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Un'eterna angoscia

Da qualche anno a questa parte un pensiero mi tormenta, mi angoscia oltre ogni possibile immaginazione, senza che possa far nulla per evitarlo, senza poter trovare una soluzione per farlo cessare: la morte.
Se ne è parlato, se ne parla e se ne parlerà sempre, si dirà tutto quel che è possibile dire ma la verità rimarrà sempre e solo una: a conti fatti, noi non sappiamo nulla. Amara, triste e terribile verità. La morte è sempre esistita e sempre esisterà. Esiste ancor prima della nascita dell’uomo e un giorno, che sia tra qualche anno o tra qualche secolo, sarà la sua distruzione. L'uomo è nato per morire, questa è l'unica terrificante verità.
Ogni gesto che compiamo, ogni decisione che prendiamo, tutto, per quanto poco sul momento ce ne rendiamo conto, ci avvicina soltanto un po' di più a quel fatidico momento che ci vedrà esalare l'ultimo respiro, concepire il nostro ultimo pensiero ed emettere il nostro ultimo, probabilmente confuso dato l’orrore che ci colmerà, suono.
Ci sono momenti in cui, improvvisamente, del tutto inaspettato e involontario questo pensiero mi folgora, abbattendo ogni barriera mi penetra a forza nella mente, imponendosi prepotentemente alla mia attenzione, e non è possibile ricacciarlo via o ignorarlo, no, non lo è. È come un qualcosa di onnipresente, da qualsiasi lato provi a voltarmi per fuggire, c’è lei, sadicamente sorridente.
Sento allora pian piano crescere dentro me l'agitazione, la paura che in un solo attimo si trasforma in angoscia;
Sapete qual è la differenza tra questi due termini? Si, perché non sono affatto scelti a caso: la paura, bè la paura è qualcosa di molto più semplice, si può aver paura di volare, di lanciarsi con un paracadute o di scalare una montagna, ma è riferita pur sempre a qualcosa che si conosce o è comunque conoscibile; l’angoscia invece, oh lei è tremenda, il sentimento più impietoso che esista, si, perché non la si può vincere, perché riguarda ciò che non conosciamo e non possiamo conoscere, proprio come la morte.
Mi avviluppa, me ne sento totalmente inondata, mi sommerge e non riesco a tornare a galla nonostante tutti i miei sforzi, i polmoni si gonfiano,è il terrore; il fiato si fa corto, il cuore aumenta a dismisura i suoi battiti, sembra un cavallo in corsa, li avverto, violenti in ogni parte del corpo, e rimango immobile, inerte, impotente, in atterrito ascolto dei sentimenti che mi si agitano dentro.
E'solo questione di pochi minuti poi, fulminea com'è giunta, passa oltre:mi costringo a smettere di pensarci perchè non è possibile vivere una vita fatta di continue paure. La mia forse è solo viltà, probabilmente sono una codarda ma non riesco a farne a meno.
E poi, per quanto duramente ci provi, lo giuro, nonostante mi costringa a ignorarla sento in me, sempre, latente, quest'angoscia, insidiosa, serpeggiante, pronta a risvegliarsi al minimo cenno di cedimento, e allora, ancora una volta mi riempie, sale e sale, sempre di più fino a che non vi è più un solo millimetro del mio corpo e della mia mente che non siano in sua balia, ma continua a crescere, mi sembra di dover esplodere da un momento all'altro, di non poter riuscire a contenerla tutta dentro di me, mi sento come lacerare da ogni parte; sono tesa al massimo, mi duole dappertutto, presagio forse di quel dolore estremo che un giorno arriverà; ma non accade nulla del genere e un'altra crisi passa lasciando dietro di sé un vuoto sconfortante, in attesa solo della sopraggiunta della prossima.

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