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Maya nel bosco

Una delle cose più appaganti per me è camminare nei boschi al chiaro di luna. Un po scontato per uno della mia stirpe penserete, e questo è vero. Ma al giorno d'oggi non potete nemmeno immaginare cosa fosse un bosco italiano nell' Alto Medio evo, quanta illusione e fantasia la luna poteva emanare sposandosi con il buio degli alberi. Non mi è mai capitato di vedere un elfo, nè una fata nè altro spiritello del bosco, tuttavia, gli abitanti del luogo mi dissero di guardarmi dalle Janare mentre attraversavo quei boschi, discostandomi dal sentiero.
Janara era un termine locale per indicare una strega, donna avente rapporti carnali con il Diavolo, che teneva i suoi festeggiamenti abominevoli, lontano dagli occhi dei profani e dai roghi infiammati della paura umana.
Non diedi molto credito alle superstizioni di quella gente ignorante, che mai dalla nascita si era allontanata da quella piccola città, e d'altro canto la cosa non toccava per niente il mio interesse, o almeno non più dei lupi affamati; eppure fù in quei boschi intrisi di credenze che avrei passato un anno della mia vita senza allontanarmene.
Inutile dire che nell'attraversare il bosco non mi sentivo solo, ma questo era piuttosto normale, quando l'unica fonte di luce è la luna argentata, tutto il resto può essere intravisto solo con gli occhi dell'immaginazione.
Attorno a me vi era solo il rumore di un leggero venticello che cantava tra gli alberi e due passi di distanza scorsi un fiumiciattolo a sbarrarmi il cammino. Quando l'ebbi attraversato la Luce della luna appariva più intensa, tanto da illuminare quel tratto di bosco come lo sarebbe un parco pubblico nel ventunesimo secolo, e la cosa più strana erano i giochi di luci ed ombre che mai si fermavano, ma continuavano a inseguirsi tra gli alberi fitti.
Improvvisamente sobbalzài nel sentire voci ambigue e d'istinto mi nascosi dietro il fogliame fitto. Poco più in là scorsi chiaramente tre figure femminili che trascinavano il cadavere di un uomo completamente storpiato in viso. Inizialemente pensai ai briganti, astuti assaltatori dei boschi e delle strade di campagna, inoltre, in quella località il brigantaggio era frequente come la peste. La prima donna che scorsi non sembrava affatto una donna, il volto era rude e invecchiato, provato da una vita faticosa, i capelli sembravano ormai i peli arruffati di un cane randagio, e le vesti sembravano quelle di una poveretta, una contadina probabilmente. La seconda donna mostrava anch'ella povertà nella presenza ma al contrario era giovanissima, una fanciulla che ancora nessun uomo aveva deturpato e i cui seni cominciavano appena a crescere, soltanto l'ultima figura era agghindata in un manto azzurro ricamato finemente che solo una nobil donna poteva concedersi. Quest'ultima scoprì il suo viso calando il cappuccio celeste, mostrando così un volto inondato di tinta lunare, i capelli erano di tenebra e gli occhi di un blu profondo e intenso, costei nella sua immensa bellezza sembrava portare nei tratti della sua persona le caratteristiche stesse di quegli strani boschi, l'ombra nera dei suoi capelli giocava insieme al candore della pelle, gli occhi erano vivaci sebbene velati di tristezza, proprio come il fiume che in quel momento pensài essere un limite tra due mondi. Fu, infatti, soltanto guardando quella figura surreale avvolta nella veste azzurra che cominciai a pensare di essermi imbattuto davvero nelle Janare.

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1 recensioni:

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  • antonio il 25/12/2017 11:36
    Bellissimo racconto complimenti. Vuoi finire in prima pagina con i tuoi racconti e poesie? Scrivi su BombaGiù. www. bombagiu. it/scrivi

4 commenti:


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