione sui vini siciliani, anche se gli accostamenti ad alcuni… piatti non soddisfa, così come l’accenno alla droga. I colloqui che seguono, anche se abbastanza corretti, non sono edificanti proprio per tutti. Piacevoli i momenti più emozionanti della vita dello scrittore e i riferimenti ai grandi del teatro. Mi stupisce la presenza di una talpa in casa; so che la talpa europea, un insettivoro mammifero della famiglia delle talpidi, vive prevalentemente sotto terra e, per la sua quasi totale cecità, detesta la luce; inoltre, siccome il suo peso non supera gli 80 grammi, sarebbe difficile gestirla; che trattasi di un animale diverso detto erroneamente talpa? Mi farebbe piacere saperlo.
  • Alfa Alfa il 29/02/2008 14:46
    Lupoalato in realtà sono una serie di racconti sulla talpa... la finalità è ludica (arrivare in fondo)... scrivo per scrivere... sarebbe interessante approfondire, ma lo spazio è limitato... grazie per avermi letto... (la fine non la conosco. aspetto il parere di federica e sandro). grazie per avermi letto lo farò anch'io... di notte
  • Anonimo il 29/02/2008 13:28
    Ma cè'è un seguito??? Sembra che continui... Molte sensazioni e pensieri!

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