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Enea e Nadrileva

E si trovò da solo in quel corridoio lunghissimo, buio, illuminato solamente da una fioca luce che sembrava penetrare da una ferita del solaio.
Il caldo lo asfissiava.
Mille pensieri gli tempestavano la mente mentre mille ricordi si proiettavano dentro quell’istante che, ormai, gli sembrava eterno.
Raccolse tutto il suo coraggio e si incamminò verso quello che da così lontano gli sembrava essere un uomo crocefisso, grondante sangue, nella parete che gli si parava dinnanzi.
Improvviso, un rumore, lo sorprese alle spalle.
Enea si voltò mentre il sudore gli si gelò in fronte, sul viso, sul petto, nel cuore.
Sentì un tintinnio di catene striscianti.
Il suo cuore si fermò. Sentiva la vita scorrere via dai polsi.
Urlò così forte che si svegliò.
Ci volle qualche minuto per capire che aveva sognato tutto.
Decise di aprire le finestre e guardare il sole per rendersi effettivamente conto che aveva solamente sognato.
Si alzò dal letto che l’afa di quel pomeriggio di fine estate aveva trasformato in una fornace, si avvicinò alla finestra, piano, quasi ancora impaurito per quel sogno fatto prima, aprì le imposte e subito un alito d’aria entrò.
“ Finalmente ” pensò Enea e spalancò quella finestra, speranzoso.
Il battito del cuore, che fino ad allora sembrava essere un purosangue galoppante, cominciò a rallentare.
Vide quella luce che lo pervadeva e si abbandonò ad un sospiro di sollievo, di calma, di speranza.
Si disse che era stato solo un sogno quando, nella luce, intravide qualcosa.
Il cuore riprese a battere sempre più velocemente.
Nadrileva era lì, ed Enea capì che non avrebbe mai più potuto sfuggirle.
Lo prese per mano mentre quell’uomo li avvolgeva entrambi nel suo manto sfavillante.

 

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