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Riflessioni decontestuali immaginarie di un soldato italiano in prima linea da tre giorni scritte su un casuale pezzo di carta

Da tre giorni ero pensieroso e cupo. Non che abbia subito influssi negativi provenienti da certe persone o abbia avuto motivi per esserlo.
Tuttavia ora riflettendo ne capisco la semplice ragione; ho fatto caso che le sensazioni da me percepite erano simili a quelle che è possibile provare quando per un motivo o per un altro si rimane a lungo privati della fonte di luce naturale principale, il sole. Faccio una digressione per meglio chiarire.
È questo uno stato di latente malessere nel quale ci si mette del tempo ad intender di essere entrati, poichè logora piano piano... ora dopo ora. Lo si riconosce, ahime!, soltanto nel momento in cui si oltrepassa la soglia della percezione del mondo e delle cose che si ha; ci si accorge che qualcosa dentro è cambiato quando si è oramai con un piede e mezzo dall'altra parte. Ciò è di per se subdolo, ma non è tutto. Dato per certo che il nostro animo abbia subito un mutamento è naturale chiedersene il motivo. Ed è questo il tratto di strada nel quale ci si puo ingannare; ha molte meno probabilità di trovarsi spiazzato colui che nella propria vita abbia provato la stessa sensazione, ma per il motivo contrario. Ossia: se partendo da uno stato d'animo già di per se cupo e tendente all'autoisolamento si passa gradatamente ad uno stato di tranqullità interna (ed intrinsecamente esterna) grazie alla pura e semplice esposizione al calore ed alla luce del sole, è facile riconoscerne la situazione inversa.
Avendo dunque io tratto benefici in passato da questa naturale fonte di luce, ora ero predisposto ad individuare la ragione di questo tipo di malumori nella reiterata non esposizione ad essa.
Tutto spiegato, pensavo.
O forse no. Infatti, riflettevo, ieri ero fuori e c'era il sole. Ier l'altro anche. Tre giorni fa idem; e c'era la neve che ne rifletteva con il suo color bianco, talvolta rossastro, la luce. Eppure non mi potevo sbagliare sulla sensazione che quello stato d'animo mi provocava; era sicuramente la mancata esposizione ad un fonte di luce naturale.
Continuavo così in questa direzione, perchè sentivo di aver indovinato l'effetto ma non la causa... tre giorni... come mai potevo quantificare il tempo in modo così preciso? Tre giorni fa sono partito. Da tre giorni non vedevo la mia Kasia.
Mentre il sole era li e lo vedevo.
Non potevo, per il momento, guardare i suoi occhi.
Mentre il sole mi irradiava.
Ecco allora che la soluzione mi si rivela: il sole non è l'unica fonte di luce naturale di cui io possa godere, ma ve n'è un'altra piu vicina. E sono gli occhi di Kasia. Proprio come il sole per una piantina essi agiscono su di me ininterrottamente, illuminandomi dentro, senza chiedere nulla in cambio se non la mia stessa felicità.
Ciò che dà senza chiedere niente è mosso dall'amore. (.. l'amor che move il sole e l'altre stelle.")
Tutto è chiaro, ma spero che i miei occhi siano per Kasia una fonte di luce uguale e contraria. Intanto questa è un'altra piacevole sorpresa: qui cadono bombe e i miei amici muoiono ogni secondo, mentre io penso alla fonte naturale di luce che è solo mia. Quanti miracoli fai, Kasia. Ti comporti come il sole con una piantina.
Ora devo tornare. Grazie per avermi rapito amore mio.
Ti amo.
M. N.
Stalingrad 14-01-1943

 

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3 commenti:

  • Anonimo il 22/07/2008 15:14
    sai il tema centrale mi ha rapita in un continuo di idee, domande, riflessioni... su cui far partire molte discussioni.
    Il tema che mi ha davvero colpita e questo:
    la transizione da uno stato cupo ad uno stato di pace interiore
    mi piacerebbe approfondire questo discorso per comprendere meglio me stessa ma anche gli amici.

    cmq bravo tema particolare
  • Marcello Nardo-Lesniewski il 17/07/2008 18:10
    Grazie mille Bruna! Marcello

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