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Su Marte il vicino è sempre più verde

Alla fine del 21° secolo, il riscaldamento globale, il depauperamento delle risorse naturali e, non ultimo, il prezzo raggiunto dai mush mallows (alimento primario sulle tavole di tutto il mondo) spingono l’umanità a cercare sbocco su Marte. Il Pianeta Rosso era considerato da tempo l’unica via di scampo da una terra sempre più dolente, ma solo la scoperta di immensi giacimenti di ghiaccio ha consentito, sciogliendoli, di creare le riserve d’acqua e l’atmosfera necessarie alla vita vegetale e animale.
All’inizio, verso la nuova frontiera planetaria si spingono soltanto alcune spedizioni scientifiche e pochi sparuti gruppi di coloni. L’evidente innalzamento degli Oceani e le voci su una maggiore disponibilità delle donne su Marte pongono però presto le basi per un immenso esodo. Visti i pessimi risultati dell’uomo nella gestione del pianeta terra, l’Onu incarica una commissione di studiare come evitare gli errori terrestri nella nuova realtà che va a prendere forma.
Dopo aver individuato nel razzismo la radice di tutti i mali, i lavori si concludono con la raccomandazione di non portare su Marte questo terribile morbo. A quel punto l’Onu incarica la commissione di risolvere il problema. Il rimedio viene trovato nella creazione di un’unica razza che dovrà distinguersi in modo netto ed evidente da qualsiasi tipo umano terrestre: questo per fugare qualsiasi dubbio di favoritismo verso l’una o l’altra etnia.
Tenuto conto dell’immaginario collettivo, si decide che l’uomo marziano dovrà essere verde, visto fra l’altro che questo colore si ottiene facilmente con una ferrea dieta a base di spinaci giganti. “È anche il colore della speranza”, aggiunge qualcuno in occasione dei festeggiamenti per lo sbarco dei primi uomini verdi su Marte. I rapporti che in seguito vengono inviati periodicamente all’Onu sulla situazione marziana sono sempre positivi e nel segno dei migliori auspici. Alto indice di collaborazione fra gli individui, matrimoni fra persone di origini e condizioni socioeconomiche diversissime sulla terra, nessun conflitto da segnalare.
Non si dà peso alle trasmissioni delle radio private aperte agli interventi degli ascoltatori. D’altra parte, non sono state inserite nei protocolli sul monitoraggio della situazione marziana. Da una registrazione di Radio Smeraldo del 6 settembre 2110: “…mio marito mi ha lasciata per una molto più verde acerba di me…”; “se ne è andata col mio migliore amico, da tempo diceva che era molto più verde di me…”; “…a scuola mi prendono in giro, non vogliono giocare con me, dicono che sono verde scuro…”.
Nel 2116, i rapporti all’Onu sulla situazione marziana iniziano a riportare con accenti preoccupati la nascita di tifoserie organizzate ai margini degli eventi sportivi. E negli anni successivi sono sempre più frequenti gli episodi di violenza fra Ultraverdi, Superverdi, Imeglioverdi e altri gruppi che si scontrano negli stadi e nelle vie delle città. Nel frattempo viene segnalato il graduale formarsi di ghetti dove vengono a concentrarsi le persone di verde più scuro.
Nel 2130 i primi coloni e i loro discendenti, che si definiscono I Veri Verdi, abbandonano le proprie case e si trasferiscono in una zona non ancora popolata. Qui fondano Nuova Verdia, che chiamano la “nostra patria”, e ne presidiano militarmente i confini. Nel 2135 l’Onu dichiara ufficialmente fallito il progetto One Planet One race.

 

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2 commenti:

  • marco moresco il 27/11/2008 14:40
    be' sì, diciamo che è inguaribile

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