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i colori di venere

Bozze di alcuni racconti del mio ultimo libro misteri, passioni, dialoghi, avventure... al femminile

La follia di Giulia

... Il mattino seguente una fortissima pesantezza alla testa mi impedisce di aprire gli occhi, una luce troppo violenta filtra dalle finestre, metto la testa sotto il cuscino, le tempie mi pulsano e il dolore non cessa.
«Giulia, hai il primo cliente alle nove, se non ti sbrighi arriverai tardi» urla una voce dalle scale.
Scale? Quali scale? Non ci sono scale a casa mia e nessuno ha quella voce.
Mi siedo di scatto sul letto, la testa tra le mani e gli occhi ancora chiusi, li apro appena e mi guardo intorno: la stanza è tutta bianca, il pavimento di marmo è bianco, i mobili sono bianchi, le tende sono bianche. Non ho la più pallida idea di dove mi trovo... forse in Paradiso!
Rallento i pensieri mentre strati di panico e ansia mi si appiccicano addosso. Mi alzo dal letto, il pavimento è gelido, giunge il rumore del traffico della strada, tutto è reale.
Scendo le scale irrigidita dalla paura, mi accorgo di avere indosso una sottoveste di seta nera che non ho mai avuto. Ho la salivazione a zero, i muscoli si irrigidiscono, sento solo i battiti del mio cuore impazzito.
La cucina è molto grande, modernissima, naturalmente bianca, c'è un grande tavolo di granito nel centro. Apro una porta di vetro a mosaico e mi trovo in una sala con un camino che troneggia e un grande divano a "elle". Le finestre danno sui tetti della città, l'appartamento deve essere su un piano molto alto di un edificio del centro.
È un sogno, non può essere altro!
«Questa notte non hai chiuso occhio» mi dice la voce di prima; mi giro di scatto e uno sconosciuto mi porge una tazza di caffè.
È un uomo di media altezza, sui quarant'anni, capelli brizzolati, occhi grigi, profondi, dal taglio allungato, sembrano di ghiaccio e una bocca sottile; un bell'uomo ma di una bellezza statica, priva di espressione. Non riesco più a contenere la paura, la sento uscire a getti violenti dal mio essere, prende forma, la vomito fuori.
«Non sto bene» quasi sussurro e almeno la mia voce è quella di sempre, anche l'odore della mia pelle è lo stesso, mi guardo le mani, mi tocco i capelli: sì, sono io.
«Disdici l'appuntamento delle nove, io chiamo il medico» si avvicina, odora di dentifricio ed emana un forte profumo di muschio. «No... non è il caso, piuttosto fammi un favore e disdici tu l'appuntamento» dico con quel poco di logica che mi è rimasto. «Va bene, ma lo sai che il Signor Franchi ha un debole per te e... questa volta cerca di non sbagliare la vendita, l'attico deve essere suo e di nessun altro!».
La voce che prima non aveva sfumature adesso si fa grave, aumenta di tono e mi mette a disagio, semmai ce ne fosse bisogno.

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5 commenti:

  • simona bertocchi il 30/06/2008 20:52
    Grazie Ivan e Maria... sono tornata in punta di piedi dopo tanta assenza ma è bello sentirsi ancora a casa... e ho ripreso la penna in mano.
  • Ivan il 30/06/2008 17:21
    ... che scrivi benissimo lo sapevo, rileggerti é una gioia.
  • Maria Lupo il 21/06/2008 01:05
    Bentornata, Simona.È sempre un gran piacere leggere i tuoi racconti così vivaci e interessanti e pieni di una sensibilità sociale che non è facile trovare oggi. Mi sono piaciuti soprattutto quelli sulla donna sudanese e sulla vecchia Torino. Per le critiche... devi aspettare una lettura più attenta.. del libro, magari. Ciao.
  • simona bertocchi il 16/06/2008 15:36
    non posso pubblicrae i singoli racconti per una questione di diritti. Mi sono limitata a una bozza di 5 di essi... giusto per farvi entrare nel mondo dei colori di venere. Grazie grazie per tutte le dritte, i consigli e le critiche... che siano numerose.
  • Anonimo il 16/06/2008 12:43
    Avrei voluto leggerlo, ma il taglio è inadatto al web. Le opere son tante e il tempo poco. Mai superare le 2 paginette di libro. Altrimenti il nr. di visualizzazioni potrebbe anche corrispondere a zero letture.
    Ti lascio questa dritta per pura simpatia. Ciao e, alla prossima... breve

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