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Una storia di copertina

Erano nati nello stesso paesino di qualche migliaio di anime in Sardegna, lei, che chiameremo Luisa, figlia del segretario comunale e della preside delle scuole, lui Carlo, figlio del fotografo e stampatore del paese, di vent'anni più vecchio.
Il paesino era piccolo e la vita del fotografo, padre di Carlo, non era facile: battesimi, comunioni, matrimoni, nozze d'argento, festa del paese, carnevale, qualche fototessera; questo era tutta la possibilità di lavoro. Aveva insegnato il mestiere al figlio che amava quella professione, ma come tutti i giovani bramava strumenti moderni e sognava la vita di città. La moglie del fotografo era morta di parto ed il poveruomo aveva dovuto tirar su quel figliolo bravo ma irrequieto.
Lei era la figlia minore di una famiglia benestante: la sorella maggiore si era già sposata col farmacista e le aveva regalato un nipotino. Luisa aveva un grandissimo pregio: era bella e sapeva ammaliare gli uomini.
La famiglia di lei la portò dal fotografo per immortalarla vestita da Prima Comunione, “sembra una sposa”, dicevano tutti; quel giorno nello studio c'era Carlo che le scattò una foto, bellissima, gli sguardi s'incrociarono, lui vide una bambina bellissima e pensò che da grande avrebbe fatto girare la testa a molti, lei lo vide per quello che era, un bel ragazzo, gentile e dallo sguardo brillante.
Passarono gli anni, ma non ci furono altri contatti fra loro, le famiglie non si frequentavano, erano di ceti diversi.
Carlo perse il padre per un infarto e si trovò solo, nel paesino, con l'unica prospettiva di continuare la stessa vita miseranda del genitore. Decise di osare, aveva poco bagaglio, vendette la casa ereditata, raccolse con cura la sua attrezzatura fotografica, caricò il tutto sul furgoncino e partì per Roma, senza salutare nessuno.
Ebbe fortuna: dopo aver contattato alcune agenzie, trovò quella che gli diede l'incarico di vagabondare in centro città alla caccia di VIPs; i colleghi e concorrenti lo presero in simpatia, era giovane, volenteroso e si prestava anche a sostituire gli altri. Gli insegnarono dove mangiare con poca spesa e come farsi offrir da bere. Lui era contento, lavorava più degli altri e riusciva anche a mettersi da parte qualche soldo, destinato a comprarsi un reflex professionale che sarebbe servita anche a migliorare la qualità delle sue foto. Era un bravo fotografo.
Luisa crebbe, andò al liceo e poi in città, all'Università, sognava di diventare hostess in una importante aerolinea, era una ragazza molto volitiva e con un sorriso riusciva sempre ad ottenere ciò che voleva. Passò gli anni di studio quasi in sordina, ma il suo pensiero guardava lontano. Era sempre circondata da corteggiatori, ma non cedeva a nessuno, aveva una missione da compiere: diventare hostess.
Gli anni passavano, Carlo ebbe un altro colpo di fortuna, riuscì ad essere assunto nella redazione di un giornale nazionale ed iniziò a viaggiare nel mondo. Prima andò con un giornalista molto quotato, poi iniziò a muoversi da solo: Kuwait, Arabia Saudita, Iraq, Afghanistan, Pakistan, dove c'era una guerra, c'era anche anche Carlo con la sua reflex. Era un buon fotografo, i suoi scatti trasudavano tanta umanità, raccontava della gente comune, non dei militari. Passò una decina d'anni facendo quella vita, ebbe anche qualche relazione sentimentale, soprattutto con colleghe giornaliste, ma ad un certo punto il loro lavoro diventava incompatibile e si lasciavano.

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