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Sola senza me stessa

Un fioco raggio di sole entra dalla mia finestra leggermente socchiusa. Lì fuori, un leggero vento freddo scuote i rami spogli degli alberi lungo il viale. Dalla mia finestra vedo le strade affollate del centro; vedo mamme impegnate ad acquistare regali di Natale; vedo bimbi capricciosi che implorano i genitori di comprare loro un nuovo giocattolo.
Vedo gruppi di ragazze che ridono e scherzano tra loro, e ricordo. Un anno fa, più o meno in questo periodo, anch' io ero come loro. Felice, sorridente, spensierata. Ora invece sono qui, sola senza me stessa, e non riesco più a provare alcun sentimento se non un forte odio verso me stessa. Circa dieci mesi fa sono entrata in un tunnel da cui non riuscirò più ad uscire: quello della droga.

È successo tutto per caso, quasi per gioco, durante una sera trascorsa in discoteca. Da qualche tempo avevo iniziato ad uscire con un gruppo di ragazze molto popolari a scuola e il sabato sera la tappa d' obbligo era il Rolling Stones, la discoteca più alla moda della città. Io, però, avevo sempre avuto una gran paura di ballare... mi sentivo timida, goffa, impacciata. Mi vergognavo.
"Dai Jessica, perché non ti lanci in pista anche tu? Dai che ci divertiamo... vieni!" mi incoraggiò Alice. Alice era la leader del gruppo da sempre, nata per comandare, carismatica... per quanto ne sapessi, nessuno in tutta la sua vita aveva osato contraddirla e non riuscivo neppure ad immaginare la sua reazione se fossi stata io la prima a farlo. No, non era il caso di dirle di no.
Cercai un diversivo per guadagnare tempo: "Ora arrivo. Prima vado a prendere qualcosa da bere".
"Certo, ti accompagno. Cosa prendi?" mi chiese Alice controllando che lo smalto sulle unghie non si fosse rovinato.
"Mmm... una birra?"
"Perfetto" rispose, e si diresse verso il bancone del bar. Dopo due minuti Alice era di nuovo di fronte a me. Mi porse un boccale grande di birra bionda.
Notò il mio sguardo interdetto e si affrettò a chiedermi, maliziosa: "Se non riesci a finirla va bene lo stesso, eh!"
"No, tranquilla... ce la faccio" ribattei. Alice si guardò intorno, controllò che nessuno ci stesse osservando e sussurrò: "Ho una cosa per te. Avvicinati." Tirò fuori due pasticche colorate da una tasca del gilet e allungò una mano per porgermene una.
"Ecstasy?" chiesi incredula.
Alice mi sorrise: "Vedo che te ne intendi, eh?" Continuò a sorridermi per incoraggiarmi, ma io non sapevo proprio che fare, ero confusa. Accetto? Rifiuto? Ma se rifiuto, poi cosa penserà di me? Tremante, allungai la mano per afferrare la pasticca; lentamente la misi in bocca e la ingoiai insieme ad un sorso di birra.
Alice fece un cenno di assenso ed esclamò, compiaciuta: "Brava. Benvenuta nel coloratissimo universo della droga... il MIO universo." Non trascorse un minuto ed ero già in pista, ballando scatenata. In quel momento sentivo di poter avere tutto il mondo ai miei piedi. Non ricordavo più neppure il mio nome ormai, ma non mi importava. Non mi importava più di niente e di nessuno, neppure di Alice e delle altre ragazze... neppure di mia madre, divorziata e disoccupata, senza un soldo in tasca.

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5 commenti:

  • Anonimo il 14/03/2009 20:05
    baratto inumano... droga-vita... ma troppo comune purtroppo...
    molto toccante, brava!!!
  • Sonia Gemmi il 23/12/2008 14:24
    Ciao carissima... io ti auguro un Felicissimo Natale e ti invio i miei più cari Auguri... che l'Anno Nuovo ti porti Pace Amore e Salute. Baci da Sonia
  • Zeta Zeta il 17/12/2008 21:43
    storia di tutti i giorni
    conoscevo una ragazzina della zona di chioggia che ha perso non solo le amiccizie ma la vita stessa per "divertimento"
    sono stato testimone del dopo dove tutti dicevano non ti scorderemo mai amica mia
    non farò mai più quelle cose.. ma nulla è cambiato pochi mesi e tutto è come prima.. tanto si dice.. non può capitare a me sono troppo intelligente...